Realtà del sociale presente a Padova da oltre 30 anni: è il Gruppo Polis. Tra le loro attività c’è Fuori di Campo, un progetto di agricoltura biologica e sociale iniziato quasi 10 anni fa, coinvolgendo inizialmente alcune persone senza dimora.
Abbiamo posto alcune domande ad Elisa, che lavora nel progetto da quando è nato… – Com’è iniziato il progetto?
Siamo partiti nel 2007 io, Federico e Cecio con 4 mila metri quadri di terreno: coltivavamo la verdura e la vendevamo su prenotazione. Ogni venerdì allestivamo il punto vendita nella palestrina del centro diurno. Facevamo i numeri, perché la sera stessa dovevamo smontare.
L’anno dopo abbiamo preso in affitto altri campi, costruito le prime serre e piantato il frumento. Con il tempo le coltivazioni sono aumentate: oggi lavoriamo circa 55 ettari, di cui 7 di ortaggi a rotazione, un appezzamento con erba medica e 4 ettari di vigneti.
In cosa consiste “fare agricoltura bio”?
Principalmente in 3 aspetti: primo mantenere il terreno fertile senza concime chimico. Noi utilizziamo letame e la tecnica del sovescio, che prevede l’interramento di alcuni tipi di piante in grado di svolgere un’azione benefica sulle coltivazioni: le leguminose, ad esempio, prendono l’azoto dall’aria e la portano nel terreno, oppure altre piante rilasciano carbonio. Si crea così un sistema equilibrato che tiene lontano le malattie, garantendo qualità.
Secondo: mantenere coltivazioni senza utilizzo di pesticidi e fitofarmaci. La concimazione che pratichiamo, senza chimica, genera piante più contenute, ma attira anche meno parassiti, assicurando un buon raccolto.
Terzo: mantenere l’ecosistema equilibrato. Quando rovesci le zolle durante l’aratura vai a sconvolgere il microcosmo del terreno e le piante ne risentono. Quindi ci siamo dotati di attrezzature per lavorare in modo “soft”.
Fuori di Campo è anche un progetto sociale. In che senso?
Inizialmente facevamo preparare le cassette di verdura a persone senza dimora, provenienti dal nostro centro diurno: attività che le teneva occupate e allenava le loro competenze relazionali e lavorative. Poi abbiamo puntato su disabilità e psichiatria: oggi ospitiamo tirocini per questo tipo di utenza e in alcuni casi li assumiamo. L’obiettivo è favorire la l’inclusione lavorativa e offrire un’attività stimolante e all’aria aperta.
A Fuori di Campo di cosa si occupano le persone con disabilità o problematiche mentali?
Zappatura, raccolta, sistemazione della verdura nelle cassette, punto vendita, dipende dai desideri e dalle attitudini individuali. Alcuni ragazzi migliorano ogni giorno di più: Christian ha una lieve forma di autismo ed è stato tra i primi a svolgere le attività; inizialmente non voleva entrare in mensa, perché le situazioni con troppe persone lo mettevano in difficoltà, ma oggi partecipa alle visite guidate che organizziamo e alle gite sociali. Qualche anno fa nessuno lo avrebbe immaginato.
Il progetto funziona anche grazie al supporto di volontari?
Nel tempo sono tanti i volontari che si sono susseguiti. C’è Paola, appassionata di cucina e per anni “incastrata” dietro ad uno sportello pubblico. Ci aiuta cucinando in occasione delle cene sociali che organizziamo. Poi c’è Lele, universitario musicista che un giorno arriva e ci chiede: “So che avete una stalla, vorrei fare un tirocinio da voi”. La stalla non c’è mai stata, ma lui è rimasto.
E poi Gianni che ci aiuta ogni settimana insieme a Chiara: collaboratori veramente importanti.
Chi viene a fare la spesa da voi?
Circa 400/500 clienti a settimana, con alcuni picchi in primavera, quando spuntano le fragole (tra i nostri prodotti di punta) o prima di Natale quando facciamo le ceste con i prodotti. Vengono molte famiglie con bambini: arrivano nel momento dello svezzamento, per preparare pappe genuine e poi restano. Acquistano da noi anche pensionati, insegnanti e persone che amano cucinare. Un pubblico fidelizzato che prenota con fiducia le cassette da circa 8 anni, quando eravamo solo in tre.
intervista raccolta da redazione di ecopolis
grazie alla collaborazione di Renèe Battistello
Suggeriamo di leggere il resto della storia di Fuori di Campo nel libro “Luci” (scarica qui), realizzato da Gruppo Polis in collaborazione con la giornalista Francesca Boccaletto e il fotografo Lorenzo Scaldaferro.