Pezzi grossi del centro destra padovano hanno votato per fermare la fusione di APS e Sita Busitalia, motivando la scelta perché “prima serve garantire i lavoratori e la qualità del servizio”. Parola di Massimo Bitonci, e dei consiglieri comunali di PDL e NCD.
Vogliamo prenderle per buone? Suonano simili a quelle che da anni Legambiente Padova scrive sul trasporto pubblico.
Se il suo voto non è stato strumentale (non è consigliere, ma da candidato Sindaco, muove molte pedine nell’attuale Consiglio comunale) ha una eccezionale occasione per dimostrarlo.
E’ senatore della Repubblica, già onorevole, capogruppo della Lega a Palazzo Madama. Uno che può alzare il telefono e chiamare Luca Zaia, il Presidente della Regione.
Sì, perché il primo problema, in Veneto e a Padova, è causato dal vergognoso contributo regionale riservato al trasporto pubblico. Uno dei più bassi in Italia, in percentuale al pari di Regioni come la Basilicata.
Purtroppo giovedì scorso è stato approvato a maggioranza il bilancio regionale di previsione 2014 e nemmeno un euro per trasporto pubblico locale (e ferroviario) è stato messo di risorse regionali, né per la spesa corrente, né per la spesa investimenti.
Sono stati ignorati i bisogni delle aziende di TPL (e dei cittadini) nel garantire quantità e qualità dei servizi. Le risorse per la gestione corrente restano inchiodate a 406,3 milioni di euro, tutti trasferiti dal Fondo Nazionale Trasporti. Eppure è stato ripetuto più volte: in Veneto mancano 27 milioni di euro per tornare ai livelli appena sufficienti del 2011, quelli pre-tagli delle corse.
A Padova poi pesa un altro fattore: il tram riceve un contributo al km di soli 4 euro, mentre di euro ne costa 11,48. In Piemonte e Lombardia il contributo è di 7 euro. Basterebbe aumentare il contributo a questa cifra anche in Veneto ed APS chiuderebbe il suo bilancio in pareggio (leggi qui sullo sbilancio della gestione tram dal Bilancio Sostenibilità 2012 APS).
Allora Massimo Bitonci, e i Consiglieri del centro-destra, hanno un’occasione meravigliosa per convincere la città delle loro buone intenzioni: ottengano da Zaia, Ciambetti e Chisso una manovra a favore del TPL. O adesso o mai più.
Non ci risponda Bitonci che dovrà essere lo Stato a rimpinguare le casse esauste e rivedere le ripartizioni nazionali in base all’efficienza di servizi erogati, applicando i costi standard. Perché in attesa che lo faccia (ed è giusto che si vada verso quella direzione garantendo però equità a situazioni regionali disagiate), il sistema virtuoso delle aziende venete, tutte ben al di sopra del mitico 35% di recupero dei costi dai biglietti (siamo al 42%), va a gambe all’aria.
Le gare, ammesso che questa finalmente sia la stagione, non sono la soluzione perché nascono depotenziate in modo pesante dalla mancata dotazione di risorse adeguate, certe, stabili.
La fusione è una risposta? Certamente sì, ma non se si arriva con un’azienda in perdita per scelte esterne, molto discutibili. Da un lato quelle della Regione, dall’altra quelle del Comune.
Come si fa a togliere nel 2012 la sosta ad APS che da sola vale 3 milioni? Così si genera una perdita!
Perché in 10 anni non si fanno nuove corsie preferenziali? Aumentare di un solo 1 km/h la velocità commerciale significa far risparmiare 2,1 milioni di euro (dati APS Holding).
Perché Pd e la Padova di governo si lancia in una avventura senza garanzie? Il piano industriale della fusione si basa(va) sull’ipotesi che l’assessore Chisso garantisse medesimi contributi, nonostante la diminuzione di 1,8 MLN di km/anno.
Non si può stare al gioco al massacro del trasporto pubblico pensando di risolverlo con un progetto che è tutto in difesa, che non si pone obiettivi di conquista di nuovi utenti, che taglia i servizi. Sì, perché c’è una bella differenza fra i 400.000 km di sovrapposizioni individuati da KPMG, consulente indipendente che nel 2008 ci indicava dove razionalizzare, e gli 800.000 km del piano industriale. Cui vanno aggiunti i 200.000 km tagliati nella morbida. E che dire dei 400.000 tolti in Provincia (questi sono tagli veri e propri, visto che di sovrapposizioni non ne esistono e l’SFMR – bontà di Chisso – non esiste ancora). Tutti immemori del fatto che nel 2012 APS ha perso 1.300.000 passeggeri per il taglio delle corse e l’aumento del biglietto!
