Dopo anni di inarrestabile crescita urbana, spreco edilizio e consumo di suolo, un primo positivo segnale di inversione di tendenza e di cambiamento si è registrato a fine agosto con l’approvazione da parte della neo-eletta Giunta Comunale di Padova di una nuova perimetrazione degli “ambiti di urbanizzazione consolidata”.
Un “atto ricognitivo”, richiesto dalla Legge regionale (la n. 14 del 2017) “per il contenimento del consumo di suolo”, di natura prevalentemente tecnica e apparentemente neutrale, ma che in realtà avrà significative conseguenze proprio al fine di una progressiva e radicale riduzione del consumo di suolo.
L’ambigua definizione degli “ambiti di urbanizzazione consolidata” fornita dalla legge lasciava spazio ad interpretazioni divergenti. La loro perimetrazione ha quindi richiesto un non facile confronto con i tecnici comunali. Se fosse stata accolta la proposta del Settore Urbanistica, volta a riconfermare le perimetrazioni già effettuate con il Piano di Assetto del Territorio approvato nel 2014, all’interno di questi ambiti sarebbero state ricomprese tutte le aree di trasformazione urbana previste dal Piano Regolatore (oggi Piano degli Interventi), ovvero anche 5,8 milioni di mq di aree (e tra queste oltre 1,8 milioni di superfici agricole) che, pur risultando di fatto allo stato attuale inedificate, il PRG/PI destina a nuovi interventi di lottizzazione ed edificazione.
La Giunta, su richiesta di Coalizione Civica e Legambiente, ha invece giustamente adottato una interpretazione più rigorosa, facendo rientrare in detti ambiti solo le aree già di fatto edificate o le aree di completamento relative a piani urbanistici attuativi già approvati.
La scelta effettuata dalla Giunta, grazie anche alla buona visibilità mediatica conseguita, ha reso esplicita la volontà di operare una rottura con le politiche urbanistiche del passato. Dobbiamo però essere consapevoli del fatto che di per sé questo provvedimento non preclude affatto nuove urbanizzazioni ed edificazioni, limitandosi a sancire l’obbligo della loro contabilizzazione ai fini del rispetto dei limiti al consumo di suolo che verranno stabiliti dalla Regione.
Va infatti ricordato che l’articolo 13 della legge regionale 14/2017, sia pure in via transitoria, prevede un lungo elenco di deroghe, tra le quali le più preoccupanti (commi 2 e 8) consentono nuovi interventi negli ambiti inedificati rispettivamente nella misura del 30% e successivamente di un ulteriore 20% della capacità edificatoria complessivamente assegnata dal PAT: il che di fatto, nel caso di Padova, significherebbe consentire – in attesa del previsto Provvedimento regionale di quantificazione dei limiti imposti al consumo di suolo – l’urbanizzazione di tutti i residui 5,8 milioni di mq.
È però facoltà dell’Amministrazione utilizzare dette deroghe o rinunciarvi. Ed è questa seconda opzione che noi chiediamo venga deliberata dalla Giunta in coerenza con gli indirizzi strategici approvati dal Consiglio Comunale nel luglio scorso.
Però una coerente strategia finalizzata al contenimento del consumo di suolo può essere realisticamente perseguita solo avviando con urgenza l’elaborazione e l’adozione di una Variante generale al Piano degli Interventi.
Una Variante che dovrà in primo luogo affrontare le tematiche della riqualificazione della trama degli spazi pubblici, dell’adattamento ai cambiamenti climatici in atto, della costruzione di una organica rete ecologica connessa agli spazi aperti del territorio metropolitano, del potenziamento dell’agricoltura urbana e dell’agricoltura biologica, della rigenerazione sociale, economica e ambientale degli ambiti urbani in cui si manifestano fenomeni di abbandono e degrado. Una Variante che ponga l’accento sulle esigenze degli abitanti, sulla vivibilità e la bellezza della città nel suo complesso, sulla presenza in ogni quartiere di luoghi di incontro, di socializzazione, di formazione culturale e di vita comunitaria.
Un progetto di riconversione ecologica dell’ambiente urbano da cui non potrà non emergere – anche in relazione alla decrescita demografica registrata negli ultimi anni – la necessità di ridurre drasticamente la superficie oggi destinata dal vigente Piano regolatore ad interventi di nuova edificazione e l’opportunità di revocare anche alcuni dei piani attuativi già predisposti, ove questi risultino impedire la formazione di un organico sistema del verde e di corridoi ecologici privi dì soluzioni di continuità.
Sergio Lironi, Legambiente Padova