Sempre peggio: nessun limite al consumo di suolo, solo incentivi per nuove lottizzazioni

cementificazioneIn questo ecopolis monografico illustriamo una tesi: la Variante al Piano degli Interventi adottata aggraverà, e di molto, il consumo di suolo a Padova.

Nel provvedimento, da un lato, si afferma la conformità a quanto previsto dal Piano di Assetto del Territorio (PAT) adottato nel 2009 dalla precedente Amministrazione (eccessivo e sovradimensionato); nel contempo in premessa si propone di contenere l’espansione urbana.

In realtà, la Variante non solo manca del tutto questo secondo obiettivo, ma (era difficile immaginarlo, sigh) consentirà danni peggiori di quelli compiuti negli anni passati.

Questo primo articolo di Sergio Lironi presenta alcune problematiche complessive, mentre nei successivi 5 verranno analizzati problemi specifici, uno più preoccupante dell’altro per gli effetti negativi che produrranno sulla nostra città qualora venissero approvati in via definitiva.

L’invito che rivolgiamo ad altre associazioni, comitati e singoli cittadini, è quello di produrre le proprie Osservazioni, da protocollare entro il 3 febbraio (ecco la Variante e le formalità da seguire).

Legambiente, insieme ad Italia Nostra, mette a disposizione fin da adesso le Osservazioni che presenterà il 3 febbraio (clicca qui per scaricare quella aggiornata al 02.02). Non esitate a contattarci per chiarimenti e confronti per elaborarne di altre. Così come potete farlo con gli estensori dei singoli articoli.

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Il Consiglio Comunale di Padova, su proposta dalla Giunta, il 23 novembre scorso ha adottato una Variante al “Piano degli Interventi” (quello che un tempo veniva definito come PRG) finalizzata – si legge nelle premesse – a fornire una risposta alla domanda di nuova edificazione di oltre 500 cittadini e/o soggetti interessati.

L’obiettivo del contenimento del consumo di suolo era – se ricordiamo bene – uno degli obiettivi strategici e più qualificanti del programma elettorale dell’attuale Sindaco, che aveva giustamente criticato le previsioni del PAT vigente, vistosamente sovradimensionato rispetto al fabbisogno reale. Va ricordato che il PAT adottato nel 2009 prevedeva la nuova edificazione per un totale di quasi 4,7 milioni di mc di edilizia residenziale. Infatti, ai 2,6 milioni di mc già individuati dal PRG vigente, veniva data la possibilità di aggiungerne altri 2 milioni di mc, da localizzare con apposite Varianti al Piano degli Interventi. Il tutto giustificato dalla previsione di un incremento di popolazione nel decennio di circa 24.185 abitanti.

In realtà, esaminando le statistiche fornite dal Settore Programmazione del Comune, si scopre che dal dicembre 2009 al dicembre 2015, in sei anni, la popolazione anziché aumentare è diminuita di 2.364 unità (da 212.989 a 210.625 abitanti). Persino il numero delle famiglie – fatto mai verificatosi nei decenni precedenti – registra dal 2012 valori in decrescita. Lo stridente contrasto tra gli effetti della bolla speculativa nel settore edilizio nel decennio passato ed il calo demografico, spiega i molti fallimenti di imprese e società immobiliari e l’elevatissimo numero di alloggi invenduti presenti nella nostra città (circa 8.000, dai dati desumibili dalle agenzie immobiliari operanti nel web).

Un’Amministrazione illuminata, preso atto della nuova realtà, anziché consentire l’edificazione di nuove volumetrie nei residui spazi verdi presenti in ambito urbano e periurbano, dovrebbe in primo luogo promuovere l’utilizzo del patrimonio esistente, favorendone nel contempo la ristrutturazione e riqualificazione dal punto di vista ambientale, energetico e statico.

In direzione del tutto opposta va invece la Variante al P.I. adottata. Questa non solo non rimette in discussione le previsioni del PRG/PI vigente (i 2,6 milioni di mc, con un consumo di suolo di oltre 5 milioni di mq) ma, localizzando ulteriori 75.522 mc di edilizia residenziale, avvia l’utilizzazione di “quei 2 milioni di mc aggiunti teorici del PAT”, che fino ad oggi non erano ancora stati calati sul territorio, e che adesso diventano una realtà. I primi di una lunga serie?

