A proposito del quartiere in cui cerco di vivere a mia insaputa… Pontevigodarzere, diciamolo, non è mai stato un vero quartiere. Intendo un quartiere con una sua identità e vitalità.
La sua unica prerogativa è quella di essere attraversato da un ponte e da una direttrice di grande traffico (pare 40.000 auto al giorno: non le ho mai contate, ma è come le sentissi transitare nelle mie orecchie e nei miei polmoni una ad una, tutti i giorni…).
Non esiste una piazza di quartiere, un luogo di riferimento e d’incontro urbanisticamente rilevante e identificabile, a parte la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista – di cui pochi, penso, conoscono il nome – anch’essa sovrastata, con il suo sagrato, dalla strada e dal traffico, e oggi, forse, meno frequentata della vicina Moschea e della chiesa di Scientology.
Non esiste un mercato rionale, un’area commerciale organica e appetibile. Non esiste un monumento storico o civile di un qualche interesse e valore, a parte la bella Fornace Morandi, comunque lontana dal “quartiere”, o la storica Villa Lanza che ha atteso, pensa te, di essere recuperata da Scientology (chapeau!).
Non esiste, in pratica, il “cuore” del quartiere, ma neanche – a dirla tutta – le arterie o i gangli vitali… Questo più o meno da sempre.
Qualcuno, o molti, potrebbero dire che non gliene importa niente. Che infondo la loro vita (quotidiana, lavorativa, sociale, ecc.) si svolge altrove (come, d’altronde, la mia). Sono punti di vista. Non discuto. Ognuno è fatto a modo suo. C’è chi si guarda intorno e chi no. Chi pensa che il bello sia un valore e che sia – se possibile – da condividere, che una piazza ben fatta e con la sua storia, o che un po’ d’alberi in più o in meno facciano la differenza nella qualità della vita.
Non è una questione di forma, di estetica o di snobismo. Ci piacciono il mare, la montagna, un tramonto, il centro storico di una città, per lo stesso motivo. Abbiamo occhi e cuore, ben oltre i limiti del finestrino della nostra auto o del nostro balcone di casa.
Pontevigodarzere è un non-quartiere.
Un luogo di transito. In cui la gente passa, per lo più in auto, e difficilmente è attratta a fermarsi. Le scuole, per loro fortuna, sono più defilate, nella zona residenziale più interna, che forma l’unico quadrilatero abitato gradevole, con un po’ di verde, di ordine, di piacevolezza. Tutto il resto è noia, come cantava qualcuno. O peggio.
Perché oggi Pontevigodarzere non è solo un non-quartiere, periferico, di transito. Oggi, per almeno metà, è terra di nessuno.
Da anni è caduto il sipario di vecchie case che separava la strada principale dall’area ex-Zaramella. Qui si doveva costruire il “nuovo” quartiere, la “nuova” piazza (o meglio si doveva costruire il quartiere e la piazza che non c’erano stati mai).
La società che doveva costruire è fallita? Non lo so. Fatto sta che non se n’è fatto più niente. Però è arrivato il tram, con il suo capolinea pittoresco, tra l’erba alta, il materiale edile dismesso e l’incuria. In capo al mondo, nella terra di nessuno.
A questo punto non occorreva un sociologo per capire che dove c’è il capolinea di un tram, con il suo viavai diurno, di studenti, anziani, donne sole, e attorno il nulla, tranne un bar (che non può mai mancare), di giorno e di notte, se capita, si delinque o si bivacca nei tubi mai interrati delle fogne o tra i ruderi delle case ancora in piedi. La disperazione per un po’ si rende invisibile, ma poi sei costretto a vederla e a toccarla.
Così accade che se arrivi, in auto, a Pontevigodarzere dalla grande rotatoria, ti guardi intorno con una certa perplessità e un senso di spaesamento… Da un lato, a sinistra, la terra di nessuno. In mezzo la strada infernale e le auto incolonnate. A destra i sopravvissuti…: edifici, attività commerciali, persone, poche, sul marciapiede.
È un film post apocalittico?
No, è il “mio” quartiere!