Di queste cose ne sono pienamente consapevoli i lavoratori e sindacati. Checché se ne sia scritto in questi giorni, l’unica ipotesi di accordo sulla fusione, quella raggiunta con la RSU unitaria di APS Holding, era vincolata al reperimento di nuove risorse, criticato un Piano Industriale che non rilanciava la qualità del trasporto.
Gestione (e soldi) della sosta reinserita nel perimetro aziendale, velocità commerciale, risorse dalle multe di ZTL in attesa del Congestion Charge alla milanese, adeguamento del contributo per il tram e i 27 milioni mancanti per il TLP veneto: la politica tutta ha molto da lavorare, destra e sinistra, nessuno si senta escluso.
Solo così si avranno le basi per un piano di fusione innovativo (e per le gare). L’obiettivo: il miglioramento del servizio. Contro l’inquinamento, per il diritto alla mobilità. Altrimenti avremo solo un piangersi addosso, guadandosi dal finestrino della propria auto in colonna!
Andrea Nicolello-Rossi, Legambiente Padova
Ps: non si stranisca Maurizio Saia, l’appello è rivolto anche a lui. L’ottimo rapporto politico con la neo sottosegretario Barbara Degani e quello con Cortellazzo in Regione sono da mettere a frutto sulla partita del TPL. Se non ora, quando?
Sono d’accordo con quanto sostenuto da Nicolello Rossi, che è stato consigliere per tre anni di APS, sostituito da Andrea Ragona. Entrambi sanno benissimo, quindi, che l’azienda è sottoposta a controllo dal Comune, le tariffe e i km. percorsi sono decise dal Comune, e infine il Consiglio da me presieduto ha eseguito gli ordini dell’amministrazione comunale: gestire l’azienda riducendo deficit e spese senza nessun trasferimento di risorse aggiuntive dal Comune.
Con questi vincoli il risultato è stato negativo nel 2012 e 2013 di un ammontare esattamente pari alla perdita derivanti dal tram come definito dal controllo di gestione aziendale. Gli amministratori sono obbligati a rispettare i vincoli dell’amministrazione comunale.
Noto con piacere che anche il presidente APS, che peraltro se ricordo bene si doveva dimettere il giorno dopo, riconosce che il deficit dell’azienda non dipende da problematiche interne.
Le aggregazioni sono senz’altro un fattore positivo per la collettività, ma portare come motivazione principale il deficit a sostegno di una fusione con BusItalia lo trovo ingiusto: corsie preferenziali e aumento del contributo dei km tram sono la soluzione, con risorse certe (sosta, ecopass, ecc.)!! O molliamo il tram che è un moltiplicatore di deficit e torniamo agli autobus!!
Può essere che ottime scelte dal punto di vista ambientale, con dei costi importanti come il tram e autobus a metano, poi ricadano sulla città e sui lavoratori perdendo la governance della mobilità?
Forse i dirigenti APS dovrebbero essere sostituiti in toto, dai vari direttori (anche se guadagnano 100.000 Euro in meno) al CDA e invece dopo aver spinto all’inverosimile verso la fusione ora dicono che la colpa di tutto è dell’amministrazione comunale: se non si è d’accordo ci si dimette e si lascia spazio ad altri!!!!
E poi : ma deve essere una RSU aziendale a evidenziare le criticità dell’operazione?
La politica, la buona politica, dov’è? A parte tutti i giochetti elettorali quanti consiglieri comunali sono veramente informati della situazione del Tpl padovano? E quanti negli anni si sono spesi per dare soluzioni?
Caro Zaia e Chisso,servono gare regionali non provinciali,con un unica azienda regionale e con risorse certe!!! Ma la regione risulta assente, da anni….