Larga parte delle nuove volumetrie introdotte e localizzate dalla Variante (75.522 mc) viene giustificata per consentire la sottoscrizione di “Accordi di pianificazione” con i privati, dai quali – sempre con meccanismi “perequativi” – il Comune potrebbe ricavare gratuitamente aree da destinare a “servizi”. In qualche caso le schede allegate alla Relazione sembrano in effetti indicare la possibilità di incrementare gli spazi verdi di uso pubblico (senza dimenticare che comunque dette aree, anche se in proprietà privata, sono già oggi destinate a verde o ad attività agricole). In altri casi però l’utile pubblico ricavabile dalle nuove volumetrie concesse ai privati è tutt’altro che dimostrabile (ad es. stiamo approfondendo il caso emblematico di nuova strada di collegamento tra via Castelfidardo e via Palermo e di un mega-parcheggio all’interno del Basso Isonzo su cui scriveremo specifiche Osservazioni).

Inoltre le nuove norme introdotte dalla Variante, con riferimento in particolare alle cosiddette zone di “perequazione urbanistica”, appaiono finalizzate ad eliminare ogni vincolo in precedenza previsto per assicurare l’interesse pubblico e l’unitarietà degli interventi, incentivando l’edificazione da parte dei privati di aree spesso essenziali per la formazione di un sistema del verde e di una rete ecologica estesi a scala urbana (tra i quali i “cunei verdi” dell’originario Piano Regolatore di Luigi Piccinato). D’altra parte è assai preoccupante che le nuove norme introducano la possibilità di una “più ampia utilizzazione” delle aree cedute al Comune nelle zone di perequazione, cancellando la precedente prescrizione di un loro prevalente utilizzo a verde (di tutto questo scrive diffusamente Lorenzo Cabrelle nell’articolo successivo, vedi qui).

Il che ha dell’incredibile. Va ricordato che quando all’inizio degli anni Duemila come ambientalisti ci opponemmo alla trasformazione di 4,7 milioni di aree destinate a verde pubblico in aree di “perequazione urbanistica”, ci venne spiegato che il Comune, non disponendo dei finanziamenti necessari per la loro acquisizione, attraverso la concessione ai proprietari privati di nuove volumetrie edificabili, avrebbe potuto acquisire gratuitamente una parte rilevante dei terreni proprio al fine di realizzare il sistema del verde sino ad allora solo disegnato sulla carta!

Con la Variante attuale il cerchio sembra chiudersi: rese edificabili parte delle aree un tempo destinate a verde pubblico, le aree cedute in compensazione al Comune per la formazione di un organico sistema del verde divengono oggi a loro volta urbanizzabili ed edificabili per servizi di altra natura e per consentire “l’atterraggio” dei crediti edilizi concessi ai privati.

Essendo scaduti i vincoli urbanistici finalizzati all’esproprio, tra le modifiche proposte dalla Variante vi è anche quella di riconvertire a “tutela dello stato di fatto” o a “zona agricola” le molte aree arginali o golenali oggi destinate a verde pubblico. Non se ne comprende bene il motivo, in quanto dette aree dovrebbero essere assoggettate a vincolo ricognitivo di tipo ambientale, che – secondo quanto previsto dalla legislazione vigente – non obbliga l’ente pubblico ad alcun indennizzo.

Infine speravamo che l’adozione della Variante al Piano degli Interventi costituisse un’occasione concreta – attraverso la definizione di specifiche normative – per avviare la formazione del progetto di Parco Agro-paesaggistico. Ad oggi non c’è nulla e prendiamo atto che ancora una volta il territorio rurale è considerato semplicemente come una riserva per future espansioni urbane (leggi qui l’articolo dedicato alla Variante e Parco Agri-Paesaggistico). Anche su questo verranno presentate delle Osservazioni.

Sergio Lironi, Presidente onorario Legambiente Padova

N.B.: per chi fosse interessato a produrre nuove Osservazioni, ecco qui di quelle di Legambiente (in collaborazione con Italia Nostra).

Contattate Legambiente Padova circolo@legambientepadova.it per un confronto

7 thoughts on “Sempre peggio: nessun limite al consumo di suolo, solo incentivi per nuove lottizzazioni

  1. Non c’è niente da fare. Per gli amministratori di oggi, come per quelli di ieri, il “territorio” (termine con cui spesso riempiono i loro proclami ideologici, identitari o populisti) è solo una vacca da lasciar mungere, un limone da spremere fino in fondo a beneficio dell’ imprenditoria del mattone, sempre quella, sempre la stessa, sempre legata al potere politico, sempre cieca e famelica, sempre rapace. Mai che si riesca a intravvedere un filo di raziocinio, di speranza, di intelligenza, di coraggio da parte di chi governa: solo accondiscendenza verso una speculazione senza fine, senza idee, senza futuro. Ci sarà mai una “riforma” nel modo di fare affari con la terra compatibile con la vita e la salute dei cittadini? La risposta credo che ognuno se la possa dare da sé.

