Come realizzare la ciclabile Veggiano-Codevigo?

Il 16 settembre è stata firmata, dagli assessori regionali competenti, la convenzione per la realizzazione di una pista ciclabile lungo il Bacchiglione, da Veggiano a Codevigo. È il tratto padovano del percorso ciclabile regionale R1, dal Lago di Garda a Venezia.

Un cittadino di Veggiano ci ha fatto pervenire un esposto, contro la scelta di realizzare la pista in asfalto all’interno di zone golenali e su teste d’argine attualmente ancora allo stato naturale.

Quello dell’asfaltatura delle piste ciclabili in aree ad alto pregio naturalistico è un problema annoso, che si è posto anche per la realizzazione dell’anello dei colli Euganei, dove le scelte sono state spesso contraddittorie. Leggi di più

Quale città metropolitana per Padova?

Il governo ha proposto di accorpare la provincia di Padova, in un primo tempo, con quella di Rovigo e, poi, con quella di Treviso, seguendo logiche puramente economiche di riduzione dei costi gestionali del territorio, segnatamente di quelli relativi alla politica.

La Regione, a cui era stato chiesto di riordinare il proprio territorio prima che si procedesse per decreto, ha sdegnosamente rifiutato qualsiasi modifica dello status quo, confermando le attuali sette province.

Il governatore Zaia non ha voluto, o saputo, anticipare le scelte del governo. Cosa che avrebbe potuto fare affrontando il problema sotto il profilo urbanistico, rimodulando l’assetto del territorio per porre rimedio al disordine edilizio e al consumo di suolo che ci hanno consegnato le politiche del passato e ottenere, di risulta, anche la contrazione della spesa corrente. Leggi di più

Sicurezza idraulica e comuni scoordinati

La sicurezza di poter vivere sereni in un territorio, di abitarci e lavorarci, è un valore primario per ogni cittadino. Il territorio, il paesaggio e l’ambiente sono beni comuni e la messa in sicurezza dal rischio idrogeologico costituisce un diritto primario. Dunque, uno dei compiti principali di chi governa lo Stato e le Regioni è quello di garantire, con opere straordinarie e con il monitoraggio e la manutenzione continui, tale sicurezza.”

Questo è l’incipit del documento programmatico che il Coordinamento Comitati Brenta Bacchiglione ha ribadito il 28 settembre a Villatora di Saonara, indicando i seguenti obiettivi:

– il completamento dell’idrovia come opera prioritaria ed assolutamente urgente;

– l’abbandono della Camionabile e della Bovolentana, opere collegate al GRAP (Grande Raccordo Anulare di Padova) non necessarie e dannose per l’integrità del territorio che attraversano;

– il consolidamento e la manutenzione straordinaria degli argini fluviali e canalizi;

– l’auto coordinamento dei sindaci dei territori soggetti a rischio idraulico, per l’attuazione dei citati interventi e dei già progettati bacini di contenimento a monte.

Il Coordinamento Comitati Brenta Bacchiglione è un organismo che mira a promuovere dal basso un’azione comune per la salvaguardia delle aree soggette a rischio idraulico del corso inferiore dei due fiumi. Attualmente tale organismo rappresenta sette comitati di sette diversi comuni padovani ed i comitati della riviera del Brenta e del Miranese.

Se il coordinamento tra i comitati sta dando buoni frutti e si pone come punto di riferimento per i cittadini che intendono organizzarsi per partecipare attivamente alla difesa del proprio territorio, non ugualmente sembra avvenire da parte delle amministrazioni comunali.

Schierati decisamente a favore dell’idrovia sono solo Saonara e Vigonovo, altri comuni hanno manifestato interesse al completamento del canale, senza però prendere decisioni. Più successo, invece, sta avendo la proposta di chiedere al Presidente della Regione di indire una Conferenza dei Servizi (più appropriatamente Conferenza dei Sindaci), per discutere la migliore scelta strategica per la sicurezza idraulica del territorio, sulla base dello studio di fattibilità dell’idrovia.

Questa richiesta è già stata formalmente deliberata dai comuni di Saonara, Vigonovo, Veggiano, Ponte S. Nicolò, Bovolenta e Abano. Anche Mira, che è decisamente contraria alla camionabile ma ha qualche perplessità sull’idrovia, sembra avere deciso di sottoscrivere l’appello e probabilmente trascinerà con sé anche Dolo. Solo Vigonza ha rifiutato di aderire, mentre altri comuni del veneziano ci stanno pensando.

