La nuova legge sul consumo di suolo, approvata dal consiglio della Regione Veneto lo scorso 29 maggio presenta ancora ambiguità e limiti che, di fatto, compromettono la sua efficacia.
Lo hanno dimostrato, con osservazioni puntuali e argomentate, le associazioni di categorie, culturali e ambientaliste e gli Ordini professioanli ed i sindacati riuniti nel coordinamento Urbanmeta (qui trovate il testo con le osservazioni).
Con questa legge la Regione, in base agli obiettivi europei, si propone di ridurre gradualmente il consumo del suolo non ancora urbanizzato, mettendo mano alla disciplina urbanistica e incoraggiando il recupero e la rigenerazione urbana e ambientale. L’applicazione di queste misure è particolarmente urgente in Veneto, una delle poche regioni che in Italia ha superato il 10% del territorio consumato nel biennio 2015-16, con pesanti ripercussioni sulla qualità della vita delle persone e sull’ambiente, come risulta dal rapporto ISPRA 2016.
Purtroppo nella legge si riscontrano criticità, in particolare nella definizione degli “ambiti di urbanizzazione consolidata” all’articolo 2. In essi rientrano anche “le parti di territorio oggetto di un piano urbanistico attuativo approvato”. A quanto pare, in assenza di un Piano Urbanistico Attuativo (PUA) già approvato non si autorizzano nuove costruzioni. Tuttavia, poiché la norma nella sua ambiguità lascia spazio a interpretazioni diverse, le amministrazioni comunali tendono ad inserire negli “ambiti di urbanizzazione consolidata” tutte le aree non edificate, né soggette ai PUA, ma destinate a interventi di urbanizzazione o edificazione, in base ai Piani d’Intervento vigenti.
Inoltre la legge, al comma 1 dell’articolo 12, ammette deroghe per “gli interventi previsti dallo strumento urbanistico generale ricadenti negli ambiti di urbanizzazione consolidata”. Appare evidente l’intenzione di non mettere in discussione quanto previsto dai Piani Regolatori Generali (PRG) e dai Piani d’Intervento (PI), anche se vistosamente sovradimensionati. I vincoli quantitativi al consumo di suolo riguarderanno solo eventuali nuove espansioni urbane previste dai Piani di Assetto del Territorio (PAT, ex-PRG), ma non ancora tradotte in varianti ai Piani d’Intervento.
Ma non basta: la legge, al comma 2 dell’articolo 13, consente l’utilizzo di un ulteriore 30% della potenzialità edificatoria già prevista dai PAT, in attesa del provvedimento che fissa i limiti al consumo di suolo. Per esempio, il comune di Padova, oltre a consentire la realizzazione dei 2,7 milioni di metri cubi già inseriti nel PRG e nel PI, potrebbe approvare una Variante al Piano degli Interventi per l’utilizzo di altri 2 milioni di metri cubi previsti dal PAT ma non ancora localizzati.
Secondo l’articolo 2 della legge il consumo di suolo interessa “aree naturali e seminaturali”, incluse quelle destinate ad attività agricole (così individuate dai PRG e dai PI), senza alcun riferimento ad altre aree, non edificate e utilizzate o utilizzabili a scopi agricoli, a prescindere dalla loro destinazione urbanistica. Per esempio, il Piano degli Interventi di Padova prevede l’edificazione di oltre 2 milioni di metri quadri di terreni di fatto ancor oggi usati a fini agricoli, anche se non classificati come tali dallo strumento urbanistico.
Entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta Regionale deve fissare i limiti quantitativi relativi al consumo di suolo con un provvedimento. Per un indispensabile confronto sui contenuti di questo atto, Legambiente presenta alcune proposte: la riduzione del consumo di suolo entro il 2020 del 75% rispetto a quello registrato nei primi anni 2000; l’estensione delle misure di contenimento anche a infrastrutture viarie e a attività estrattive a cielo aperto; la determinazione delle soglie di consumo di suolo a livello comprensoriale (con l’obbligo di una attenta pianificazione sovracomunale). Ci auguriamo che, grazie ai contributi di molti, siano messe a punto norme efficaci per la salvaguardia del suolo, una risorsa limitata e preziosa per il nostro futuro.
sintesi a cura di Silvia Rampazzo redazione di ecopolis
da un testo di Sergio Lironi – Legambiente Padova