Chiamarlo vizio di forma è riduttivo: martedì 10 aprile in Consiglio comunale a Due Carrare a sorpresa è saltata l’approvazione dell’accordo di programma tra Comune e Deda perché la società non ha prodotto la necessaria fidejussione di 120.000 euro.
Non è chiaro se si tratta di un mero rinvio per problemi “tecnici” o se Deda abbia cambiato strategia, anche in virtù del vincolo che sta per essere confermato e che stronca le possibilità edificatorie nell’area. Fatto sta che convocare il Consiglio Comunale senza avere la polizza sul tavolo, e dichiarando al contempo ai giornali che si vuole rispettare la forma e la procedura al millimetro è paradossale.
È una vittoria del fronte del NO, che raccoglie adesioni da ogni schieramento politico, dalle associazioni di categoria, ambientalisti e comitati, che prima del Consiglio Comunale e nonostante la pioggia hanno manifestato il loro dissenso con un sit-in davanti al Municipio di Due Carrare organizzato dal Coordinamento delle Associazioni ambientaliste – Parco Colli Euganei e dal Comitato La nostra Terra.
Molti e trasversali gli argomenti di opposizione, dal consumo di suolo al deturpamento del paesaggio, ma anche la salvaguardia della salute e della qualità di vita dei nostri centri storici, che verrebbero desertificati da una mega struttura che toglierebbe al commercio del territorio ogni possibilità di sviluppo. L’ampiezza del fronte è testimoniata anche dalle 9500 firme raccolte e recapitate al Sindaco e alla sua maggioranza domenica scorsa, come estremo appello a non procedere alla firma del protocollo d’intesa, ancor più dopo il provvedimento di vincolo indiretto sul Catajo.
È stata infatti ampiamente criticata la tempistica adottata dal Comune. Il Sindaco aveva la possibilità di aspettare la conferma del vincolo prima di convocare il Consiglio, sarebbe stato un bel segnale di appoggio alla Soprintendenza che con il suo provvedimento sta salvando il territorio da una colata di cemento; invece, con una solerzia funzionale solo ad avvantaggiare Deda, aveva voluto rispettare i termini di 60 giorni per approvare la variante, termini peraltro ordinatori (non obbligatori) come scrive anche il legale del Comune.
Troppa subordinazione verso un privato che peraltro più volte in passato è stato inadempiente. Già a fine 2013 il Comune aveva approvato una Variante a favore di Deda, salvo poi richiedere il pagamento della fidejussione promessa: quella volta la società rispose, dopo un anno (!), che non era in grado di pagare la garanzia e che pertanto avrebbe ritirato la Variante approvata.
È la famosa lettera del gennaio 2015 che dava adito al Comune di Due Carrare a chiudere definitivamente la partita del centro commerciale. Questa lettera era stata portata in commissione urbanistica e serviva una presa d’atto in Consiglio Comunale per cancellare il progetto. Era marzo 2015 e dopo tre mesi si è cambiata amministrazione.Davide Moro e Andrea Rosina, che dall’opposizione avevano seguito la vicenda, una volta diventati rispettivamente Sindaco e Vicesindaco, hanno invece lasciato dormiente quella lettera, mai convocando il Consiglio per la doverosa presa d’atto pur avendo avuto due anni per farlo prima che Deda si ripresentasse con il nuovo progetto. Una delle più gravi responsabilità di questa Amministrazione sulla questione del centro commerciale.
Per tornare al presente, auspichiamo che sia pur tardivamente l’Amministrazione di Due Carrare abbandoni le ipocrisie per appoggiare nel modo più leale e concreto il provvedimento della Soprintendenza. Noi assicuriamo che la battaglia continua, abbiamo la più forte delle motivazioni: la volontà di salvaguardare il nostro territorio per noi e per i nostri figli.
Francesco Miazzi – Coordinamento Associazioni ambientaliste Parco Colli Euganei
Annachiara Capuzzo – Comitato La nostra Terra
IL rispetto dei termini relativi ai 60 giorni mettono al riparo l’amministrazione comunale, e quindi le risorse economiche comuni di tutti i suoi cittadini, da qualsivoglia ricorso da parte di Deda: si tratta di un atto di buona e corretta amministrazione dei beni pubblici.
Quanta confusione e che peccato! Sembra quasi che lo scopo non sia più né difendere il territorio (vedi Agrologic, i cui lavori — mi risulta — procedono alacremente), né tutelare i piccoli commercianti (vedi Abano e Padova Est, ma aspettiamo con impazienza anche Monselice!) né aspettare il pronunciamento della Soprintendenza (risultato che ormai è raggiunto!), ma sia piuttosto soltanto quello di continuare a cercare pretesti per attaccare l’amministrazione Moro. Peccato, ripeto, ma ne prendiamo atto con adulta maturità. Grazie a Luca Luciani e a chiunque altro, invece, ha capito le nostre responsabilità. Gino Favero
Sarebbe bastato chiedere al legale se deda fosse stata legittimata a chiedere danni qualora il comune non avesse rispettato il termine ordinatorio. Questa era la domanda da porre.
Anche spendere inutilmente migliaia di euro di istruttoria ponenun problemandi buonanamministrazione. Annachiara Capuzzo