È evidente che se ci fosse un coordinamento tra i comuni, alla stregua di quello che opera per i comitati, i risultati sarebbero più incoraggiati. Un fronte comune degli enti locali, in una materia come quella della difesa idraulica del territorio, non potrebbe essere sottovalutato dalla Regione.

Lo studio di fattibilità dell’idrovia, che dovrebbe essere alla base della Conferenza dei Sindaci, è stato appaltato dalla Regione lo scorso aprile, con una spesa di 160.000 euro, per verificare la convenienza economica del completamento di quell’opera. Il completamento è previsto nella classe Va di navigazione, al fine di garantire, con una portata di almeno 450 mc/sec, la funzione di scolmatore delle acque di piena del Brenta e del Bacchiglione, in aggiunta a quella trasportistica iniziale. Il termine di consegna dello studio, che doveva indirettamente verificare anche la compatibilità della camionabile con l’idrovia, è scaduto a settembre.

È tempo quindi che i comuni, non in ordine sparso ma coordinati tra loro, chiedano a Zaia di essere convocati per definire congiuntamente, sulla base delle risultanze del citato studio di fattibilità, le scelte strategiche più opportune per la salvaguardia dei loro territori.

Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova

L’araba fenice della moratoria edilizia

Abbiamo preso atto, ad inizio estate, di alcune esternazioni di importanti figure istituzionalisulla necessità di porre un freno al consumo di suolo.Mi riferisco all’annuncio, da parte del ministro delle politiche agricole Mario Catania, di un provvedimento legislativo dedicato a questo problema e di un’intervista in cui il Presidente della Regione evoca per il Veneto una moratoria edilizia, sul modello di una recente legge svizzera.

La proposta del nostro Governatore, fatta a livello personale ma subito condivisa niente meno che dall’Associazione dei Costruttori Edili, va accolta con il massimo interesse, ma l’annuncio non basta, vorremmo qualche atto concreto. Anche perché Zaia, prima come ministro dell’Agricoltura e poi come Presidente della Regione non può dirsi estraneo alle politiche urbanistiche della Regione, che hanno portato a quel disordine edilizio da cui ora tutti prendono le distanze.

Attendiamo quindi che sulla moratoria edilizia si apra quella discussione, di cui ancora non si vede traccia, che dovrà interessare anche quegli interventi di urbanizzazione a scala vasta, ammessi dal PTRC (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento), che prevedono colate di cemento per alcuni milioni di metri cubi, e di cui Veneto City a Dolo, Marco Polo City a Tessera, Motor City a Verona rappresentano solo i casi più noti.

La moratoria, però, per produrre effetti certi e duraturi sul territorio, deve essere preceduta dalla verifica del corretto dimensionamento delle previsioni urbanistiche dei singoli comuni. Si ha ragione di ritenere, infatti, che la stragrande maggioranza dei Piani di Assetto del Territorio comunali (PAT) ed intercomunali (PATI), approvati o in attesa di approvazione, sia stata sovradimensionata.

Il PAT di Padova, ad esempio, è stato dimensionato aggiungendo alla volumetria ancora edificabile sulla base del vecchio Piano Regolatore, pari a 2.607.892 metri cubi per 13.443 abitanti insediabili, ulteriori 2.084.232 mc (altri 10.742 abitanti previsti). In sostanza nell’arco temporale di validità del piano (2009-2019) è previsto un incremento di popolazione (rispetto ai 212.989 del 2009) di 24.185 abitanti, per un volume edificabile totale di 4.692.124 metri cubi.

Ora ci si chiede quale sia il grado di attendibilità di queste previsioni, soprattutto a fronte della attuale crisi economica. Alla stagnazione economica si accompagna infatti quella demografica, soprattutto nella componente migratoria che è scoraggiata dalla mancanza di opportunità di lavoro. Inoltre la stessa attività edilizia, che dovrebbe fornire gli alloggi per i futuri residenti, sta subendo per effetto della crisi un drastico rallentamento, tant’è che quasi tutte le lottizzazioni approvate negli ultimi anni sono ferme per mancanza di domanda e di finanziamenti.

