Don Dante Carraro direttore di Medici con l’Africa Cuamm ci ricorda che l’Africa ha bisogno della nostra attenzione.
Per molti mesi i media, i dibattiti politici e i confronti pubblici hanno concentrato l’attenzione sul tragico conflitto esploso in Ucraina per molti comprensibili motivi: le popolazioni coinvolte ci sembrano molto vicine per l’ubicazione territoriale, come per numerosi interessi economici e culturali. Purtroppo questa nuova emergenza ha allontanato dai radar tante situazioni di povertà, di ingiustizia sociale e di violenza che spesso dimentichiamo e che sono “lontane” solo apparentemente. Emblematico è il caso dell’Africa.
Le ripercussioni della guerra in Ucraina, infatti, sono particolarmente pesanti per i paesi più poveri. Economie che si stavano faticosamente risollevando dalla miseria sono ripiombate indietro di anni. La speculazione sui prezzi del grano e dell’energia ha provocato un aumento dei casi di malnutrizione infantile in Africa. Questa grave situazione ha spinto recentemente Medici con l’Africa Cuamm, organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane, a lanciare una campagna di raccolta di fondi chiamata Quello che non si vede
Spesso associamo l’Africa a migranti disperati in fuga su imbarcazioni di fortuna, a situazioni di guerra civile, di miseria e di corruzione. Eppure l’Africa, questo continente sconfinato non è soltanto questo, come spiega don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm. Anzi, come appare evidente nel suo ultimo libro Quello che possiamo imparare in Africa scritto con Paolo Di Paolo, l’Africa ha anche grandi risorse, soprattutto risorse umane.
Quello che possiamo imparare in Africa (Laterza, 2021) è un libro denso di spunti di riflessione, di ricordi e di considerazioni, che ci restituisce il respiro, l’impegno concreto, le difficoltà e le ricchezze dell’esperienza di Medici con l’Africa Cuamm, un’avventura che vede medici e volontari a fianco di famiglie, comunità e villaggi in Africa da 70 anni.
Per quanti collaborano a iniziative e progetti stare a fianco, essere con l’Africa, stare con l’Africa significa condividere la vita a partire da situazioni concrete, anche compromettendosi e mettendo in discussione schemi fissi e abitudini. La cooperazione è prima di tutto relazione alla pari, basata sulla fiducia e sul rispetto. Richiede tempo, capacità di adattamento, studio, metodo e pazienza, però consente arricchimento reciproco e crescita per chi offre aiuto e per chi lo riceve. Gran parte dell’impegno di Medici con l’Africa Cuamm consiste nel rafforzare sistemi sanitari e nel formare medici e operatori sanitari, in modo che paesi, istituzioni, comunità e singoli concorrano a assicurare il diritto alla salute a tutti in autonomia, senza dipendere solo da aiuti esterni.
Come abbiamo sperimentato durante la pandemia, la vera posta in gioco per il futuro è la salute globale, un bene prezioso e fragile. Un virus può superare facilmente barriere geografiche, economiche e culturali e paralizzare città, paesi, economie, scambi commerciali. Il Covid-19 ha rivelato a ciascuno il nostro essere precari, vulnerabili e interdipendenti. La salute di ognuno dipende da molti fattori: la società in cui viviamo, il cibo di cui ci nutriamo, le condizioni in cui lavoriamo, l’ambiente in cui siamo immersi. Quindi non è possibile sconfiggere una pandemia globale senza assicurare l’accesso ai vaccini e alle cure a tutti, anche alla popolazioni più svantaggiate. Ogni Paese dovrebbe farsi carico dei meno abbienti perché “senza un efficiente servizio sanitario pubblico, che abbia a cuore tutti, anche i più poveri non c’è salute e non c’è sviluppo, neanche economico. Siamo tutti più fragili e impreparati ad affrontare le grandi sfide (…) Negli ultimi anni, la forte riduzione della spesa pubblica nel servizio sanitari, accompagnata da una diffusa privatizzazione dei servizi, ad ogni latitudine del pianeta, Africa inclusa, ci ha reso incapaci di organizzare una adeguata vigilanza e di prevenire eventi catastrofici, come la recente pandemia ha dimostrato”.
Non solo: la tutela della salute, la prevenzione di possibili epidemie di origine zoonotica – trasmesse, cioè dagli animali agli uomini – non può prescindere dalla salvaguardia e dal rispetto del dell’ambiente, della biodiversità e degli habitat naturali di molte specie animali.
La grande risorsa dell’Africa è nelle mani dei suoi abitanti, in gran parte giovani (il 70% della popolazione). Pur in mezzo a tante difficoltà e a tanto dolore, portano con sé tanta vitalità, energia e resilienza, un’energia che può dare frutti molto buoni se ben indirizzata. Come racconta con entusiasmo e commozione don Dante Carraro, molti di loro, volontari, studenti di medicina, operatori sanitari o medici, scelgono di restare in Africa e di contribuire attivamente allo sviluppo del loro Paese. Nel silenzio, con mezzi poveri, con tanta intelligenza e creatività, molti stanno costruendo insieme l’Africa che verrà : “Insieme coltiviamo giorno dopo giorno concretamente e tenacemente quel sogno, il sogno di un’Africa finalmente libera, protagonista di sé stessa, capace di trasformarsi in una risorsa preziosa, intelligente, viva e utile al pianeta”.
Silvia Rampazzo, redazione Ecopolis
(Foto di Matteo de Mayda)