L’area del Catajo non si tocca

L’8 giugno il Consiglio di Stato si pronuncerà sul ricorso presentato dalla  società Deda contro l’apposizione del vincolo di inedificabilità nell’area del Catajo.

 

Siamo prossimi alla data dell’8 giugno 2021 in cui si terrà l’udienza del Consiglio di Stato sul ricorso che la società Deda ha intentato contro l’apposizione del vincolo di inedificabilità nell’area del Catajo. Un ricorso che era stato respinto in toto dal Tar del Veneto e che ora, nella fase di appello, ci appare come la definitiva resa dei conti sulla vicenda annosa del centro commerciale di Due Carrare. L’opposizione a questo mostro di cemento di 443mila metri cubi in un territorio di pregio della nostra provincia, ai piedi dei Colli euganei, di fronte a due monumenti di livello nazionale come il Castello del Catajo e Villa Mincana ha mobilitato migliaia di cittadini, comitati, associazioni ambientaliste e di categoria, partiti politici e il Catajo stesso, diventato in questi ultimi anni il simbolo di questa battaglia. La disposizione del Ministero che nel 2018 poneva il vincolo di inedificabilità rendendo di fatto inattuabile il progetto è stato accolto con esultanza da tutti quelli che si sono battuti per questo obiettivo. E va ringraziata per il ruolo positivo che ha avuto finora la Soprintendenza, in particolare il compianto Architetto Andrea Alberti che ha sempre creduto nel difendere i valori paesaggistici tutelati dalla Costituzione.

Il ricorso che ha visto la società privata fare causa al Ministero finora ha ottenuto il respingimento presso il Tar, e ora la fase del Consiglio di Stato sarà un appuntamento cruciale, nel quale anche stavolta otto tra comitati, associazioni locali e nazionali e un privato d’eccezione, intervengono in ricorso a fianco del Ministero: Castello del Catajo, Italia Nostra, Legambiente, Comitato popolare lasciateci respirare, Ascom, Confesercenti, Confagricoltura, Cia.

La vicenda giudiziaria si sta giocando sulla tutela paesaggistica, ma è indubbio che i valori che sono in gioco sono di ampio raggio, dalla salvaguardia dell’ambiente agli interessi economici di un vasto territorio, in particolare le attività agricole di pregio e il commercio di vicinato. Quello che auspichiamo è che continui a prevalere l’interesse pubblico di fronte agli interessi particolari di un privato, la collettività prima del singolo.

Dal punto di vista paesaggistico l’attuazione del vincolo permette anche di riqualificare tutte quelle situazioni comprese nell’area che oggi appaiono in completo degrado e di renderle armoniose con il contesto. Il vincolo è un’opportunità di miglioramento. La sua eventuale abolizione, oltre ad aprire la strada all’ennesima colata di cemento, lascerebbe inalterate le situazioni critiche circostanti.

Vale la pena ricordare che la sentenza del Tar, nell’accogliere pienamente le disposizioni del Ministero, ricorda che: Se una rigorosa salvaguardia dei beni ambientali e culturali fosse unesigenza condivisa nella prassi delle amministrazioni comunali non vi sarebbe neppure la necessità dellapposizione di vincoli da parte dellAmministrazione statale”. Il senso della nostra battaglia è tutto in questo monito scritto nella sentenza che rigetta il ricorso della Deda. Un monito rivolto a tutti gli amministratori locali perché prevengano vicende come questa.

La battaglia dunque non è ancora finita, in questa fase sentiamo l’esigenza di mantenere alta l’attenzione e da parte nostra restiamo vigili in attesa del responso del Consiglio di Stato, nella speranza che i giudici pongano davvero la parola fine a questa brutta storia.

Qui la cronistoria della vicenda

Comunicato stampa firmato da:

Castello del Catajo

Comitato popolare lasciateci respirare

Comitato La nostra Terra

Ascom Padova

Confesercenti Padova

Confagricoltura Padova

Cia Padova