Il 23 giugno presso il PalaSpiller dell’Arcella, Massimo Bitonci ha tenuto il suo primo discorso da neosindaco di Padova e, tra i vari punti del suo programma, vi è anche l’intenzione di ostacolare la pedonalizzazione di via Portello. Tale proposito ha suscitato non pochi allarmi tra i residenti, tant’è che la Presidentessa dell’Associazione Progetto Portello, Lidia Kobal, ha deciso di scrivere al nuovo Sindaco.
Molti sono i buoni propositi del nuovo Primo Cittadino della nostra città: “Il turismo deve essere una risorsa di sviluppo e di lavoro per le future generazioni”, ha detto Bitonci, e per questo “il nostro immenso patrimonio artistico e culturale va rivalutato, protetto e mostrato al mondo”.
Su questo punto non si può che essere d’accordo: il Portello è un quartiere molto antico dotato di una porta rinascimentale, Porta Ognissanti, anche nota come Porta Portello, del 1518, e di vie ricche di palazzi e chiese di grande pregio artistico. Fa quindi parte del patrimonio artistico della città e, se inserito nei percorsi turistici, potrebbe essere fonte di lavoro e guadagno per il quartiere.
Il nuovo sindaco ha ricordato inoltre che “Padova non è solo le piazze del Centro. Padova e la padovanità vivono nei quartieri, troppo a lungo dimenticati e caratterizzati quasi esclusivamente da traffico di attraversamento. Essi mancano di un centro ideale e pulsante, attorno al quale si raccolga la vita economica, sociale e culturale della comunità che li abita e oggi rischiano di diventare dei dormitori, senza servizi, senza negozi di vicinato, senza un’identità”. E’ necessario collaborare allora per “rivitalizzarli, anzitutto individuando una viabilità di circolazione interna, alternativa e distinta da quella di attraversamento, che restituisca loro un’identità residenziale e commerciale” e favorendo “la nascita, in ciascun quartiere, di un “centro ideale” (facendo riferimento alle parrocchie e alle ex sedi di quartiere), con piazze, giardini e percorsi pedonali e ciclabili protetti”.
E’ proprio in quest’ ottica che pare controproducente ostacolare la pedonalizzazione del Portello.
Porta Portello ed il suo ponte sono stati appena restaurati dopo anni di degrado e di incuria. Il risultato tangibile sono tutti quei turisti che passeggiano in via Portello, giunti con il Burchiello lungo la navigazione del Piovego. Essi però devono avere la possibilità di fermarsi in bar e ristoranti con il loro plateatico e su di una via pedonalizzata, che garantisca musica soffusa fino alle 23, ed ospiti eventi di qualità: spettacoli teatrali, letture, racconti legati alle tradizioni popolari padovane e del quartiere, mostre di pittura fotografia, concerti di musica strumentale e molte altre proposte culturali.
I residenti chiedono con forza un mercatino rionale lungo via Portello, un “mercato del disegno e del colore” per far uscire dalle aule le opere che si producono proprio in questo quartiere, dove ci sono due scuole d’arte. Molti chiedono un “mercatino di libri” e la proiezione di film nelle sere d’estate per popolare il quartiere la sera e nei fine settimana.
La pedonalizzazione di un tratto di via Portello favorisce il commercio e la creazione di spazi aggreganti la socialità: permette di rendere gradevole e sicuro l’attraversamento dalla Porta verso il quartiere ma soprattutto permette ai residenti di incontrarsi, conoscersi e confrontarsi.
Lidia Kobal fa dunque appello alla sensibilità del nuovo sindaco affinché permetta ai cittadini di usufruire di uno spazio pedonale adeguato e vivibile per ritrovarsi, organizzare manifestazioni, incontri e di godere del consueto mercato rionale settimanale: le scelte di viabilità devono tenere conto anche del tessuto urbano, delle sue caratteristiche storiche e monumentali.
a cura di Laura Fasanetto, Redazione Ecopolis
E’ bene sfatare una leggenda metropolitana.
Il progetto della “piassa Portello” voluta della precedente amministrazione Zanonato non pedonalizza Via Portello (è una Via, non una Piazza).
E’ evidente, basta andare sul posto a vedere con i propri occhi.
La circolazione delle auto è stata disposta dal centro della via ad un suo lato, il destro guardando la Porta Ognissanti dal Borgo Portello.
Forse inganna il cartello del cantiere lavori. Un abile grafico ha lasciato in chiaro la parte “pedonale”, e coperto con le scritte quella carrabile, creando l’illusione della presunta pedonalizzazione.
Quindi ora quale è il problema?
Che la nuova disposizione voluta dalla giunta Zanonato per l’attraversamento automobilistico di Via Portello crea molti nuovi disagi.
Si volevano risolvere quelli vecchi, ma la soluzione adottata è stata peggiore.
Peccato, perché poteva esserci l’occasione di condividere una azione di valorizzazione del monumento Borgo (Via) Portello fra quanti lavorano e vivono il Portello (persone, associazioni, imprese, ecc.) e l’amministrazione comunale dell’epoca.
Le proposte alternative non mancavano.
Alla nuova amministrazione si suggerisce di portare attorno ad un tavolo gli interessati, per un ragionamento partecipato, senza pregiudizi, ideologie, e volontà imposte dall’alto.