Noto con piacere che come d’uso oggi in Italia si risponde in modo anonimo lanciando accuse senza fondamento. Una risposta anonima vale nulla. Va però precisato che io avevo dichiarato che mi sarei dimesso qualora il Consiglio Comunale non avesse approvato la fusione. La fusione, viceversa, non è stata respinta in quanto è stata votata una mozione di rinvio della decisione al primo consiglio comunale dopo le elezioni. Amministro questa società da otto anni e sono stato rinnovato tre volte da sindaci diversi; non mi sono mai tirato indietro da nessuna responsabilità, e tantomeno lo farò ora, caro AC94 anonimo, in quanto 1) sono convinto che in questo momento di crisi della finanza pubblica, quanto proposto è e sarà l’unica soluzione per risolvere il problema del trasporto a Padova e in Regione. Non si illuda sul Consiglio Comunale: se fosse stato al potere FI o la Lega avrebbero votato a favore, e considero un grave problema quello di vedere opposti estremismi votare insieme su questioni importanti per tutta la città. 2) L’azienda di Padova è ben gestita e del mandato di amministratore dobbiamo rispondere come Consiglio all’Amministrazione Comunale e a chi ci ha nominato. Quando siamo stati nominati, la società aveva registrato 10 anni di perdite consecutive, di cui 3 milioni l’anno solo nel 2004, 2005 e 2006. Il tram non l’ha scelto Zanonato ma l’abbiamo trovato e abbiamo dovuto farlo funzionare, nonostante mille perplessità, per salvaguardare il denaro dei padovani. Viceversa, il candidato sindaco Saia ha partecipato ed era presente al momento dell’acquisto e quando Berlusconi venne a Padova a inaugurarlo manovrando il volante che non esiste. Ma naturalmente, “il problema non è il tram, ma il modello gestionale”.
Le fasi amministrative:
La fusione è stata proposta con Accordo tra le Amministrazioni Comunali di Padova e Venezia e FS s.p.a. firmato da Zanonato, Orsoni e Moretti il 29.01.2013. Il 6 marzo 2013 l’Amministrazione Comunale di Padova ha dato mandato di procedere con lo studio di fattibilità ad APS Holding s.p.a.. Il 15 luglio 2013 l’Amministrazione Comunale di Venezia si è chiamata fuori dichiarando che, a causa della perdita di 17.250.000 di ACTV nel 2012, era necessario attendere per l’operazione. Il 22 luglio 2013 l’Amministrazione Comunale di Padova ha nominato un nuovo CDA di APS Holding composto da me, Enzo Ferragosti e tre dirigenti comunali, dando mandato di procedere alla fusione. Il completamento dell’operazione è stato sollecitato ai primi di dicembre dall’Amministrazione Comunale. L’APS ha dato puntuale esecuzione ad una volontà dell’Amministrazione.
Leggendo questo articolo – se la ricostruzione è corretta – mi è venuto immediatamente in mente il PD all’epoca del Governo Monti: la sistuazione è grave, molte delle cause sono dovute alla precedente gestione (in questo caso leggi scelta del tipo di tram), ma io mi assumo il compito, per alta responsabilità, di portare avanti politiche che non vanno ad incidere nella cause del problema (austerity là, fusione senza nuove finanziamenti qua).
A quanto pare gli errori si fanno ma non si comprendono (tanto che si ripetono).
Spero che il rinvio porti ad elaborare un piano migliore (per Padova, per la provincia – che nessuno cita mai nonostante abbia GIA’ subito enormi tagli ai servizi, per gli utenti).
Buona giornata
Giovanni Martinengo, pendolare da Piove di Sacco
Io credo che il punto centrale della questione sia tutto politico. Decidere quale sia il valore del trasporto pubblico locale per il “Comune”.
In una delle città inquinate del Nord Italia, credo un valore eccezionale che parla della salute
dei cittadini e della qualità della vita. Su questa base il calcolo economico di breve periodo
appare una misura fuori luogo. Non mi dilungo sulla questione dei costi che gravano sui bilanci della sanità a causa delle malattie gravi derivanti da inquinamento dell’aria, cosa nota e spesso dimenticata. Sottolineo però che si tratta del medesimo impianto di “pensiero” che ha portato il nostro paesi ai disastri che conosciamo.
Regione Veneto, PD, e le forze di centro destra hanno un’unica strategia: privatizzare il servizio di Trasporto Pubblico. Nel mezzo varie tattiche e strategie di parte non devono distogliereci da questo loro, più o meno, sottaciuto obiettivo.
La domande da porci anche per altri servizi pubblici rimane: davvero costa meno una gestione privata? Davvero il funzionamento è migliore? Quale compito delle lavoratrici e lavoratori dipendenti di questi Enti rispetto a queste prospettive di privatizzazioni? Enti Locali, Sanità, Ministeri, ecc.
Non dovrebbero essere tra i primi ad assumere la consapevolezza, e sentirsi onorati, della loro attività giornaliera che permette alla cittadinanza, della quale fanno parte, la fruizione di un Bene Comune? (Ovviamente queste domande sono rivolte anche alle OOSS di rappresentanza, se riescono a distogliersi per qualche minuto dalla troppo frequente, imposta e subita, concorrenza tra loro).