Beatrice Biagi, residente a Pontevigodarzere
Bellissima descrizione. Grazie. Io non ci vivo, ma ogni tanto ci “passo”. Francesca Vian
Il mio compagno è nato a Pontevigodarzere, da una famiglia che da generazioni ha vissuto lì, e in questo quartiere identifica le sue radici, i suoi ricordi d’infanzia, gli amici ecc. Ho sentito raccontare di come in passato (in tempo di guerra, come si dice) il tessuto sociale di Pontevigodarzere avesse un significato, con gli artigiani e gli ambulanti, alcune attività diciamo produttive, che cosittuivano un nucleo identitario. Poi è cambiato tutto: dai racconti di queste persone di famiglia ho colto il cambiamento, il disagio nel vedere svanire quel piccolo mondo : i ritmi di vita cambiati nel quotidiano peregrinare verso la “città”, le curiosità e la condivisione smarrite nell’inseguire un’idea di vita più “moderna” e in definitiva un benessere che è arrivato, certamente, ma trascurando, credo inconsapevolmente, quella dimensione di quartiere che oggi si riscopre essere importante, ma si è perduta.
Il quartiere quindi si è svuotato, la strada principale lo ha tagliato in due, separando inesorabilmente le due ali di abitativo, con le pochissime e poco fornite attività sommerciali tutte da una parte, e così il lato opposto si è trovato lasciaro da solo, costretto ad attraversare quella strada sempre intasata, oppure a prendere il tram … cioè andare altrove.
Il problema più grande semra essere il volume di traffico, Sembrava che una modifica alla Castagnara potresse alleviare il traffico, e così facilitare la mobilità interna al quartiere, ma si è visto che così non è stato. Si poteva deviare una parte del traffico sull’argine, così da non soffocare il quartiere con la marea da attraversamento, ma non si è voluto fare.
Poi è arrivato il Metrotram e ancora una volta le promesse di riqualificazione del quartiere (piazza, socialità e quant’altrro), ma non si è fatto ancora niente, e comunque il quartire resterà pur sempre spaccato in due.
A mio parere si sta pagando la superficialità, o meglio gli egoismi, di un modello di sviluppo che sembra promettere il bengodi, e invece porta solitudine e smarrimento.
Ciao Beatrice, bel punto di vista.
Io sono tra quelle 40.000 auto che ogni giorno attraversano Pontevigodarzere e mi chiedo quale sia la qualità della vita nel non – quartiere che, sono d’accordo con te, manca di qualsiasi occasione di socialità.
io ci vivo da quasi 50a. e fino a ca. 15 a. casa mia era in una zona rispettabile tranquilla e civile di Pontevigodarzere, ora se passate date “un’occhio”…..
Apparentemente è ancora decente ma: Aria Avvelenata, proprio avvelenata, non solo dallo smog del traffico, che viene convogliato su questa strada per chi va a Torre o Ponte di Brenta, strada che su certi punti ci passa appena una macchina, ma sopratutto dalle nuove caldaie a condensazione, pellet etc, di ultima generazione, anche finanziate con soldi pubblici, ma montate alla carlona, e utilizzate come macete se un vicino segnala il degrado. Una storia che ha dell’ncredibile in una citta che ci dice civile. Impossibilitata a risiedere in casa per più di qualche ora e a notte fonda ci posso stare solo se litigo con i vicini Casa o urlo disperatamente che le spengano. Questo è l’unico mezzo per restarci, escogitato dopo che uscendo di notte un paletto gia storto della rotonda si è infilato nella ruota della mia auto e mi ha fatto volare. Fanno scie di funo-vapore peggio delle ciminiere di una fonderia e tutto entra nelle case più alte come la mia che ne ha 19 che la inaffia in continuazione. Vomito, diarea, nausea etc. è una costante. Devastata dai vandali al soldo di alcuni vicini, o i vicini stessi, giorno e notte sotto casa urli schiazzi, anche 40 persone etc. perchè hanno messo nel cuneo verde davanti casa, non urbanisticamente idoneo, e circondata da strade una serie di attrezzature ludiche degni di un grande parco, che di notte servono ad altro. Agredita, sputata, gatto morto sulla cassetta della posta, rotta più volte, etc. etc. Dalla predente Amm.ne comunale, sopratutto dalla ex Presidentezza di quartiere, avvalorata dal Sociale e dall’ex Assesore ai Vigili Urbani, ne ho subite di tutti i colori, blocco di pratiche, ricoveri coatti etc. solo perchè continuo a denunciare per vivere dentro casa mia ed entranci e starci e respirare senza ammalarmi com’è successo. Qualsiasi pratica anche legale intrapresa in quest’anni contro questo degrado, l’ex amm.ne la pubblica in toto è riuscita a bloccarmi e impedirmi che venga riconosciuta questa situazione, questo e altro ben più grave.
