Questa è l’Europa che vogliamo.
Il 14 marzo scorso il Parlamento Europeo a larga maggioranza ha approvato il Pacchetto economia circolare, che apre la strada verso una politica europea finalmente in grado di trasformare l’emergenza rifiuti in una grande opportunità economica ed occupazionale.
Il rapporto adottato – grazie all’impegno della relatrice Simona Bonafè – migliora considerevolmente la proposta del 2015 fatta dalla Commissione Europea, in particolare per quanto riguarda i target di riciclaggio al 2030 innalzati al 70% per i rifiuti solidi urbani ed all’80% per gli imballaggi e riducendo al 5% lo smaltimento in discarica (la proposta dell’esecutivo concedeva un 10% di interramento), e dimezzando lo spreco di cibo.
Obiettivi che per molti Paesi europei risultano impegnativi, quindi significativi per innescare un circuito virtuoso. Oggi, in media, in Europa il riciclo dei rifiuti urbani arriva al 44%, vicino all’obiettivo comunitario del 50% entro il 2020, ma in ben 10 Paesi si mantiene sotto il 20%.
Per gli imballaggi la percentuale sale complessivamente al 65%, ma la situazione è molto diversificata: all’82% del vetro corrisponde un deludente 40% riferito alla plastica. Tale dato rappresenta una vera sfida per l’industria del riciclo, ma soprattutto per l’industria che produce i contenitori senza preoccuparsi del loro fine vita. Ci sono Stati molto vicini all’obiettivo dell’80% come il Belgio (79%), la Germania e la Svezia (72%), grazie soprattutto al riciclo di carta e vetro, mentre l’Italia è al 67%, non proprio vicina al target posto dal Parlamento.
L’obiettivo in assoluto meno scontato è quello legato alla riduzione al 5% dello smaltimento in discarica, visto che attualmente 14 Paesi su 28 seppelliscono negli invasi la metà dei propri rifiuti urbani. Anche per l’Italia, che è al 26% (la media europea è del 28%), non è per niente scontato riuscire in 13 anni a ridurre di 21 punti percentuali.
Il raggiungimento di questi obiettivi consentirebbe – secondo la valutazione della stessa Commissione Europea – di creare 580 mila posti di lavoro, con un risparmio annuo di 72 miliardi di euro per le imprese europee grazie ad un uso più efficiente delle risorse e quindi ad una riduzione delle importazioni di materie prime.
I posti di lavoro potrebbero crescere sino a 867 mila se, all’obiettivo del 70% di riciclaggio si accompagnassero a livello europeo e nazionale anche misure ambiziose per il riuso, in particolare nell’arredamento ed il tessile. Solo nel nostro paese si possono creare almeno 190 mila nuovi posti di lavoro, al netto dei posti persi a causa del superamento dell’attuale sistema produttivo.
Opportunità che non possono essere sprecate. Legambiente nelle prossime settimane si mobiliterà per una rapida approvazione del pacchetto legislativo sull’economia circolare in linea con quanto proposto dall’Europarlamento.
Questa è l’Europa che ci piace. Un’Europa capace di indicare una strategia moderna e sostenibile per uscire dalla crisi puntando su innovazione e coinvolgimento sinergico tra cittadini, istituzioni e economia. Ma anche il nostro governo deve fare la sua parte. L’Italia, in sede di Consiglio, deve sostenere una riforma della politica comune dei rifiuti che faccia da volano per l’economia circolare europea, senza nascondersi dietro le posizioni di retroguardia di alcuni governi che si oppongono ad un accordo ambizioso con il Parlamento.
Legambiente Onlus
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