La comunità si cura da sé e va in rete: in arrivo la Social Street a Padova

social-street_padovaSocial Street: la solidarietà va in rete: un convegno per portare all’attenzione generale un nuovo modello di comunità di quartiere in grado di instaurare e gestire, attraverso una quotidianità condivisa, un sistema di potenziali relazioni di natura solidale.

Il convegno si è svolto il 31 maggio 2017 nell’Aula Nievo del Bo ed è stato organizzato dalla Consulta femminile del Comune di Padova. Tra i relatori, il Direttore del Centro Servizio Volontariato di Padova, Alessandro Lion, e la Responsabile dell’unità complessa dell’AulSS6 Silvana Bortolami.

Tra le esperienze presentate, ce n’è anche una padovana, che nasce dalla ulteriore collaborazione tra CSV e Università di Padova.

Si tratta di Comunità che si cura, un progetto nato nel 2015, grazie al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con il coinvolgimento anche del Comune e diverse associazioni locali. L’obiettivo è il miglioramento della qualità della vita dei residenti nel territorio della nuova AUlss, con particolare riguardo alla fascia di popolazione anziana o debole, bisognosa di cure e assistenza, e le relative famiglie.

Al centro del progetto c’è la creazione di una rete locale di volontari di comunità, “guide informali” che mettano in collegamento gli utenti con le risorse offerte sul territorio. Si tratta di persone la cui competenza specifica nasce dalla partecipazione alla comunità di appartenenza. Fondamentale è dunque il loro inserimento nel tessuto territoriale locale e la possibilità di lavorare in team e a stretto contatto con gli operatori professionali. 

Nella sua prima fase, il progetto ha visto un forte impegno in formazione e comunicazione: più di 140 persone formate e più di 10.000 volantini distribuiti in farmacie, studi medici e negozi, insieme a uscite sulla stampa, attivazione di sportelli e convegni. Sul sito www.comunitachecura.it è possibile trovare informazioni pratiche ma anche racconti e testimonianze.

Tra il 2016 e il 2017, oltre ad aver affrontato moltissimi casi, il progetto si è aperto alla sperimentazione di modalità diffuse, innovative, più appetibili e agili, per allargarne la risposta: si va da azioni gentili per risvegliare la città all’apertura di nuovi sportelli territoriali fino allo studio di un’App.

Il coinvolgimento degli esercizi commerciali è un altro importante aspetto che l’iniziativa si propone di sviluppare. L’obiettivo è preparare anche gli esercenti ad affrontare situazioni di bisogno sociale, avviando la creazione dei punti naturali ai quali i cittadini si potrebbero rivolgere. Ad esempio, la cassiera di un supermercato potrebbe osservare se l’abituale cliente ha difficoltà di tipo motorio o cognitivo e potrebbe richiedere la verifica da parte dei volontari di comunità.

Per garantire continuità al progetto l’idea è quella di sperimentare anche a Padova il fenomeno Social Street, che ha origine dall’esperienza del gruppo Facebook Residenti in Via Fondazza – Bologna iniziata nel settembre 2013. L’obiettivo è quello di socializzare con i vicini di casa al fine di instaurare un legame, condividere necessità, scambiarsi professionalità, conoscenze, portare avanti progetti collettivi di interesse comune e trarre quindi tutti i benefici derivanti da una maggiore interazione sociale. Per raggiungere questo obiettivo a costo zero Social Street utilizza la creazione dei gruppi chiusi di Facebook

Il progetto Social Street, dunque, avrebbe tra i suoi obiettivi anche la promozione di un utilizzo più consapevole di internet, e in particolare dei social network che, se adeguatamente utilizzati, possono contribuire ad agevolare la nascita di nuovi legami di buon vicinato, di ascolto e dialogo reale tra persone.

Francesco Tosato e Annalisa Scarpa – redazione di ecopolis