NO DELL’ITALIA ALLA NATURE RESTORATION LAW

Approvato l’accordo UE per il ripristino degli habitat degradati, ma i voti contrari non sono stati pochi e il testo è ancora da completare

 

 

Approvato l’accordo sulla legge per il ripristino della natura (Nature restoration law), ed è un passo molto importante per l’Europa e gli Stati membri, un pezzo di terreno vinto contro i negazionisti del Green deal. L’adozione di questo accordo è un risultato considerevole e pone obiettivi di grande importanza da raggiungere entro il 2050 e riguarda molte delle strategie per la tutela della biodiversità e del ripristino delle aree naturali degradate. In particolare si prevede il recupero di almeno il 20% delle terre emerse e il 20% degli ecosistemi marini della Ue entro il 2030, per arrivare entro il 2050 al ripristino di tutti gli ecosistemi terrestri e marini. Questa vittoria però non è stata ottenuta con l’unanimità dei voti e sono state mosse critiche al testo della direttiva.

Il voto contrario alla Nature restoration law, è arrivato da: Italia, Olanda, Austria, Belgio, Finlandia, Polonia e Svizzera, mentre 20 voti sono stati a favore. La direttiva generale è stata quindi approvata, ma c’è ancora molto da decidere e discutere prima che il testo definitivo venga approvato. Già inizialmente il Ministro Pichetto Fratin ha espresso insoddisfazione verso il testo che, a parer suo, non garantiva le adeguate garanzie di efficacia ed applicabilità. Questa affermazione già fa intendere che si tratta di un’opposizione più politica e ideologica che di reale interessamento al testo dell’accordo, dato che ancora si trattava di una prima stesura. L’Italia si schiera quindi contro la maggioranza, mostrando ancora una volta disinteressamento per uno dei problemi più importanti del nostro tempo.

Il testo dell’accordo non è ancora stato completato e sarà ancora lungo il processo per arrivare ad una versione definitiva della legge che verrà approvata da tutti, ma di questo passo sarà una vittoria al ribasso, dove un accordo già non ambizioso come si vorrebbe subirà ulteriori tagli per piegarsi al volere di tutti i Paesi in nome dell’equilibrio politico e della flessibilità.

Questo accordo potrebbe essere più ambizioso, considerate le terribili condizioni dell’80% degli habitat europei e per renderlo efficace andrebbe messo in atto un rafforzamento dei regolamenti e stabilire un approccio giuridico più vincolante, che ponga le basi per interventi reali e ben costruiti, invece che lasciare questi progetti alla mercé di volontà mutevoli e interventi saltuari e approssimativi.

Sofia Brendolin, Redazione Ecopolis