C’è quella vecchia storiella, quella della donna che racconta al medico, titubante, di essere un po’ incinta. La storiella strappa un sorriso perché è noto che non si può essere solo un po’ incinta, ma che si tratta di una condizione che si ha o non si ha.
La recente decisione dell’Università di Padova di rifiutare la sala del nuovo complesso dell’orto Botanico per un incontro-conferenza con Vandana Shiva, la nota scienziata indiana leader del movimento anti ogm, “perché ha posizioni troppo radicali” (** leggi al fondo la precisazione) strappa un uguale sorriso, ma più amaro.
Non si può, infatti, essere un po’ favorevoli agli OGM. O essere favorevoli in certi momenti. O in certi posti. O si è favorevoli, agli alimenti transgenici e alle logiche che sottendono, o non lo si è.
E quindi l’Università, con la decisione dei giorni scorsi – peraltro maturata dopo un tira e molla partito proprio da una richiesta dell’ateneo – di non ospitare l’evento organizzato da El Tamiso (che l’ha spostato alla Fornace Carotta) ha di fatto preso posizione a favore degli OGM.
In una città che ha manifestato più volte la sua contrarietà al transgenico, in una regione agricola importante dove le istituzioni regionali sono state la quelle più attive contro gli Ogm a livello nazionale e internazionale, questa è una notizia.
Al di là della cronaca, però, in questa vicenda sono due le occasioni mancate. La prima è quella di ospitare in quello che si candida a diventare uno dei templi europei della biodiversità, lo storico Orto Botanico di Padova – Patrimonio dell’Unesco – una scienziata che in queste settimane è sotto attacco a livello mondiale ad opera di una serie di testate giornalistiche: Vandana Shiva, che vanta una laurea in fisica ed un dottorato conseguito in Canada, è stata originariamente attaccata personalmente proprio sulla presunta mancanza di titoli accademici dalla rivista The NewYorker, che a questa accusa accumulava poi una serie di considerazioni piuttosto lise sulla maggiore resa degli OGM rispetto ai semi convenzionali e sulla falsità delle morti per suicidio in India a causa del cotone transgenico. La rivista si è in seguito scusata per aver messo in dubbio i titoli della scienziata ma la bomba era stata tirata e subito in tutto il mondo si sono aperti dibattiti sui principali giornali rispetto all’a-scientificità del movimento anti ogm. In Italia Repubblica ha ospitato la replica puntuale della Shiva, a cui ha fatto seguito un intervento di Carlo Petrini. Sarebbe stato bello sentire dalla sua voce diretta le sue ragioni e – perché no? – approfondirle sul piano scientifico proprio nella sede universitaria più appropriata. Peccato.
La seconda occasione mancata è quella di dare accoglienza e visibilità alla “Carta di Bagnoli”, una lodevole iniziativa della cooperativa “El Tamiso”, che si propone come documento fondante per una nuova agricoltura veneta, più vicina all’uomo e alla terra, senza perdere di vista i valori dell’economia. È questa l’iniziativa che Vandana Shiva verrà infatti a promuovere (lo farà, sottoscrivendola, la mattina del giorno stesso a Bagnoli di Sopra nel Teatro Goldoni) e anche questa carta avrebbe avuto una giusta attenzione e risalto proprio a Padova, durante la discussione su uno dei temi centrali di questo modello di agricoltura possibile e migliore, ovvero quello del No al Transgenico.
Ad ogni modo invitiamo tutti a partecipare alla presentazione della Carta di Bagnoli ed alla discussione sugli OGM al pomeriggio alla fornace Carotta. Una maniera per dare un segnale anche all’Università, che avremmo voluto più accogliente verso la scienza che dissente dai diktat delle grandi e potenti aziendi agrobiotech. Al Tamiso facciamo i nostri complimenti, ricordando che, si sa, nemo profeta in Padova.