Portando come tesi i bimbi del parco, peccato che questi bimbi siano accopagnate da adulti di giorno e di notte stiano fuori fino alle 3 e spesso abbiano già la patente e l’uso costate di sostanze stupefacenti. Tutto regolare come finire in macchina a fare sesso alla vista di tutti, sempre davanti casa mia perchè c’è il verde. Oltre 12 a. ho subito un danno complissivo per oltre 50.000E, per sopravvivere e ammalarmi, intrappolata nella mia casa circondata da verde, distrutta da tanta demenza. Però per tutti la delinquente sono io, perchè quando non ne posso più li manda a “fan…lo” pubblicamente. Mentre in tutti questi anni non ha trovato un posto dove fare un asilo nido decende e non lasciarli in una baracca illegale posta temporaneamente su verde pubblico. Invece di vendere il terreno dove doveva sorgere la nuova piazza che avevano predisposto per altri appartamenti che porteranno solo aumento di traffico. A meno che la gente non sia cosi intelligente da capire che quel quartiere sarà una trappola e la nuova Amm.ne provveda a risistemare, poteva trovare spazi per quelle attività che ogni cittadino abbisogna..
Innutile lamentarci della pagliuzza sull’occhio quando si è concussi con la trave. Qui in 12 a. hanno creato solo giardinetto di Ricardo. lo chiamano così, quando alle tre di notte escono dalla macchina inviperiti per dare la posizione perchè non trovano contatti. Eppure un ricardo, che non conosco ma ad ogni rientro a casa e dal 2° p. subisco con la sua presenza e quella degli affigliati, vicini nomadi etc., davanti casa da 12 a. con l’Ausilio degli stessi vicini e delle protezioni della precedende amm.ne Comunale ne ha fatte di belle contro la mia persona in questi anni. Tutto questoè stato Fatto, da una Amm.ne che si diceva Ambientalista e a favore dei deboli, per me solo a danno che mi uccide.
Speriamo nella nuova e lasciamola lavorare sperando che stia finalmente a ascoltare un po’ di buon senso. Ma ripeto se siamo così non guardate la pagliuzza, guardate la realtà qui la gente muore…… di ecologia.
Condivido il disagio dell’autrice ma vorrei fare alcune riflessioni, provocatorie ma a scopo costruttivo:
Inutile protestare contro le 40.000 macchine in transito sul ponte. Probabilmente siamo anche noi uno di loro, forse non in quel luogo ma in un altro . L’amministrazione pubblica ha il dovere di promuovere il trasporto pubblico e migliorare la viabilità. Ma la cosa più difficile è cambiare lo stile di vita di noi padovani. Ci sono città europee dove la bici e i mezzi pubblici non sono visti come una risorse per “sfigati”, ma come parte di uno stile di vita di qualità. Personalmente li utilizzo il più possibile, anche per fare il fatidico ponte.
Iniziamo a vivere i luoghi noi per primi, invece di chiuderci in casa per paura dell'”extra-comunitario”. Pontevigodarzere, con la presenza dell’anello fluviale del brenta e del percoso pedonale lungo il muson che arriva fino a Castelfranco (ed un giorno fino ad Asolo), con il parco morandi, il collegamento ciclo-pedonale con altichiero, la certosa in zona vigodarzere, è uno dei posti con più potenzialitò di Padova.
