Casolari abbandonati all’Arcella: arriva il co-housing

co-housing_san bellino_padovaVivere bene a San Bellino si è lanciato – già da alcuni mesi – in una nuova avventura volta al recupero di vecchi casolari disabitati situati nella prima periferia di Padova, in particolare nelle zone Sacro Cuore, Arcella e Altichiero.

Il termine “recupero” non rende tuttavia giustizia ad un progetto di così ampio respiro e di così larghe vedute, un progetto che sa guardare al Nord Europa con ammirazione, sa trarne ispirazione e rielaborarne i modelli per adeguarli al contesto padovano.

Padova Co-housing Project nasce evidentemente da un’attenta osservazione del territorio urbano da parte dei cittadini membri di questo comitato che – come ci precisa il coordinatore Antonio Huaroto – ormai non guarda più solo al benessere di San Bellino bensì dell’intera cittadinanza padovana. Un gruppo d’ispirazione ecologica, impegnato nel sociale, che ha già dato prova in passato di saper realizzare – attraverso un impegno concreto e duraturo nel tempo – grandi progetti, come quello del piccolo boulevard sorto all’Arcella la scorsa primavera.

Constatando quindi la presenza – nella zona Nord di Padova – di grandi spazi verdi con destinazione agricola, una vera campagna in contesto urbano, il gruppo ha abbozzato l’idea di recuperare questi spazi, ospitanti quasi sempre casolari in condizioni più o meno deteriorate, ambienti che appartengono alla cultura popolare della nostra Padova e che – proprio per questa ragione – è un vero peccato rimangano in disuso, abbandonati e volti alla rovina. Ecco allora che questa esigenza abbraccia uno dei valori fondamentali che da sempre ha guidato questo gruppo di cittadini: la logica del recupero, piuttosto che quella del consumo!!

Perché riparare una casa vecchia quando posso acquistarne una nuova?! È evidente che la scelta chiama in causa la nostra coscienza storica, il senso di appartenenza alla Terra, il rispetto per questa ma anche uno uno stile di vita sobrio e volto al recupero di vecchie e sane tradizioni rurali.

I casali in questione – per ora ne sono stati avvistati circa una decina – erano nelle mani di agenzie che, a causa della crisi immobiliare, non riuscivano più a concludere alcuna vendita già da una decina d’anni. Queste abitazioni sono quindi diventate molto spesso luogo di degrado sociale, frequentate tanto da giovani che vi passano i pomeriggi a giocare quanto da cittadini disagiati senza fissa dimora.

E così Vivere bene a San Bellino si è presa a cuore la questione: ha incontrato i proprietari dei casolari e gli ha spiegato il progetto, ha organizzato un Open Day rivolto a tutti i cittadini interessati, illustrando valori e obiettivi del progetto, e ora sta seguendo la realizzazione del primo casolare.

Ma cosa significa Co-housing? Letteralmente coabitare.

Nella pratica si tratta di 5 o 6 famiglie che decidono di acquistare ciascuna una porzione del casolare e di ristrutturarlo per poterci vivere assieme. Ovviamente ogni famiglia avrà la propria privacy ma anche spazi comuni, come ad esempio la vecchia stalla, che può diventare uno spazio dove far studiare e giocare i bambini o dove svolgere riunioni organizzative per la manutenzione del casolare. Le famiglie hanno modo di conoscersi a fondo prima di intraprendere quest’avventura, inoltre requisito indispensabile è la condivisione di alcuni valori fondamentali: alla base deve esserci la voglia di intraprendere anche un’avventura volta il più possibile all’autosufficienza alimentare ed energetica: gli edifici verranno ristrutturati utilizzando materiali il meno impattanti possibile per l’ambiente, saranno dotati di pannelli solari e fotovoltaici, di materiali isolanti, e infine ogni famiglia dovrà curare una porzione di orto rigorosamente biologico. Nella ristrutturazione sarà necessario – per vincolo comunale – rispettare l’architettura rurale esterna: si tratterà di una casa colonica rifatta con principi innovativi ed ecologici.

Anche se le spese rimangono tante, va detto che oggi un casolare recuperato attraverso fonti rinnovabili da diritto al 65% di detrazioni da parte dello Stato e che diversi sono i finanziamenti statali ed europei per progetti come questo.

Per ora sta prendendo vita la ristrutturazione di un casolare del 1930 situato tra San Bellino e Sacro Cuore, le famiglie coinvolte sono 5 o 6 e la loro idea è quella di realizzare – oltre all’orto biologico – anche un piccolo allevamento di api e di costruire nel tempo una piccola fattoria.

Ovviamente progetti come questo prevedono un cambio di mentalità, un’apertura, tanto in chi mette a disposizione la propria casa quanto in chi decide di farvi l’investimento, ma all’Open day dello scorso ottobre, quello che presentava appunto il casolare anni ’30, hanno partecipato moltissimi giovani, piccoli nuclei famigliari che stanno nascendo o che stanno crescendo e sentono l’esigenza di vivere un’esperienza familiare di più ampio respiro!

L’idea è quella di un ritorno alla terra, soprattutto da parte dei giovani!

Il problema maggiore resta ancora una volta l’ostilità dell’amministrazione locale verso progetti innovativi ma Vivere bene a San Bellino non si lascia scoraggiare e dà prova – ancora una volta – di essere un concreto esempio di cittadinanza attiva! Quella che possiamo essere anche io e te, con un semplice passaparola!

Laura Fasanetto, redazione di ecopolis

4 thoughts on “Casolari abbandonati all’Arcella: arriva il co-housing

  1. Buongiorno,
    è possibile avere i riferimenti per contattare qualcuno che si occupa di questo progetto?
    Grazie e cordiali saluti.
    BM

    348.2847575

  2. gentile Barbara, ci pensiamo noi a inoltrare il suo cell e la sua mail (che leggiamo solo noi) ai promotori.
    Nell’articolo comunque è linkata la loro pagina facebook attraverso la quale è possibile entrare in contatto. Saluti

  3. Buonasera, saremmo interessati a partecipare a questo progetto. Vorremmo essere contattati per capire meglio è per avere più informazioni.
    Grazie, Alessandro

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