Le analisi intorno ad impianti d’incenerimento e cementifici che utilizzano rifiuti come combustibile o come sostitutivo alle materie prime dicono che sulle uova e sui grassi animali si riscontrano presenze (spesso rilevanti) di diossine, furani, PCB (policlorobifenili) e altre sostanze cancerogene. In Italia, analoghi risultati li ritroviamo a Fanna (Pn), a Parma, a Montale (Pt), a Forlì.
Nella capitale dei cementifici, tra Este e Monselice (3 impianti nel raggio di 5 Km), comitati e associazioni avevano per anni, inutilmente, chiesto indagini e ricerche alle autorità preposte.
Rompendo gli indugi, a luglio di quest’anno il comitato popolare Lasciateci Respirare ha fatto prelevare e analizzare una gallina ruspante alle pendici di Monte Ricco a Monselice. I risultati consegnati dalla cooperativa di ricerca Ecoscreen di Trieste, riconosciuta quale Istituto di Ricerca dal MIUR, hanno evidenziato una situazione molto seria: dal report del dott. Federico Grimm di Ecoscreen, sono emerse elevate concentrazioni di diossine, furani e PCB, stabilendo che la carne di questa gallina non era commestibile.
A seguito di questi dati, il comitato popolare “Lasciateci respirare” ha chiesto indagini di approfondimento ed eventuali bonifiche, anche per la vicinanza del centro abitato e di aree sensibili come le scuole, confinanti con la zona di razzolamento dell’animale analizzato.
La prima reazione del sindaco di Monselice è stata un attacco al Comitato e il discredito della cooperativa di ricerca; poi, nei giorni successivi, ha sollecitato un’indagine all’USSL 6 e all’ARPAV della quale non sono ancora noti i risultati.
La percentuale dei PCB rintracciata nel campione esaminato da Ecoscreen è inaspettatamente predominante rispetto alle diossine e ai furani. I PCB non esistono in natura e sono il risultato della cattiva gestione di processi industriali; a differenza di diossine e furani, i PCB non sono nemmeno riconducibili alla combustione “casalinga”. Le origini dell’inquinamento quindi sono dovute ad impianti industriali.
Constatato che nelle aree circostanti l’unico impianto produttivo è il Cementificio di Monselice e che la recente indagine epidemiologica presentata dall’Università di Padova, relativa agli anni 2000–2013, mostra un aumento di melanomi nell’area di Monselice (studi clinici effettuati nelle vicinanze d’inceneritori e cementifici hanno evidenziato una probabile correlazione tra la presenza di PCB e tali neoplasie), i cittadini riuniti in assemblea hanno deciso di riprendere l’iniziativa.
Il movimento civico Cambiamo aria ha lanciato un’istanza/petizione che chiede il “Divieto di utilizzo di rifiuti e combustibili derivanti da rifiuti quale necessaria misura precauzionale atta a ridurre i rischi sulla salute umana e animale e urgenti azioni di monitoraggio nel territorio di Monselice finalizzate all’individuazione di sostanze inquinanti, in particolare diossine, furani e policlorobifenili, nei terreni, negli avicoli allevati all’aperto e sulle altre matrici biologiche” (scarica qui la petizione allegata per raccogliere firme).
Viene richiesta al sindaco anche l’applicazione del principio di precauzione: divieto immediato d’impiego nell’area comunale di combustibili derivati da rifiuti di qualsiasi genere, nonché l’impiego di rifiuti in lavorazioni che producono emissioni nell’aria o che comunque costituiscano rischi per la salute della popolazione di Monselice e per l’ambiente.
Siamo inoltre all’interno del parco regionale dei Colli Euganei, dove il Piano Ambientale definisce i cementifici incompatibili con le sue finalità. Ed è giunto il momento di pensare alla dismissione di industrie insalubri per rilanciare un’economia rispettosa della salute e dell’ambiente.
Francesco Miazzi, comitato popolare “Lasciateci Respirare”
n.b.: chiunque può stampare i moduli e raccogliere le firme che possono essere riconsegnate presso il Chiosco del Parco Buzzaccarini (via San Giacomo 52) o alla Bottega del Colibrì (via Roma 26) a Monselice. Primo termine di raccolta: sabato 23 dicembre 2017.