Raccolgo volentieri l’invito a un commento sulla relazione preparatoria al congresso cittadino con queste brevi note, che sono innanzitutto un segno di stima e di riconoscenza per il ruolo che Legambiente ha avuto negli anni e nei territori, e anche un segno tangibile della volontà, della necessità urgente di rendere comuni i nostri intenti e condivisi i nostri pensieri, di mettere assieme anziché dividere, e di darci occasioni per poterlo fare.
Il punto della situazione è bene descritto nei dettagli della relazione: siamo cambiati, stiamo cambiando. Anche all’interno dei movimenti e delle associazioni, la proposta, e quindi l’appartenenza, pare essere molto mutata e più adatta ad un uso veloce di pratiche e contenuti, e così il valore identitario passa più facilmente attraverso le Giornate Di… e le Campagne Per… Sono certamente iniziative che funzionano e che vanno valorizzate, capaci di mostrare, soprattutto sui temi ambientali, l’accresciuta sensibilità e la maggiore capacità di coinvolgimento, perfino una nuova disponibilità al cambiamento, anche delle proprie abitudini.
Qui però vorrei porre l’attenzione sul senso del Tutti i Giorni e di quelle che vengono definite in maniera sempre troppo enfatica le buone pratiche, partendo da un elemento talmente basilare da risultare quasi scontato come il cibo.
Approfittando dei riflettori di Expo che celebra l’argomento, è giusto il caso di aggiungere che per l’umanità, e in verità anche per tutte le altre specie, questo è il tema quotidiano sempre, fin dalle origini e lo sarà per il futuro. E da sola, questa riflessione scontata basta a proiettare l’argomento in uno spazio e un tempo che sono altri rispetto a un progetto, a un programma, ad ogni politica per quanto lungimirante.
E’ un tema che riguarda tutto e tutti, è un tema che porta con sé una infinità di altri argomenti, che apre discussioni globali e minime, è tutto meno che un tema di tendenza come oggi sembrerebbe.
E’ un tema infine che si affronta in modo diretto, collettivo o individuale, e che radica fortemente ad una matrice, ad una appartenenza appunto, che si allarga a cultura, a luoghi e alla gran parte dei temi fondativi delle società.
Per fortuna invece di farne filosofia, l’argomento cibo passa attraverso la nostra esperienza di ogni giorno e proprio da qui discende il contributo che alla analisi della relazione potrebbe essere portato da un gruppo di acquisto solidale, fatto di piccole prassi quotidiane che hanno un significato di vero cambiamento sia personale che dell’ambiente in cui viviamo.
E’ ancora possibile rendere concreta e vivace la responsabilità nei confronti di quanto ci circonda, farla diventare un’attenzione costante e quasi una abitudine che permane nel tempo, perfino un modo di intendere le relazioni con le persone e capace di orientare le proprie scelte in modo consapevole. Facile? Non tanto, ma la giusta misura di efficacia di un risultato, la parola giusta, è semplice.
E’ un traguardo di sintesi, e forse la sola maniera di stare dentro, di farsi carico della complessità che ci sta attorno. Semplice come una traccia da riconoscere, non facile da seguire. Semplice come l’incontro con tante realtà che nel nostro territorio ostinatamente continuano a portare avanti produzioni pressoché perdute. Semplice come la solidarietà elementare, la prima di chi accoglie, basata su un bene primario e un linguaggio universale come il cibo.
E questa è anche la fortuna di cui talvolta ci accorgiamo poco, la bellezza che ci circonda e che possiamo curare, tutti, personalmente, ancora prima di decidere se siamo o no veri ambientalisti.
Per un solo motivo, quello che ci rammentano le parole di chiusura della relazione al congresso.
Mario Zanazzi, Circolo Acli TuttoGas Padova