La legge di stabilità del Veneto peggiorerà i problemi ambientali della nostra regione

aula consiglio venetoApprovato nella notte del 22 la Legge di Stabilità 2017, il Bilancio Preventivo 2017/19 ed un Collegato che, salvo interventi correttivi intervenuti all’ultimo minuto dei quali dubitiamo,  presenta forti elementi negativi per l’ambiente e il territorio del Veneto.

Prima di tutto il processo. Il Collegato è diventato un provvedimento omnibus, i cui contenuti vanno ben al di là di quello che dovrebbero i fini propri di questa legge. Sono state, infatti, inserite norme sui più vari argomenti, saltando il normale iter legislativo.

Poi i contenuti, che lasciano perplessi sotto molti punti di vista. In primo luogo, c’è un forte indebolimento degli strumenti per garantire un uso sostenibile del territorio.

L’attacco diretto è stato al Parco dei Colli Euganei. Con un emendamento in Commissione si è tentato di ridurre di due terzi la superficie del parco e di aprirlo a cacciatori, cementifici e speculatori (vedi su ecopolis qui). La mobilitazione immediata ha indotto la Giunta regionale a intervenire e riservarsi la modifica del perimetro dei parchi. Ma il problema resta. Infatti il 20 dicembre è stato riproposto il medesimo emendamento: drastica riduzione dei confini del Parco Colli Euganei e la delega ai cacciatori a risolvere il problema cinghiali, da loro stessi creato. L’unica novità è che si prevedono 90 giorni di confronto con L’Ente Parco e i Sindaci. Il rischio? che il parco venga ridotto ai “cucuzzoli dei monti”. A ventisei anni dalla legge istitutiva occorrerebbe una discussione strategica sul ruolo delle aree protette del Veneto, il loro bilancio e le loro prospettive. I parchi sono strumenti tanto di conservazione quanto di prospettiva, di cambiamento dello sviluppo al loro interno.

Provvedimenti pericolosi rimangono in piedi su altri fronti. Si permette ai comuni di attuare varianti sui vecchi Piani Regolatori Generali (PRG). Fino ad ora, questo non era possibile, in modo da spingere le amministrazioni a dotarsi di un Piano di Assetto del Territorio (PAT). Rispetto al PRG, il PAT è uno strumento più moderno, la cui adozione prevede un processo trasparente e partecipatorio. In questo modo si premiano le amministrazioni in ritardo, e si permette la sopravvivenza di strumenti vecchi e inadeguati.

Nel contempo, si allargano le maglie per le cave. Mentre il piano strategico per le attività estrattive giace insabbiato (da 34 anni), anziché procedere in commissione Ambiente, viene adottato un emendamento firmato da Giorgetti di Forza Italia, insieme a Finco (Lega Nord), Rizzotto (Zaia Presidente), Montagnoli (Lega Nord) e Bassi (Lista Tosi) che, oltre alla deregulation già prevista dall’originario articolo proposto dalla Giunta, avanzava ulteriori richieste come l’eliminazione del tetto massimo di 2 milioni di metri cubi per provincia di ghiaia scavabile.

Ad oggi (testo del 21 dicembre) nonostante le modifiche della Giunta, permangono aspetti del tutto negativi: cancellati i vincoli per le cave in deroga per il Veronese e il Vicentino; viene tolto il parere vincolante della Provincia sull’autorizzazione agli ampliamenti e si elimina il limite massimo di suolo agricolo scavabile da ciascun Comune. Mentre sul mercato di ghiaia ce n’è a sufficienza, considerando la crisi del settore dell’edilizia e i circa quattro milioni di metri cubi dovuti ai lavori della Pedemontana Veneta, più quella del bacino di laminazione delle Rotte del Guà a Trissino.

In un territorio reso sempre più fragile, manca ancora un’offerta ‘Veneto’ per un turismo sostenibile e responsabile basato sulla tutela e la messa in rete delle molte eccellenze, si permetterebbero alloggi galleggianti, case sugli alberi, palafitte, locali di pernottamento turistici in luoghi naturali (grotte), anche in deroga alle prescrizioni urbanistiche edilizie e di sicurezza e all’interno dei Parchi e nelle aree di tutela.

Silenzio invece su bonifiche e rifiuti, su cui invece c’è bisogno di discutere in modo strategico e partecipato. Intanto l’ARPAV (Agenzia Regionale Protezione Ambiente del Veneto) passerà sotto il controllo dell’area che nell’amministrazione regionale si occupa di Sanità e Sociale. Si indebolisce quindi il rapporto dell’Agenzia con l’area che si occupa di Territorio e Ambiente. A quali priorità risponde questo cambiamento? Come influirà quando si arriverà a decidere sul budget (già limitato), di ARPAV?

Continua poi il ridimensionamento del trasporto pubblico. La qualità dell’aria resta preoccupante in tutta la regione. Potenziare il trasporto pubblico in modo capillare dovrebbe restare la priorità assoluta. Invece si riducono le risorse rispetto al 2016 e sono spariti i riferimenti al Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale, che dovrebbe rappresentare la necessaria alternativa al trasporto su gomma. Si insiste invece sul corridoio stradale ‘Alemagna’ senza tener conto dei potenziali problemi ambientali.

I problemi del Veneto sono noti: un territorio fragile, bassa qualità dell’aria e trasporti pubblici inadeguati, bombe ecologiche legate i rifiuti che son stati depositati in questi anni e all’assenza di una strategia sulle bonifiche delle zone industriali. La legge di stabilità e il collegato sembrano andare in direzione contraria.

sintesi di Dino Pinelli, redazione ecopolis