Si dice che la ripresa nel nostro paese non partirà prima del 2014 e ovviamente sarà lenta. Ma nel 2014 sarà già trascorso metà dell’arco temporale di dimensionamento del PAT e sicuramente l’incremento di popolazione (se mai ci sarà) sarà assai inferiore del previsto. Chi mai può pensare che nei 5 anni che mancheranno al 2019 si insedieranno a Padova più di 24.000 abitanti? Non v’è dubbio quindi che gli oltre 4 milioni di metri cubi previsti per ospitare questo incremento di popolazione sono del tutto ingiustificati.

La consapevolezza di una errata programmazione urbanistica dovrebbe indurre gli stessi comuni a rivedere al ribasso le previsioni dei propri Piani urbanistici, ma dubitiamo fortemente che ciò accada. Chiediamo quindi al governatore Zaia che, al fine di garantire una reale limitazione al consumo di territorio, eserciti il potere di controllo sulla correttezza della programmazione edilizia dei comuni, investendo di tale compito i rappresentanti regionali e provinciali che saranno nominati all’interno delle conferenze dei servizi che dovranno approvare i PAT ed i PATI.

Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova

Comuni reticenti sugli immobili vuoti

Il Forum nazionale “Salviamo il paesaggio-difendiamo i territori”, che comprende una pluralità di associazioni nazionali, comitati territoriali e semplici cittadini che condividono l’obiettivo di opporsi al dilagante fenomeno del consumo di suolo e della distruzione del paesaggio, ha fornito un primo rendiconto sulla risposta dei comuni sul censimento degli immobili sfitti o non utilizzati.Il censimento si basa sulla compilazione di una scheda che è stata trasmessa a tutti i comuni italiani utilizzando la posta elettronica certificata, strumento che la stessa amministrazione pubblica invita ad utilizzare per agevolare il dialogo tra Enti e cittadini.
In particolare, la scheda censuaria chiede qualche dato primario, come il rapporto tra superficie comunale complessiva e aree verdi, l’estensione di suolo potenzialmente urbanizzabile secondo quanto previsto dallo strumento urbanistico in vigore, e quello che dovrebbe essere l’elemento centrale di qualunque seria pianificazione del territorio, ovvero l’ammontare degli immobili (tanto residenziali quanto produttivi) presenti in ciascun Comune e al momento sfitti o non utilizzati.Ebbene solo 177, degli 8101 comuni italiani interpellati, hanno risposto alla richiesta del Forum.

Un risultato sconfortante, che tradisce come la stragrande maggioranza dei comuni sia quanto mai reticente a far conoscere i propri dati sensibili in materia di utilizzo del patrimonio edilizio esistente. Né tale risultato può essere imputato alla mancanza di rappresentatività del soggetto proponente, sia per la qualità ed il numero delle organizzazioni ed associazioni che lo compongono, sia perché la costituzione del Forum è stata formalmente apprezzata dal Presidente della Repubblica e dai ministri per i Beni e le Attività Culturali Lorenzo Ornaghi e per le Politiche agricole Mario Catania.

La realtà è che per giustificare l’inarrestabile corsa al consumo di suolo e la necessità di nuove urbanizzazioni (con la loro dote di oneri di costruzione per le casse comunali) le singole amministrazioni, nei loro piani di programmazione urbanistica, con la complicità di valutazioni tecniche accomodanti, tendono da un lato a esasperare le previsioni di crescita demografica e dall’altro a sottostimare il patrimonio edilizio inutilizzato o sottoutilizzato.

È un sospetto che nutriamo anche nei confronti della politica urbanistica del comune di Padova, che, però, risulta tra i 60 comuni virtuosi che hanno inviato al Forum la scheda debitamente compilata. Ciò ci darà l’opportunità di verificare la correttezza degli atti di pianificazione della nostra amministrazione, incrociando i dati della scheda con quelli che sono stati utilizzati per definire il fabbisogno abitativo (da soddisfare con nuove lottizzazioni) del Piano di Assetto del Territorio adottato nel 2009.

Il Forum ha concesso ulteriori due mesi per attendere le risposte dei comuni inadempienti. Decorso tale termine verrà proposta una legge d’iniziativa popolare per difendere il territorio dall’ulteriore consumo e salvare il paesaggio agricolo.
Sempre che non arrivi prima il provvedimento legislativo che il ministro Catania ha promesso al convegno “Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione”, tenuto Roma a luglio, dove ha definito la difesa del suolo agricolo “una battaglia di civiltà per un’Italia diversa”.