Transizione ecologica, a che punto siamo?

Un incontro organizzato dall’Osservatorio Civico sul Pnrr in Veneto ha consentito di fare il punto della situazione

È vera transizione ecologica? Assillati da questa domanda i partecipanti alla conferenza su “Pnrr ed energia” in Veneto hanno avuto l’opportunità di ripercorrere gli obiettivi dei finanziamenti che il famoso Piano di ripresa e resilienza assegna nella nostra regione in particolare nel settore energetico.

A fare gli onori di casa Antonio Massariolo, giornalista e attivista dell’Osservatorio Civico sul Pnrr in Veneto che ha introdotto i due ospiti: Daniele Pernigotti, uno dei massimi esperti sul tema dei cambiamenti climatici e Sara Capuzzo, presidente di ènostra, la prima cooperativa energetica italiana 100% rinnovabile, sostenibile ed etica.

Anticipiamo il giudizio: un panorama di chiaroscuri, diciamo così.

Intanto qualche numero: la Missione 2 – rivoluzione verde e transizione ecologica – in Veneto vale 2,46 miliardi di euro, di cui 2,13 di PNRR e 334 milioni da altri fondi. I progetti racchiusi nella seconda missione sono 4033 di cui la maggior parte (2912) incentrati sulla componente numero 4, cioè quella riferita alla tutela del territorio e della risorsa idrica. La seconda componente per numero di progetti (916) è la prima, cioè quella riferita all’agricoltura sostenibile e all’economia circolare, seguita dalla due (energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile) e dalla tre (efficienza energetica e riqualificazione degli edifici), rispettivamente con 104 e 101 progetti.

La parte del leone la fa la componente 2 transizione energetica e mobilità sostenibile e all’interno di questa il finanziamento per la costruzione di una nuova linea tranviaria di Padova, la Sir2 avrà un finanziamento totale di 415.387.493,75 di euro, di cui 238.057.777 derivanti dal PNRR e 177.329.716 di euro da altri fondi.

Un importante investimento è quello riguardante la “smart grid” e quindi la trasformazione delle reti di distribuzione con interventi sia sulla rete elettrica che sui componenti software. “Questo intervento in un ottica di sviluppo delle rinnovabili è strategico” ha sottolineato Daniele Pernigotti. In Veneto questo intervento vale 114.887.482 euro ed il soggetto attuatore è il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica.

Molto meno strategico ed anzi senz’altro criticabile l’importante finanziamento di oltre 36 milioni destinati a sviluppare l’utilizzo dell’idrogeno in particolare nel settore mobilità. A questo proposito sempre Daniele Pernigotti ha citato il caso della città di Montpellier in Francia dove, lo scorso anno, è stato cancellato un piano per acquistare più di 50 autobus a idrogeno dopo che i funzionari hanno stabilito che far funzionare la stessa quantità di autobus elettrici sarebbe costato solo un sesto del progetto originale, con un risparmio di 2,5 milioni di euro. Montpellier è stata seguita a ruota dalla città di Pau, pioniera nell’utilizzo di autobus a celle a combustibile a idrogeno, che ha deciso di porre fine al suo esperimento quadriennale con autobus per il trasporto alimentati a idrogeno.

Sempre tra gli investimenti che sollevano dubbi quello riguardante i quattro impianti di biometano per cui vengono sovvenzionati con soldi pubblici – più di 27 milioni di euro – soggetti quali Enibioch4In Quadruvium S.R.L. Società Agricola – “braccio” agricolo del gruppo Eni, la Società Agricola Genagricola 1851 che fa parte del gruppo Generali, la Società Agricola Agriman S.R.L., di proprietà al 100% di Vallette Spa, la quale è amministrata da Francesco Franchin amministratore di Finam e nella quale come socio di maggioranza troviamo Angelo Mandato, amministratore di Bioman e leader della Sesa di Este in provincia di Padova e la Soc. Agr. Chiesone Srl, società bolzanina indirettamente partecipata da un fondo di private equity austriaco. Società di tutto rispetto che con tutta probabilità avrebbero potuto affrontare l’investimento in autonomia.

Molte domande del pubblico hanno riguardato il ruolo delle comunità energetiche viste come un importante dispositivo di produzione diffusa dell’energia rinnovabile in grado di superare la logica delle grandi concentrazioni (e quindi dei grandi interessi) spesso fossili. Purtroppo in questo caso il Pnrr non ha svolto un ruolo positivo, ci ha raccontato Sara Capuzzo, solo in questi giorni infatti si è aperto l’accesso alla richiesta di finanziamenti Pnrr per le comunità energetiche ed essendo il termine giugno 2026 per la realizzazione dei progetti, il tempo è decisamente scarso e il rischio di non riuscire a portare a termine il progetto e dover restituire il finanziamento decisamente alto.

Giovedì 11 aprile alle 17.30 a Padova, nella sala Peppino Impastato di Banca Etica in via Cairoli , si terrà il secondo dibattito della serie “Apriamo la scatola nera. Progetti e risorse del Pnrr in Veneto incontri per capire e per agire” su come viene affrontata la drammatica questione abitativa. Ne discuteranno: Laura Fregolent, urbanista, docente Università Iuav di Venezia, ha curato numerose ricerca sul tema del Pnrr, rigenerazione urbana e politiche dell’abitare; Nicola Lovisatti, ingenere, è animatore della rete padovana di urbanisti e attivisti Urbanistica e contesto; Antonio Massariolo, giornalista, dell’Osservatorio civico sul Pnrr in Veneto.

Gianni Belloni, Osservatorio Civico sul Pnrr in Veneto