Buoni Ordinari emessi dal Comune: un’idea per finanziare l’acquisto pubblico del Basso Isonzo grazie ai risparmiatori

consumo suolo basso isonzoHo letto con grande interesse l’appello di Sergio Lironi al Comune affinché si attivi ad acquisire l’area ex Ira, cuore del futuro Parco del Basso Isonzo, oggi posto in vendita in trattativa privata, con il rischio che vengano costruiti 70 nuovi appartamenti per complessivi 30.000 nuovi mc.

Paventando la possibile risposta “ottima idea, ma non ci sono i soldi” suggerisco al Comune di valutare la possibile emissione di Buoni Ordinari del Comune (BOC), per finanziare l’acquisto – e magari anche un primo stralcio attuativo del Parco del Basso Isonzo – dei 37.000 mq in vendita.

I BOC sono nati a seguito della Legge 724/1994 (art. 35 e seguenti), per riconoscere agli enti locali la facoltà di emettere titoli obbligazionari al portatore con l’unico vincolo che ogni emissione deve essere subordinata alla realizzazione di un’opera pubblica ben definita (non può quindi essere impiegata per le spese correnti o per altra opera pubblica).

Il taglio minimo dell’emissione è di un milione di euro, mentre le cedole possono essere fisse o variabili. L’imposta sostitutiva applicata sia agli interessi, sia al capital gain (differenza tra il prezzo di vendita/rimborso e il prezzo di acquisto/emissione) è del 12,50%. L’emissione deve avvenire alla pari e il rendimento effettivo lordo al momento dell’emissione può essere superiore al massimo di un punto rispetto a quello lordo dei titoli di Stato emessi nel mese precedente. Vi sono altri vincoli, che qui non interessa esaminare, e che in ogni caso non riguardano lo specifico Comune di Padova.

La durata dei BOC deve essere compresa tra 5 e 20 anni. Tali strumenti non sono assistiti da nessuna garanzia a carico dello Stato, pertanto la legge stabilisce criteri precisi per il rimborso, come la delegazione di pagamento, che danno la massima garanzia ai risparmiatori. I BOC possono essere quotati in Borsa: è sufficiente che l’ammontare del prestito superi una determinata soglia minima e che le obbligazioni siano collocate tra almeno 200 sottoscrittori. 

Supponiamo ora di simulare l’uso dei BOC nel caso del Basso Isonzo. Siamo nel 2018 e il Comune di Padova decide di investire 3,5 milioni di euro nell’acquisto  –  a prezzo ulteriormente scontato rispetto alla richiesta attuale dell’ex-IRA, basta farsi valere in fase di trattativa  – dei 37.000 mq in vendita e nella realizzazione di un primo stralcio del Parco del Basso Isonzo.

Invece di procedere all’accensione di un mutuo, il Consiglio Comunale sceglie di emettere Buoni Ordinari Comunali a 10 anni con rendimento dell’1,40% (decisamente buono per l’ente debitore e favorevole anche per i sottoscrittori). L’emissione potrà coprire in tutto o anche solo in parte l’investimento complessivo previsto di 3,5 milioni di euro.

I cittadini/risparmiatori padovani potranno acquistare i BOC presso i rispettivi istituti finanziari, divenendo in questo modo possessori del debito comunale. Così facendo, questo diventerebbe un debito solo convenzionalmente per i cittadini, i quali non vedrebbero i propri tributi uscire dal circolo economico locale

Il Comune potrebbe disciplinare con apposito regolamento contabile la compensabilità dei BOC con tasse e imposte che esso riscuote, tutelandosi in caso di problemi di solvibilità. Inoltre, se un sottoscrittore, per qualsiasi motivo, volesse disfarsi dei BOC comprati e venderli a un altro soggetto (fisico o giuridico), potrebbe benissimo farlo, in quanto i titoli sono scambiabili.

Non solo:  i cittadini potrebbero controllare da vicino la correttezza e la celerità con cui il Comune impiega il denaro da essi prestato all’Amministrazione.

Mario Breda (ingegnere), a cura della redazione di ecopolis