“Regione, non uccidere il Parco dei Colli Euganei (ma fallo funzionare meglio)”

parco_colli_euganeiLa petizione per salvare il Parco dei Colli Euganei in poche giorni sfiora le 5000 firme (firma qui).

E’ contro il Progetto di legge 143/16 che andrebbe a sostituire la legge quadro regionale sui Parchi (la n. 40 del 1984) e abrogherebbe parte delle leggi istitutive dei cinque Parchi esistenti in regione.

In particolare, oltre alla ridefinizione degli Organi costituivi, andrebbe ad incidere profondamente soprattutto sugli aspetti di competenza.

Il Piano Ambientale in corso verrebbe annullato per dar posto ad uno nuovo, ma ciò che preoccupa davvero, ora che l’Ente Parco dei Colli Euganei è anche in stato di commissariamento, è uno specifico passaggio della relazione introduttiva alla legge, che pare essere stato predisposto appositamente per esso e che recita testualmente:

…Per quanto attiene gli aspetti Costituzionali, in seguito alla riforma del Titolo V e alle successive indicazioni giurisprudenziali della Corte Costituzionale, la materia di protezione della natura, funzione fondamentale degli Enti gestori delle aree naturali protette, assume una configurazione autonoma rispetto alla tutela dell’ambiente ovvero alle materie contermini di governo del territorio, configurandosi secondo la locuzione costituzionale quale “tutela dell’ecosistema”.
Analogamente la materia del paesaggio rimane ambito distinto da quello dell’ambiente e del governo del territorio e, secondo autorevole dottrina, il bene paesaggistico, nella tutela e valorizzazione di previsione costituzionale, rientra nel concetto di bene culturale e non in quello di bene ambientale.

Se pare accettabile che la tutela dell’ambiente e il governo del territorio venga assunta dallo Stato, con delega eventuale demandata alle singole Regioni, secondo un principio di salvaguardia ambientale quanto più uniforme, più grave risulta invece la proposta di depauperare gli Enti gestori dei Parchi dal potere di salvaguardia paesaggistica, riducendo il loro compito alla sola protezione naturalistica.

Cosa significa definire il bene paesaggistico come “bene culturale”? E’ ovvio che non si possa proprio scindere l’aspetto naturalistico da quello paesaggistico perché, a detta dei gestori e di tutte le organizzazioni ambientalistiche, tali aspetti sono ovviamente strettamente correlati e in simbiosi l’uno con l’altro.

Modificare o alterare il paesaggio di un Parco, senza un preventivo atto di controllo da parte di un Ente apposito e indipendente, significa condurlo alla deturpazione irrimediabile e definitiva. Cancellare dalle prerogative dell’Ente uno dei più forti strumenti contrastanti la proliferazione del cemento, tanto amato da certi sindaci (che, ricordiamo, sarebbero essi stessi consiglieri dell’Ente Parco) non può che arrecare nel tempo un danno incalcolabile e insanabile.

La gestione del Parco, da parte delle autorità cittadine dei comuni dell’area euganea, ha sempre destato una certa perplessità.
L’Ente avrebbe dovuto rappresentare, per essi, una grande opportunità per facilitare la collaborazione sinergica tra tutte le realtà operanti sul territorio. Una visione di sviluppo comune ecosostenibile improntata anche a creare una rete di accoglienza turistica, che facesse della bellezza dei luoghi la propria fonte economica primaria e lo svilupparsi di un indotto fiorente alternativo all’abuso di suolo e al saccheggio dell’ambiente e dei luoghi.

I colli euganei rimangono pur sempre una delle migliori gemme incastonate dell’intero territorio veneto. Un luogo di bellezza mozzafiato che ha dato ospitalità e ispirazione alla più alta Letteratura (pensiamo al Petrarca e al Foscolo). Luogo di spiritualità e silenzio accompagnato a vedute, scorci e panorami persino commoventi.

Nessuno qui nega che molti errori nella gestione siano stati compiuti. Si tratta di armonizzare certamente la normativa generale a riguardo con le altre realtà ambientali esistenti in regione, nonché razionalizzare e rendere più efficaci gli organismi di gestione, ma non si può farlo prescindendo dal valorizzare al meglio la specificità di ognuna di queste.

Sarebbe bello che i sindaci coinvolti nella gestione considerassero il Parco Colli una reale risorsa vitale e non un fastidioso orpello da seguire nei ritagli del loro tempo, se non addirittura da aggirare per bieco interesse di lobbies affaristiche.
E’ il momento di cogliere l’occasione per volare alti. Con un’idea di fruibilità dell’area che preveda la valorizzazione sempre più spinta degli aspetti naturalistici, quali la cura del patrimonio arboreo-floreale e la proliferazione della fauna adeguatamente controllata nonché la creazione di strutture che si armonizzino al meglio con l’ambiente circostante senza deturparne il paesaggio.

No, questa impostazione filosofica che accompagna il nuovo progetto normativo non può trovarci d’accordo e pertanto non rimane altra strada che raccogliersi (istituzioni, settore commerciale-turistico e associazionismo vario) onde dare voce alla più convinta contrarietà.

E’ da qui che nasce l‘appello per il Parco dei Colli Euganei (scarica qui), già sottoscritto da una decina di associazioni.

La futura legge celerebbe pertanto una sostanziale ipocrisia. Con essa non viene attuata la modifica “tecnica” di una normativa in corso, seppur mal utilizzata, ma si va a ledere nel profondo uno dei compiti più importanti della Legge originaria: la cura e l’attenzione al “bello”, ovvero a quel paesaggio protetto che diviene fonte di benessere per l’anima.
A volte non sempre cambiare porta buon frutto. Sarebbe sufficiente e più saggio utilizzare al meglio gli strumenti che già si possiedono.

Flavio Boscatto, redazione di ecopolis

 

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