Ora più che mai ci rendiamo conto che anche nel tranquillo e laborioso Veneto opera un sistema esteso, articolato e radicato di espropriazione dell’ambiente e dei beni comuni a profitto di una cerchia di imprenditori e politici corrotti.
Non basta il pur meritorio lavoro della magistratura e degli organi inquirenti. Non basta l’indignazione. Occorre cambiare pagina e bisogna adottare delle scelte precise.
Per questo l’Osservatorio ambiente e legalità di Venezia di Legambiente ha messo a punto una serie di proposte, raccolte in un Manifesto di 15 punti, che se attuate possono consentire un cambio di rotta nella gestione dell’ambiente e dei beni comuni.
Il sistema della corruzione ha prodotto scelte inutili per la collettività e utili a distribuire risorse tra il ristretto giro dei soliti noti, creando ingiustizia, dilapidando risorse pubbliche e devastando l’ambiente.
A partire dagli enti locali e dalla Regione devono essere presi netti provvedimenti perché i luoghi delle decisioni sui beni comuni divengano case di vetro e che i cittadini possano partecipare alle scelte.
I 15 punti sono azioni concrete che possono essere attuate; partono infatti da strumenti già presenti, come le misure di prevenzione e repressione della corruzione contenute nella legge 192/2012 e nei decreti attuativi. Misure che vanno potenziate ed implementate eliminando situazioni di conflitto di interesse e predisponendo norme sull’inconferibilità e l’incompatibilità di incarichi, escludendo dai vertici politici ed amministrativi soggetti condannati per reati contro la P.A. e per reati satellite.
Vanno inoltre assolutamente escluse le procedure straordinarie per quanto riguarda le grandi opere pubbliche: troppo spesso, infatti, come ha sottolineato anche l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici nel 2009, quello che sembra un sistematico ricorso a provvedimenti emergenziali cela l’assenza di strategie di intervento per la soluzione radicale del problema e porta ad una costante disapplicazione delle norme del codice degli appalti.
Altro grande “nodo” da monitorare è il crescente ricorso al metodo del Project Financing: l’Osservatorio propone a tal proposito una moratoria a livello regionale di questo metodo finché non verranno rivisti totalmente quei meccanismi intrinseci rivelatisi criminogeni.
La corruzione va combattuta però anche alla radice: un valido aiuto può essere dato dall’adozione di processi partecipativi, strumento, questo, che se ben sfruttato consente di rendere la popolazione parte attiva e interessata nelle decisioni che la riguardano. Tutti i cittadini divengono quindi il primo ed importante tassello per la realizzazione di opere condivise e trasparenti: aspetto ben sottolineato nel Manifesto dell’Osservatorio.
La centralità del cittadino va dimostrata anche con la realizzazione di una valutazione economica d’impatto che non consideri soltanto costi e benefici monetari diretti, ma anche costi e benefici sociali, che derivano come conseguenza dalla realizzazione dell’opera nei confronti dell’ambiente e della collettività.
E, sempre a tutela di tutti i cittadini, utilizzatori finali a cui le opere pubbliche sono indirizzate, ci si deve muovere per attivare precisi strumenti di controllo e trasparenza che stronchino la lievitazione dei costi.
Sono stati fin qui citati solo alcuni dei punti del Manifesto, di cui consigliamo a tutti la lettura e l’adesione.
Ciascuno può fare qualcosa diffondendo il Manifesto, parlandone con gli amici e i conoscenti. Le firme raccolte verranno portate in Regione per chiedere che vengano attuate, che si cambi rotta e che le istituzioni diventino davvero la casa dei cittadini e delle persone responsabili.
Puoi approfondire l’attività dell’Osservatorio visitando la pagina web qui.
La corruzione non è qualcosa di distante, è dietro l’angolo, la scrivania a fianco, la porta due stanze piu’ avanti… ma non aspettiamoci “confessioni”, e non pensiamo riguardi solo le grandi cifre e le grandi malversazioni.
Di “piccola corruzione” ce ne è un putiferio.
Certi ambiti ne son corrosi fino alle midolla.
G.