Buongiorno a tutti,
mi associo all’appello di Lidia Kobal esposto nell’articolo a cura di L. Fassanetto.
Mi associo anche, con alcune precisazioni che esporrò, al suggerimento di Ulliana, per un tavolo aperto e partecipato, senza pregiudizi, da parte degli “interessati” che sono, in primo luogo sicuramente i residenti e i commercianti ma anche tutti i padovani che amano la loro città e la vivono: il Portello (come il Prato, come Piazza del Santo, come Piazza dei Signori, come le mura e tutti gli innumerevoli luoghi della nostra storia cittadina) appartiene, con le sue bellezze, anche a loro.
Vorrei anch’io sfatare una leggenda metropolitana: la piazza esiste, esisteva nella accezione toponomastica comune da parte di tutti, da sempre (volete una prova?: alla assemblea pubblica del 23 giugno, ad eccezione del richiamo fatto in apertura, con tanto di cartello “via del Portello”, non c’è stato uno che fosse uno dei relatori negli interventi che si sono susseguiti (ero presente, Ulliana no) che abbia pronunciato il fatidico nome “via del Portello”. Tutti, compresi i contrari alla porta, a dire “piazza del Portello”(!), segno che ormai tale concetto è comunemente e inconsciamente accettato. Se qualcuno ha la registrazione di quell’evento (ne dubito, i giornalisti sono stati allontanati) può controllare.
Piazza Portello era sicuramente un’area di attraversamento (piazza del Santo non lo è? il Prato non lo è forse, perimetralmente carrabile e pedonale all’interno?) ma anche di fermata e di sosta, non solo una via. Voler ribadire pedantemente che quella era la sua unica funzione significa non immaginare altro futuro per uno dei più bei luoghi di Padova che quello vissuto sino ad oggi: un Portello assediato dalle macchine, un borgo antico che vive in funzione esclusiva della presenza universitaria (lavoratori e studenti) pur preziosa, senza speranze di miglior qualità della vita legata (per esempio) ad un turismo sostenibile, intelligente, di qualità che renda alla “piazza” pari dignità rispetto, per es., a Piazza dei Signori, dove cultura, arte, bellezza, spettacolo, comunicazione e incontro si traducano in posti di lavoro, profitto per gli operatori economici e vita migliore per i residenti.
Il borgo del Portello, sorto e sviluppatosi di fronte alla “nuova” porta Ognissanti a partire dal 1518, era stato concepito sin dall’inizio come spazio aperto con funzioni militari e non solo come via d’accesso: nello slargo, qui, come a Santa Croce, lo spazio era importante per la raccolta e la rassegna delle truppe, per le c.d. “mostre” che periodicamente i capitani eseguivano per selezionare e ingaggiare le truppe (le più importanti avvenivano in Prato della Valle). Se la memoria non mi inganna, Marino Sanudo ed altri danno indicazioni precise su questo: il Rusconi le riprende. Ricordiamo poi la funzione essenziale della porta e del borgo-piazza come principale luogo di rappresentanza politica e ricevimento diplomatico delle autorità in arrivo, perfettamente funzionale alle funzioni scenografiche (parate) imposte dalla diplomazia (come quelle che accompagnarono l’arrivo della regina di Polonia, Bona Sforza).
Io sogno un Portello degno del suo passato, per un futuro migliore per tutti.
Grazie infinite
Adriano Menin
Scusate,
correggo la data dell’incontro pubblico richiamato: 26 giugno, via Loredan, presente il neo-sindaco Bitonci.
Adriano Menin
Se l’amico Ulliana ritiene che l’attuale progetto non crei una vera pedonalizzazione, potrebbe forse sfruttare la corsia preferenziale del suo rapporto privilegiato con il neo-sindaco, proponendo di chiudere anche il tratto di strada che affianca l’area pedonale, in modo da pedonalizzare totalmente via del Portello, fino all’incrocio con via Marzolo. Sarebbe, dal mio punto di vista, una soluzione fantastica. Del resto farebbe specie immaginare che gli Amissi del Piovego, un’associazione ambientalista, si schierino a favore del traffico automobilistico.
Purtroppo, le citate proposte alternative non prevedevano nessuna pedonalizzazione, almeno a vedere da quanto riportato sul sito di Bitonci (bonifica delle mura e rimozione delle vegetazioni infestanti). Proposte riprese esattamente dai volantini degli “Amici di via del Portello”, ennesima incarnazione dei soliti noti schierati contro la “piassa”.
Il discorso va al di là della pedonalizzazione. Ci sono in gioco due idee contrapposte di Portello. La prima è quello di un Portello chiuso, come le serrande costantemente serrate, sopra lo striscione “no piassa”. Un Portello dove “non dovrebbe esserci spazio per associazioni di volontariato, in quanto non portatrici di profitto” (parole di una delle organizzatrici dell’incontro con il sindaco). Un quartiere dormitorio, dove gli universitari sono benvenuti solo finché si può spremere moneta dalle loro tasche.
La seconda idea è quella di un Portello aperto, alla socialità, al dialogo, agli scambi interculturali, all’arte. E chiuso soltanto al traffico automobilistico. Del resto lo aveva detto anche Bitonci in chiesa: “Apriamo le porte della città. Apriamo i nostri cuori”. Speriamo che il sindaco non voglia ricredersi.