Non siamo tutti sulla stessa barca, anche se stiamo attraversando tutti la stessa tempesta. Il virus colpisce chiunque, non fanno che ripetercelo, senza fare distinzioni né rispettare frontiere.
Eppure c’è molta differenza tra chi ha potuto affrontare la quarantena o la malattia in una casa adeguata a una lunga permanenza, tra chi ha potuto rinunciare a lavorare senza risentire immediatamente delle conseguenze economiche e chi invece con la pandemia ha perso ogni sostegno materiale e morale. Sembrano ovvietà ma non lo sono: basti pensare alla categoria dei riders, tra i lavoratori in assoluto meno tutelati, eppure sono tra coloro che non hanno mai smesso di prestare servizio durante l’emergenza.
“La crisi provocata dall’epidemia di COVID-19, sta mettendo a nudo le disuguaglianze socio-economiche nella società, e potrebbe aggravarle nel prossimo futuro. Il virus è un fattore di rischio soprattutto per coloro che si trovano all’estremità inferiore della distribuzione del reddito”, scrive l’esperto di Politica Economica Enrico Bergamini, mostrando come i rischi siano legati sia alla situazione lavorativa che a quella abitativa e prendendo ad esempio il caso della città di Torino. La sua ricerca è tra i documenti messi a disposizione dal Forum Disuguaglianze e Diversità (potete leggerla qui), un think tank con la missione di “avanzare proposte per aumentare la libertà sostenibile delle persone e ridurre le disuguaglianze”.
Il forum è formato da otto organizzazioni di cittadinanza attiva (oltre a Legambiente, Fondazione Basso, ActionAid, Caritas Italiana, Cittadinanzattiva, Dedalus Cooperativa sociale, Fondazione di Comunità di Messina, Uisp) e un gruppo di persone, membri delle otto organizzazioni, ricercatori e accademici.
Per fare chiarezza sulla correlazione tra i rischi sanitari, economici e sociali della Crisi Covid-19 il Forum propone due approcci: “affrontare il presente” (#nessunorestindietro) e “cambiare rotta per un futuro più giusto” (#unfuturopiugiusto) a partire dalle 15 proposte per la giustizia sociale elaborate a marzo 2019 (il rapporto integrale si può leggere qui). I punti salienti sono contenuti in un Promemoria per il dopo firmato dai 9 membri del Gruppo di Coordinamento del Forum.
“Lo shock prodotto dal Covid-19 è violento e fonte di incertezza radicale”. Di fronte a questo shock abbiamo due alternative. Da una parte c’è “l’istintiva ragionevole pulsione” verso un prima basato su normalità e progresso, in cui l’incertezza e l’ansia potranno essere strumentalizzati “per dare nuova forza alla dinamica autoritaria incentrata su sicurezza e identità”. Dall’altra, “la possibilità a cui aspiriamo: un futuro più giusto di prima fatto di maggiore giustizia sociale e ambientale”.
Le azioni concrete e positive di queste difficili settimane dimostrano che si tratta di un obiettivo raggiungibile. Sono 5 le linee strategiche individuate dal Forum: mettere conoscenza e trasformazione digitale al servizio della giustizia sociale e ambientale; orientare e sostenere servizi fondamentali, nuove attività e buoni lavori, prima di tutto nei territori marginalizzati; aumentare dignità, tutela e partecipazione strategica del lavoro, in un nuovo patto con le imprese; accrescere la libertà dei giovani nel costruirsi un percorso di vita e contribuire al futuro del Paese; cambiare, nei fatti, qualità e metodo delle Amministrazioni Pubbliche.
“In una crisi così grave, i parametri del possibile non sono più gli stessi. L’Italia ha le risorse umane, le competenze, le pratiche, la passione sociale e civile per prendere in mano il cambiamento. Un futuro più giusto è possibile.”
– Documento completo scaricabile –
Annalisa Scarpa – Redazione Ecopolis