Non sono le piazze e gli edifici che fanno il quartiere, sono innanzitutto gli abitanti. L’unica maniera per evitare che i posti diventino malfrequentati è iniziare ad usarli. In Italia i parchi ed il verde sono considerati posti per immigrati, adolescenti problematici e malfattori. Se invece iniziassimo semplicemente a frequentarli, ad aderire alle iniziative che li promuovono, invece di lamentarci e basta….
Nessuna provocazione, io quelli spazi, quel verde, li vivo e li uso il più possibile, e poco poco ma a suo tempo sostenuto i progetti per la loro creazione. Nessuna paura dello straniero, non sono più una ragazina e il contatto e il cercare di capire le persone degli altri paesi e la loro cultura è sempre stata una priorità nel mio stile di vita, come l’indipendenza e la libertà di essere “donna” senza conflittualità, fin dai tempi in cui era visto come sconveniente entrare in un bar da sola. Per questo motivo ho sempre combatutto l’ipocrisia, l’arroganza, le imposizioni derivanti dalla volontà di malsano potere di accaparramento, dalla superficialità di certe visioni fantastiche che si confondono con la realtà e la cocretezza. Proprio perchè vivo ho sempre scisso le due cose, tra il fantastico, il divertimento, il rilassamento e la realtà. Andare in bici per gli argini, è fantastico e rilassante, andare in bici al lavoro ad es. lungo via del Plebiscito o via Guido Reni -D’avanzo etc. con la pioggia o la neve, l’orario da rispettare, tornare a casa con la borsa della spesa, con il bimbo da prendere all’asilo etc. molto meno. Non si può nemmeno dire che non ci sia una discreta pista ciclabile che collega il Plebiscito alla città ma sufficientemente lontana dai servizi ed allunga la strada e per chi lavora non è poco. Abbiamo il Tram, per i residenti di Pontevigodarzere ha solo allungato il percorso a piedi o per chi vuole prendersi i bus le attese e le dfficoltà di raggiungere servizi importanti. Dall’ospedale a Pontevigodarzere a piedi ci si impiega 50-60m’., con i mezzi pubblici, se non ci sono intralci supplementari idem. Di certo però non si può chiedere a tutti di andare a piedi come del resto in bicicletta, perchè le persone non sono standard. Inoltre il traffico transitante per Pontevigodarzere è da Fuori città per cui queste proposte possono essere sostenute pubblicizzate, ma non imposte. Sopratutto se come contropartita metti un parcheggio a pagamento. Inoltre, se si continua a costruire, il vecchio bello brutto illegale non lo pui demolire sopratutto se di proprietà privata, lo hai condonato e ci resta. Quindi aggiungi, continui ad amassare delle informali realtà moderne, in strade pressochè mediovali, in zone di rischio idrico, senza una generale visione delle infrastrutture di tutta la città, dei servizi necessari e che si renderanno necessari. Parlate di andare in bicicletta e nei progetti delle nuove lottizzazioni non è presa in considerazione la pista ciclabile. E con la stessa mentalità sono trattati, e con risultati più devastanti sulla società i progetti di recupero o di integrazione , di risanamento etc. confinati in questa zona, che per i più hanno come obbiettivo prendere qualche soldo in più a fine mese ma non il benessere generale della società, che si vede prima violentata dal male affare, e poi riviolentata dal loro recupero. Bellissime città Europee ……… si quelle costruite sul nulla che da noi non c’è mai stato, e quindi bisogna fare i conti con le nostre realtà e sopratutto mentalità. Per questa parte della città come in altre, è innutile spendere soldi di progetti firmati da luminari dell’architettura e pensare di volerla svuotare per realizzarli con l’amasso e la protezione del disordine e del caos o fantasiose o volute proposte irrealizzabili. Non ci riuscirete mai, creerete solo divisioni e la morte delle città, e chi è costretto a viverci non vedrà niente di diverso in una vita. E’ da quando sono nata, quando dall’ippodromo, stazione in giù, c’erano solo poche case, che sento parlare che devono