Secondo i dati ufficiali dell’Ispra risulta che nel 2013 il PM10 prodotto annualmente dalla combustione residenziale (<35 kW) di legna e pellet supera quota 110 kt, ovvero quasi 5 volte superiore a quello prodotto dal traffico.
Di fronte a questa evidenza, secondo AIEL c’è un primo dato che mette in dubbio che le biomasse producano così tanto inquinamento: infatti la stima delle emissioni di PM10 si basa sul presunto enorme aumento (di quasi 7 volte!) del consumo registrato fra tra il 1999 e il 2014; fenomeno che in realtà non c’è mai stato. Se si fa riferimento alla serie storica dei consumi calcolata dal Gse sulla base Istat, l’aumento è contenuto al 16%.
Questo è il primo dato contenuto in un lungo e documentato studio pubblicato da AIEL (a cura di Valter Francescato, scarica qui) con l’obiettivo non di scagionare il settore dalle oggettive responsabilità rispetto all’ancora rilevante contributo alle emissioni di PM10; ma di evitare una lettura distorta della realtà. Ad esempio rispetto alla realistica evoluzione che, negli ultimi vent’anni, ha caratterizzato sia i consumi sia le emissioni di PM10.
Per approfondire la dinamica della produzione di PM10 dalla combustione residenziale di legna e pellet, l’AIEL ha confrontato i dati della Germania, paese con un consumo di legna e pellet simile all’Italia. Anche in Germania, mentre diminuiscono – 45% dal 1997 al 2013 – le emissioni da traffico stradale, la combustione del legno tende ad aumentare: nel 2008, per la prima volta, ha superato le emissioni da tubo di scappamento del traffico stradale. Ma se si confrontano le serie storiche dei due paesi sulle emissioni di PM10 da legno, il dato italiano risulta 4,5 volte superiore – 110 kt contro 25 kt – a quello tedesco.
AIEL, per spiegare un dato così difforme tra due paesi con consumi simili, avanza una ipotesi: la differenza tra Italia e Germania nella quantificazione del PM10 prodotta dal traffico stradale, laddove si aggiunge, o meno, la componente della risospensione delle polveri prodotta dal traffico. L’interrogativo dell’AIEL è preciso: come mai nei dati ufficiali italiani, anche a scala regionale, nel caso del traffico non si tiene conto di tutte le componenti che contribuiscono alla produzione di PM10?
Per dimostrare che serve un approfondimento, AIEL ha confrontato i dati di consumo ed emissioni di PM10 di Austria e Veneto. Anche in questo caso emergono evidenti differenze. L’Austria, con un consumo residenziale di 4,4 Mt di biocombustibili legnosi, ha prodotto nel 2013 8,7 kt di PM10; mentre in Veneto, l’Arpav nel 2013 ha stimato un consumo di legna e pellet di 1,87 Mt ed una produzione di 10,4 kt di PM10.
Una tale disparità di risultati fra paesi omogenei impone, secondo l’AIEL, un’attenta analisi delle metodologie usate e probabilmente una completa rivalutazione di tutto il fenomeno.
Negli ultimi sette anni sono aumentate di 76.822 unità le stufe a pellet che in gran parte dei casi hanno portato alla sostituzione di vecchi modelli a legna, per lo più obsoleti e poco performanti.
Se si può affermare che l’innovazione tecnologica può ridurre in modo significativo la produzione di PM10, è scontato che la combustione domestica del legno è una sorgente primaria rilevante e diffusa di PM10: ma lacune e discrepanze fra i vari studi dimostrano che è sempre più necessario costruire serie storiche dei consumi e delle emissioni molto più coerenti e precise per mettere in campo efficaci politiche ambientali ed energetiche.
L’aspetto grave è che queste distorsioni, disorientano i decisori politici, portandoli ad assumere provvedimenti che in taluni casi rallentano il turnover tecnologico e la riqualificazione del parco installato, cioè il processo di miglioramento della qualità dell’aria, e che in altri parificano banalmente tutti gli strumenti di combustione senza tener conto della materia prima usata e delle differenze di rendimento e di emissione.
Allo scopo di promuovere e supportare l’efficientamento del settore e una consistente riduzione del suo contributo alla produzione di PM10, L’AIEL propone al Governo e alle Regioni l’urgente attivazione di dieci concrete misure di riduzione che, se implementate strutturalmente, potrebbero in pochi anni, dimezzare il contributo della combustione residenziale del legno alle emissioni di PM10.
sintesi a cura di redazione ecopolis
studio a cura di Valter Francescato e altri da Agriforenergy 2/2016(scarica qui)