Memoria e responsabilità

memoriaIl 25 aprile #iorestoacasa, ma non ne sono contenta. Serve senso di responsabilità, non ignoranza, ma ancora una volta – forse- saranno i bambini a mostrarci che il re è nudo.

 

Quest’anno il 25 aprile lo ricorderemo cantando Bella ciao sul balcone di casa. Niente discorsi e poca retorica anche se quella, da tempo, ce la siamo scordata grazie a chi ogni anno (da anni) cerca di trasformare le celebrazioni della Resistenza in un contenitore che ricorda i caduti in guerra negando così il fondamento della nostra Carta Costituzionale.

Una Carta che in questi giorni in realtà sembra essere diventata carta straccia, situazione  che tutti noi, tacitamente, abbiamo accettato in nome della salute pubblica. Oggi le regole imposte ci tolgono libertà essenziali e impongono controlli che spesso appaiono esagerati.

“La campagna del governo #iostoacasa sarà ricordata come un esempio da scuola di come in pochissimo tempo, ignoranza e paura possono cancellare il patto di mutua ragione tra cittadino e istituzioni. Di fronte alla minaccia del virus e il rischio del collasso del sistema sanitario, il governo ha proceduto, a partire dal 21 marzo a una campagna di quarantena basata sull’hashtag #iostoacasa convincendo milioni di italiani che stare il più a lungo possibile nel chiuso delle loro abitazioni è l’unica strada possibile per fermare la avanzata del virus. – scrive Riccardo Manzotti, professore di filosofia teoretica allo Iulm di Milano-  Questo è ovviamente falso. Altri hastag, molto più precisi e dettagliati, come #iostoatremetri o #iostodasolo, sarebbero stati molto più onesti e, nella misura in cui sarebbero stati più sostenibili, sarebbero stati anche molto più efficaci. Purtroppo, il governo ha invece scelto di fondare la sua campagna su un diktat approssimativo e dannoso”.

Così non possiamo passeggiare o correre su un argine, attraversare un “confine” comunale, andare in montagna o al mare o in campagna,  compiere i 10mila passi quotidiani che “prima del coronavirus” erano quasi un obbligo. Gli anziani e i più fragili sono diventati invisibili e i bambini sono prigionieri. Restano in pista  “gli adulti” che hanno valore solo se lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Tutti gli altri costretti in un limbo che somiglia all’inferno. Se poi sei donna stai anche rischiando la mistica della femminilità con quel che ne consegue in perdita di diritti (non solo delle donne!).

Chiamare il 112 perché qualcuno sta correndo o multare un ciclista perché non indossa i guanti appare un gesto meschino più che un’azione di repressione di un comportamento “sbagliato”. Il fatto è che non abbiamo alcun controllo della situazione perché questa è assolutamente nuova e senza esperienza diventa difficile individuare immediatamente la soluzione migliore. Agire la paura, nel migliore dei casi, è da irresponsabili: non possiamo essere martellati giorno e notte da dati, grafici e tendenze assolutamente incomprensibili perché fuori da qualsiasi paradigma. Serve consapevolezza per poter agire con senso di responsabilità. Anche gli annunci sparati a seconda della convenienza o le scelte basate sui bisogni di un solo pezzo della società civile sono devastanti.

Oggi, conclude Manzotti, “il patto non è più basato sulla ragione e sul rispetto reciproco tra persona e istituzione, ma sull’interesse e la paura. E la superstizione ne è il naturale collante. #iostoacasa esprime il fallimento della libertà e della democrazia». Come ne usciremo?

Il 25 aprile possiamo passarlo virtualmente anche a casa Cervi

 

Donatella Gasperi – Direttore Ecopolis