fare un ponte nuovo tra la statale del Santo e la città, e allora come ora è solo così che si potrà migliorare la zona, eliminando il traffico di scorrimento veloce, però di tutto si parla e si progetta , ma non questo manufatto. La realtà è che siamo stati stritolati, tra dei Comuni che cercano di migliorare se stessi e la vita dei loro residenti al meglio e delle Autorità invece locali che hanno dato solo la possibilità a pochi di fare i loro interessi, trascurando tutto cio che che il buon senso generale imporebbe. Basti pensare l’aria infetta che qui respiriamo grazie le caldaie che hanno finanziato e l’opposizione demenziale fatta su a chi richiede i controlli, alla droga che circola, grazie al giro di protetti che hanno portato in zona, spacciandoli per poveri, diversi e deboli, ma che di diverso hanno solo il metodo di accapararsi sopratutto quello che non le è dovuto o di distruggere. All’amasso di traffico e di auto che hanno buttato nelle strade interne perchè si fa un piano regolatore e si usano le costruzioni le strutture diversamente. Concludo dicendo che alla sera per lo più la gente vorebbe tornare a casa tranquilla, no avere sotto le finestre il peggio, perchè qualsiasi area verde è vissuta dalla stuppidità e dalla illegalità e non potersi affacciare alla finestra neppure per sbaglio, perchè si viene tacitati da spioni. I Parchi, le ciclabili che qui si parla non apppartengono alla città di Padova, e non credo ci si senta tanto tranquilli caminarci di sera, a meno che non si voglia sfidare la sorte in un gruppo consistente per protesta.
Scrivo queste poche righe perché il commento di Silvia (4 Febbraio 2015) mi fa innervosire ogni volta che lo sento…perché, sì, si sente in continuazione!! Nulla di personale Silvia, intendiamoci…neppure so chi sei! Chi si occupa di trasporti pubblici (in maniera seria) sa benissimo che la gente prende il bus o il treno o la metro se e solo se le fermate sono a meno di tot di metri di distanza dal luogo in cui ci si trova,oppure se il servizio è frequente o quantomeno adeguato in termini di capienza, orari etc etc… insomma se il servizio è CONVENIENTE sotto vari aspetti. E’ saputo e risaputo! Punto! Ormai la ‘scienza del trasporto’ queste cose le sa, sono acquisite, sono assiomi!!! Mi sono rotto di sentire che se non usiamo i mezzi pubblici o la bicicletta è colpa nostra che siamo abituati ad andare in auto o perché siamo pigri o perché non abbiamo coscienza ecologica! NO NO NO! Se non prendo la bicicletta per andare in centro è perché chi ha amministrato la città nei decenni non sa nemmeno come si costruisce una pista ciclabile degna di questo nome. Oppure perché costruire una pista ciclabile non è nient’altro che una nuova opportunità per un’ulteriore tangentina!! BASTA! Se non vado in centro in bici è perché rischio di essere investito e ammazzato in una delle nostre stupende piste ciclabili che terminano in una superstrada a tre corsie!!! Se non prendo un autobus o un treno è perché chi ha amministrato e gestito gli enti di trasporto pubblico ha solo pensato ai propri loschi affari e non a fare VERO TRASPORTO PUBBLICO. Che in sostanza vuol dire che se non prendo un bus per andare a fare la spesa è perché, magari, rimango sotto la pioggia per intere mezz’ore prima che passi un autobus stra-affollato in cui con buona probabilità non riesco neppure a salire!! O magari non vado in stazione a prendere il treno perché rischio una coltellata dal tossico di turno!! BASTA BASTA! Sono stufo di sentire che non uso i mezzi pubblici perché sono pigro!! Non li uso perché quelli che li progettano, li costruiscono, li amministrano sono, da sempre, degli incompetenti (quando va bene…ladroni quando va male)! E, conseguenza ovvia…pensa un po’… di tale gestione è che i NOSTRI mezzi NON sono attraenti e convenienti!!! Mentre all’estero, cara Silvia, li usano perché è più conveniente e comodo prendere un pullman piuttosto che la macchina!! TUTTO QUI! Ciao!
concordo in tutto e per tutto.
mariagrazia