L’abnorme accusa di associazione a delinquere per il gruppo locale di Ultima Generazione infiamma il dibattito pubblico, rischiando di far passare in secondo piano la crisi climatica
Ha suscitato un certo clamore, anche a livello nazionale, la notizia dell’indagine della Digos di Padova sul gruppo locale di Ultima Generazione che ha portato il pm Benedetto Roberti a formulare l’ipotesi di reato di associazione a delinquere.
Gli episodi contestati, già ampiamente raccontati dalla stampa, si riferiscono ad azioni svolte in città tra la primavera e l’autunno dello scorso anno e vanno dall’ostacolo del traffico stradale al deturpamento di beni culturali.
Anche considerando il fatto che non sono pubblici tutti i dettagli dell’indagine, il capo di imputazione utilizzato appare però quantomeno sproporzionato, se non intimidatorio, rispetto alle azioni portate avanti dal collettivo di giovani, che viene così messo sullo stesso piano di mafiosi e terroristi, anche rispetto alle conseguenze che le loro azioni hanno provocato.
Nulla è infatti stato danneggiato irrimediabilmente, nessuno è stato ferito, così come non è stato nemmeno compromesso il regolare svolgimento degli eventi in questione. E non per un caso fortuito, semplicemente perché tali metodi non fanno parte dell’agire del collettivo. La richiesta ai Governi di mettere in atto in tempi brevi politiche radicali per contrastare la crisi climatica si basa infatti su azioni di disobbedienza civile, che quindi non prevedono forme di violenza alcuna.
Il messaggio rivolto ai decisori politici è però scomodo, in quanto svela la reticenza del mondo politico e amministrativo a considerare prioritaria la questione ambientale e climatica, ma lo è anche per molte persone, perché indirettamente mette in discussione lo stile di vita, individuale e collettivo. Sintetizzando, il messaggio che Ultima Generazione cerca di lanciare è che non possiamo permetterci di ignorare il problema della crisi climatica e continuare a vivere come se nulla stesse avvenendo.
Sull’efficacia o meno delle modalità di comunicazione di tale messaggio, nell’ultimo anno si è molto dibattuto, seppur in un clima di confronto spesso avvelenato da toni fortemente accusatori e modalità volte a screditare il collettivo, additato un po’ troppo superficialmente di essere incoerente per via delle modalità utilizzate: “chiedete di salvare l’ambiente imbrattando il nostro patrimonio storico?”.
Gli incoerenti però non sono loro. Proprio le azioni di Ultima Generazione hanno semmai avuto il merito di squarciare il velo di incoerenza che sovrasta certa parte dell’opinione pubblica, del mondo politico e produttivo, che inorridisce alla visione delle mura di un palazzo storico colorate di vernice lavabile o solidarizza con gli automobilisti bloccati per dieci minuti in tangenziale, ma non fa altrettanto nei confronti del disastro ecologico e climatico che sottovaluta, non vede o finge di non vedere. Ed è un merito che non andrebbe sottovalutato.
Se proprio dobbiamo trovare dei limiti, non colpe, alle azioni di Ultima Generazione, forse risiedono nel fatto che in un sistema mediatico fortemente orientato alla spettacolarizzazione e polarizzante, le reazioni provocate rischiano di far passare in secondo piano il messaggio. il rischio che la forma sovrasti il contenuto esiste. Inoltre, al pari degli altri movimenti per il Clima, il concentrarsi quasi esclusivamente nel cambiamento delle politiche dei Governi e dei grandi del Pianeta, nasconde troppo l’importanza del cambiamento negli stili di vita e di come questi si possono tradurre anche in un cambiamento della classe dirigente. In una fase storica così delicata abbiamo bisogno di ogni sforzo possibile per cambiare passo sulle politiche ambientali.
Francesco Tosato, Vicepresidente Legambiente Padova
(Foto dal sito di Ultima Generazione)