Dal cosiddetto scandalo “Dieselgate” sono passati quasi tre anni, ma le conseguenze nel dibattito pubblico sono ancora più sentite che mai.
Oltre alle ripercussioni strettamente legali, lo scandalo Volkswagen ha anche aperto una discussione sull’uso dei diesel nelle città, che è culminata lo scorso febbraio con la decisione della Corte Suprema tedesca di lasciare la libertà alle amministrazioni cittadine di poter bandire le auto a diesel dai centri urbani.
Nel settembre del 2015, l’agenzia americana per la protezione dell’ambiente (EPA) aveva denunciato Volkswagen Group per una violazione del Clean Air Act. L’accusa era quella di aver programmato il sistema ad iniezione diretta (TDI) dei motori diesel per il controllo delle emissioni solo durante i test di valutazione in laboratorio.
Il processo si è concluso nel gennaio 2017 con un’ammissione di colpevolezza dell’azienda, il pagamento di una penale da 4.3 miliardi di dollari e, a febbraio 2018, la messa al bando dei diesel dai centri urbani.
Un duro colpo per quello che è il maggiore mercato europeo per questo tipo di veicoli, soprattutto in un momento di forte calo delle vendite (circa il 12% in meno delle registrazioni in Germania solo nell’ultimo anno, forse a causa dello scandalo stesso).
Tuttavia, il problema della Germania con le emissioni di monossido e biossido di azoto (NOx) e le polveri sottili è tanto reale quanto quello della crisi del mercato dell’auto. Secondo i dati dell’Agenzia Federale per l’Ambiente Tedesca (Umweltbundesamt), circa settanta città sul territorio presentano livelli di NO2 che vanno ben oltre i limiti imposti dall’UE.
La questione è stata discussa anche in Italia sia dalle associazioni ambientaliste che dalla politica. La sindaca di Roma Virginia Raggi, ad esempio, ha annunciato una moratoria totale ai veicoli diesel nel centro città già entro il 2024. Prima di lei, l’amministrazione milanese aveva annunciato lo stesso intento per il 2030.
Legambiente ha subito preso posizione sulla questione, esortando le istituzioni a seguire l’esempio tedesco con un bando del diesel da tutte le aree urbane.
L’appello di Stefano Ciafani, Direttore Generale di Legambiente, è molto diretto sulle necessità per il futuro:
“L’addio ai diesel è un tassello importante di un mosaico più grande che va costruito con una azione di governo centrale coraggiosa che si integri con quelle regionali e metropolitane, che cambi radicalmente la mobilità di persone e merci nel nostro Paese […] Dal ministro Galletti (Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare dal febbraio 2014, ndr) e dal prossimo nuovo governo ci aspettiamo, dunque, una risposta chiara e precisa basata su azioni efficaci e misure strutturali per contrastare traffico ed emissioni e far in modo che le auto diventino l’ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini”.
Come per tutto ciò che coinvolge società, tecnologia, economia e ambiente, anche il bando del diesel non è una decisione facile. Il diesel presenta vantaggi innegabili a livello ecologico, dato che è energicamente più efficiente rispetto alla benzina, con una conseguente emissione di CO2 minore a parità di energia spesa.
Ma ovviamente, i danni alla salute pubblica, ai monumenti e gli ingorghi causati dal traffico non vengono annullati magicamente solo per questo motivo.
Ciononostante, senza un adeguato sistema di trasporto pubblico sembra difficile obbligare la popolazione ad eliminare il proprio mezzo di trasporto urbano. Si tratta di un’operazione che va oltre un semplice divieto alla circolazione.
Massimiliano Saltori, redazione ecopolis