  2. quando nel 2000 fu eletto Bush contro Al Gore, ci fu una parte dell’elettorato che votò per tale Nader, uomo retto che difendeva in maniera ferma gli interessi dei cittadini. se quei voti fossero andati a Gore “forse” la storia mondiale avrebbe preso una strada un po’ diversa,credo migliore. non ne siamo certi, ma ce la siamo giocata. Padova non è il mondo, il paragone non regge, però ci troviamo di fronte al solito dilemma di chi si oppone per dei giusti principi. abbiamo giustamente criticato e magari non votato chi amministrava prima, troppo inclini (ed è vero) alle mediazioni con i “poteri forti”, però devo dirvi (sputatemi addosso) che mi manca un sindaco che vada a pranzo nelle comunità di stranieri, che cerchi di completare il progetto del tram (che ha dei limiti proprio grazie a quelli che oggi sostengono Bitonci),che non approvi una ulteriore variante al prg, come scrivete sopra e via aggiungendo. comunque il problema non sono le mie tristezze, bensi’, fermo restando la necessità di battersi per i propri convicimenti, come ci si rapporta con il potere politico, che non è certamente anticonformista, ma per quanto schifo ci faccia, a padova non è tutto uguale. con sincera amicizia e sostegno

  3. … mah!, io non ho sufficienti disponibilità economiche, ma se le avessi mi piacerebbe pensare di poter acquistare un terreno edificabile e di realizzare su di questo una casa della forma che mi emoziona, della dimensione che desidero, e in classe A assolutamente a risparmio energetico … oppure, grazie al fatto che altri cambiando abitazione lasciano liberi spazi attualmente abitati del centro storico, potermi trasferire in questi … e poi credo sempre di più che le “città debbano fare le città e la campagna debba fare la campagna”: nel senso che la devastazione avvenuta con l’espansione incontrollata e spesso ‘a macchia di leopardo’ della ‘vera’ campagna dei comuni limitrofi a Padova quando in un certo periodo in questa città diventò molto difficile poter costruire (si pensi ad Albignasego, per esempio … ma sulla stessa direttrice anche a Maserà) si poteva con lungimiranza evitare lasciando che ad espandersi, da città, fosse la città che a questo era destinata (in caso di crescita della popolazione o di cambio dei costumi abitativi, ovviamente), e non aree di campagna che erano veramente tali anche da un punto di vista dell’utilizzo produttivo della terra … avremmo oggi una città molto più città, con molti più residenti, maggiori servizi, ancora maggiore dinamicità socio-culturale, e un sistema di trasporti più capillare, e aree di campagna molto più omogenee intorno ai paesi che tali sarebbero sostanzialmente restati senza essere trasformati in sconfinate ‘periferie’ della città (con tutti i problemi di servizi e viabilità che questo ha comportato e comporta) …

  4. Non mi si apre il link della bozza osservazioni alla variante al P.I..
    Potete inviarmi un pdf?
    Grazie.

    Enrico Schiavon

  5. Se tu pensi che i problemi che enumeri si risolvano concedendo licenze edilizie a iosa e riversando sul territorio milioni di mc, o sei un ingenuo o ragioni poco.
    Persino i bambini capirebbero che più sono le costruzioni non necessarie, maggiore sarà la svalutazione delle case esistenti, l’impoverimento generale dell’alta percentuale di proprietari di case in Italia, la crisi di un settore trainante per l’intera economia come l’edilizia, l’instabilità, i fallimenti, i licenziamenti ed altre piacevolezze che – guarda caso – nell’Europa evoluta sono assai meno presenti e pressanti. Al solito, la nostra tara ereditaria sono le amministrazioni sempre miopi (nel migliore dei casi) ed a cui i soldi non bastano mai: ecco perché le porte spalancate ab aeterno a lottizzazioni ed a pochi palazzinari, a dispetto di tutto e tutti.
    Il fatto è che prima o poi l’economia (come peraltro il degrado ambientale) presenta sempre il conto. Ma a noi, non ai responsabili.

  6. … grazie per il “ragioni poco”, per il “perfino i bambini capirebbero”, e della mia profonda e assoluta “ingenuità” (effettivamente per molti aspetti sono ingenuo e mi piace restarlo), che riassume la posizione spesso oltranzista di Legambiente Padova e di chi la segue più ciecamente …

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