(I dettagli in Succede in Città. Gli eventi saranno visibili anche via streaming nel canale che ElTamiso ha creato su www.livestream.com)
Davide Sabbadin, Legambiente Veneto
** la frase: “perché ha posizioni troppo radicali” è messa tra virgolette che volevano essere semplificatorie e non citazionali. La cosa da’ l’erranea impressione che ci sia stata una formale dichiarazione di diniego della sala da parte dell’ateneo padovano in ragione delle sue posizioni. In realtà deriva dall‘articolo apparso negli scorsi giorni su “Il corriere del Veneto” dove il prof Pievani si esprimeva in questi termini sulla scienziata. La sala è stata formalmente negata, ci fa sapere l’Università, per motivi di sopravvenuta impossibilità logistica. Il legame tra le due cose è, e rimane, nel dominio delle considerazioni dell’autore dell’articolo, che si scusa per la confusione ingenerata.
http://www.repubblica.it/ambiente/2014/10/06/news/veronesi_cari_nemici_degli_ogm_vi_prego_ripensateci_quei_semi_migliorano_la_vita_dell_uomo-97442383/
secondo te non l’ho letta o non conosco le posizioni di Veronesi?
tra l’altro veronesi parte facendo la storia delle storie per inserire il tema del trasngenico nella gloriosa e ineluttabile tradizione della scienza progressista. cosa che non necessariamente è. in secondo luogo usa scorrettamente il tema dellìnsulina (che NON è trasngenica ma è PRODOTTA da organismo trasngenici) sul quale nessuno ha mai obiettato una mazza e quindi è qui usato solo a scopo articifioso e retorico per sostenere 3) il seguente trito e ritrito argomento che gli OGM risolverebbero la fame nel mondo quando è noto e stranoto che il problema della fame nel mondo è un problema di SOLDI e non di cibo. Anche in zambia c’è sufficiente cibo per sfamare tutti, ma nessuno ha isoldi per comperarsene a sufficienza. Distribuzione, reddito, soldi, economia. NON ogm, sono le keywords del problema. Lo dice anche la FAO. Peraltro Veronesi è giustamente vegetariano da tanti anni ed ha presente molto bene che è noto a tutti che gli OGM vanno a finire al 99% nelle pancie degli animali allevati nel nord del mondo per fare carne. Se quei terreni fossero coltivati ad ortaggi o commodities per autosussitenza la fame l’avremmo debellata da decenni.In america negli ultimi anni l’agenzia federale per l’agricoltura ha rilevato che : a) negli ultimi anni le rese dei prodotti ogm (soya mais) non sono quelle attese, anzi; b) che negli ultimi 25 anni (in cui si è massicciamente coltivato ogm in america) la quantità di pesticidi in america è continuata a salire in maniera esponenziale. quindi non è vero che si usano meno pestici. sulla questione piralide ed aflatossine, in realtà il problema è mal posto ma il tema è così complesso che ci vorrebbe un paper solo per spiegare quello.
L’Università di PD ha fatto male anche solo per il fatto di aver disatteso la famosa ‘Patavina Libertas’, cioè quell’apertura all’espressione di tutti i punti di vista e quel suo essere al di sopra dei diktat dei potenti di turno (sempre che i potenti non siano all’interno… :p ).
Però non concordo quando dite ‘o si è pro OGM o si è contro’, paragonandolo al fatto che una sia incinta o meno.
Il discorso OGM è molto complesso, e sì, è assolutamente permesso avere un’opinione che stia nel mezzo tra il bianco e nero. Ci mancherebbe.
Anche da noi stanno tentando di esportare gli OGM dirottando il discorso sulla necessità di combattere la piralide del mais, dando ben poca rilevanza, a notizie importanti che permettono una scelta diversa e bio, grazie all’ uso della “zucca” non ogm di giovani ricercatori…
http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2014/07/31/news/ecco-il-drone-che-salva-i-campi-di-mais-1.9686449
Ma scrivere un po’ meno (inutilmente) in inglese e con le maiuscole dove ci vanno, no?!