Il Primo maggio 2024 celebriamo la festa del lavoro: una giornata di lotta per dire basta alle stragi del lavoro
Il tema non è per nulla banale e interroga su cosa è capitato negli ultimi decenni al lavoro ridotto a una merce da consumare per realizzare profitti per pochi a danno del benessere economico e sociale di molti.
Il lavoro ha perso progressivamente ogni anno diritti, riconoscibilità sociale, valore economico della prestazione, sicurezza e stabilità. Anche lavorando cresce il numero di persone povere.
La lunga catena autorizzata degli appalti senza norme e controlli (cosiddetti appalti a cascata) e la condizione di precarietà (si veda al riguardo la lunga lista di tipologie di lavoro concesse per legge) sono la base ideologica per un negozio disuguale tra chi dà e chi cerca lavoro con il risultato tutto pendente a favore dei datori di lavoro.
Per queste ragioni non è più accettabile il fatto che la strage degli operai diventa notizia solo se muoiono in tanti e comunque lo è per breve tempo sino alla disgrazia successiva,.
Non si tratta di tragica fatalità ma sempre di omicidi sul lavoro. Il lavoro debole (si veda l’esplosione unica nel mondo del lavoro parasubordinato esistente in Italia) di diritti e sfruttato è la piattaforma ideale per la condizione di subalternità che genera insicurezza e infortuni mortali sul lavoro.
Il rapporto mensile dell’Osservatorio CGIL Veneto sullo sfruttamento lavorativo mette bene in risalto che la strage quotidiana di lavoratori è il risultato da pagare per la bassa via italiana e veneta dello sviluppo basato sullo sfruttamento intensivo dell’uomo lavoratore e dell’ambiente.
Abbiamo pubblicato i primi 2 annuari (2022-2023) dello sfruttamento lavorativo in Veneto, corredato da centinaia di fatti, descritti con rigore scientifico che prendono in esame: morti e infortuni gravi sul lavoro; lavoro nero; caporalato e riduzione in schiavitù delle persone; truffe agli enti pubblici dello Stato per il mancato pagamento di contributi previdenziali e tasse e violazioni delle leggi sull’immigrazione; discriminazioni di genere e altre violazioni dell’art. 3 della Costituzione.
Quello che colpisce anche il lettore meno attento è la ripetitività delle tipologie classiche delle morti sul lavoro e degli infortuni gravi e gravissimi. Il triste primato rimane al settore edile (le cadute dall’alto) in assenza o carenza di ponteggi adeguati, di disposizioni di protezione individuale (DPI), di strumenti e attrezzature attive e passive consone alla sicurezza. Seguono altri settori a rischio in agricoltura (ribaltamento di trattore), nella logistica dei trasporti (schiacciamento ad opera di muletti e mezzi in movimento) e per finire tutto il settore manifatturiero (macchine senza o con carenti protezioni). Non mancano poi ogni anno casi frequenti di morti per il lavoro in ambienti angusti pieni di gas, sia che si tratti di cisterne destinate allo stoccaggio vinicolo sia di stive di navi e container.
Rimangono poi le piaghe secolari del lavoro nero, del caporalato e del razzismo nella nostra Regione, che con sorpresa degli osservatori, sono a livelli paragonabili con tutte le altre regioni italiane. Nulla di virtuoso e civile in questa condizione troppo estesa di sfruttamento lavorativo.
La piaga delle morti sul lavoro si può e deve sconfiggere dando dignità sociale ed economica a chi è costretto a lavorare per vivere.
La base sono sempre ambienti dignitosi fatti da prevenzione mirata all’infortunio zero nei luoghi di lavoro. Per questo serve: più formazione mirata e specialistica rivolta ai lavoratori; la fornitura di mezzi e strumenti di protezione senza lesinare risorse; promuovere la reale partecipazione dei lavoratori ai processi produttivi e all’organizzazione del lavoro; più ispezioni da parte degli enti pubblici come reale deterrenza a comportamenti disonesti e intollerabili verso le imprese e la società; più sanzioni che riducano il potenziale e la convenienza a violare le norme contrattuali e legislative di tutela del lavoro.
È quindi necessario operare per garantire un salario minimo dignitoso e per l’applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) firmato dalle Organizzazioni sindacali più rappresentative a tutta la filiera degli appalti; si fissino nelle gare pubbliche e private condizioni fondamentali per cui la ditta capofila di Consorzi e Associazioni Temporanee d’Impresa (ATI) sia depositaria di uomini e mezzi anche patrimoniali per svolgere direttamente l’opera della competizione tra imprese e si definisca una fattispecie legale dell’omicidio sul lavoro al pari di quanto fatto per l’omicidio stradale.
Senza il ritorno della centralità sociale che premi imprese capaci e oneste (il cosiddetto bonus reputazionale) abbiamo imboccato la via dell’incremento di illegalità diffusa e di accettazione supina dei rischi da far pagare ai lavoratori per la competizione globale.
Per questo diventa importante ogni azione, tra cui va annoverata la raccolta di firme per la proposta di legge CGIL sul ripristino di diritti fondamentali per chi lavora, per spezzare le catene dello sfruttamento lavorativo. Buon primo maggio 2024 di riflessione e di lotta.
Per chi desidera saperne di più per approfondire la materia
https://www.cgil.veneto.it/osservatorio-legalita/rapporti/
Ilario Simonaggio, Dipartimento Legalità CGIL Veneto