Solo l’attuazione e rivisitazione del Piano Ambientale consentirà lo sviluppo sostenibile dei “Colli”.
I Colli Euganei sono un patrimonio per chi li abita e per chi viene a scoprirli. Hanno una grande biodiversità di flora e fauna, si distinguono per la storia geologica e per le bellezze paesaggistiche. La natura non è sola nel parco Regionale dei Colli Euganei – il primo parco regionale Veneto istituito nel 1989 – ma è accompagnata dalla crescente presenza dell’uomo. Un Parco fatto quindi di paesaggio, ambiente e territorio con molti aspetti positivi ma anche contraddittori.
Gianni Sandon, profondo conoscitore delle vicende storiche dei “Colli” dalla chiusura delle cave del 1968 ai giorni nostri, già consigliere dell’ente Parco, ci accompagna alla conoscenza di quali sono le premesse mancate di questo territorio unico spiegandoci i punti salienti di un Piano ambientale ancora poco conosciuto.
Il Piano adottato nel 1994 e approvato dalla Regione Veneto alle fine 1998 fin dalle sue prime pagine introduttive dimostra una grande attualità per i temi affrontati. Si tratta di un prezioso strumento di tutela ma anche di gestione e di promozione del territorio.
La Relazione che accompagna il piano ambientale suggerisce lo spostamento dell’attenzione “dal cuore alla periferia dei Colli Euganei” per preservare gli stessi e non farne isole staccate dalla pianura circostante. Va data attenzione all’agricoltura, alla sua promozione e riorganizzazione in una visione unitaria.
Sottolinea inoltre come vi deve essere “la centralità delle attività agricole ai fini della tutela dei caratteri specifici del paesaggio Euganeo, della difesa del suolo e degli equilibri ecologici, della conservazione del patrimonio culturale diffuso, oltre che ai fini dello sviluppo sostenibile delle popolazioni locali.”
Un altro aspetto fondamentale è l’importanza assegnata al paesaggio con i riferimenti alle “unità di paesaggio”, che non unifica in zone ma coglie le differenziazioni del paesaggio euganeo derivante dall’aggregazione di componenti diverse (boschi, vigneti, prati, versanti terazzati, calti, vegri, insediamenti). Una visione che guarda al territorio nella sua complessità e non suddividendolo in comparti stagni.
Il Piano sposta inoltre “l’asse della tutela ambientale dai vincoli alla gestione attiva, per proporre politiche attive di intervento e non semplici misure di vincolo”. Dove la natura, ad esempio, è stata violata, come nel caso delle cave, va rigenerata da una progettualità innovativa e di rispetto.
Infine si sottolinea la necessita di instaurare un dialogo e interazione coi piani locali per la creazione di collaborazioni con Comuni, Provincia e Consorzi di bonifica.
“Il piano ambientale è stato utilizzato soprattutto per il rispetto di regole e vincoli e non per la progettualità d’insieme – sottolinea Gianni Sandon, autore tra l’altro di numerosi libri sui Colli Euganei -. Andrebbe ripreso, visto, discusso e revisionato anche nei punti meno attuali, per portare i Colli Euganei verso la strada giusta di sviluppo sostenibile”.
Uno sviluppo sostenibile necessario per rispettare e conservare questo habitat unico, ricco di storia e vita.
Barbara Grosoli, Redazione Ecopolis