Bosnia, Serbia e, in misura minore, Croazia sono state colpite, a metà del mese di maggio, da una spaventosa alluvione.
I fiumi Drina, Bosna e Sava, ingrossati da giorni di pioggia insistente, hanno allagato città e villaggi. Soprattutto nelle zone di montagna l’acqua ha letteralmente spazzato via le case, i ponti e distrutto i raccolti. Purtroppo l’alluvione ha causato già decine di vittime umane oltre gli innumerevoli animali.
Questo disastro è causato dal dissesto idrogeologico, dal disboscamento e dal degrado ambientale avvenuto in quei paesi durante il feroce conflitto degli anni ‘90. Inoltre, in Bosnia, l’assenza di un pronto sostegno delle istituzioni verso le popolazioni colpite ha determinato in esse la sensazione di essere precipitate ancora una volta nell’incubo di quello spaventoso periodo di guerra. Uno dei pericoli più incombenti, oltre alle possibili epidemie per la mancanza di acqua potabile, è lo spostamento incontrollato di migliaia di mine antiuomo, che risultano ancora attive e disseminate in territorio bosniaco.
I nostri organi di informazione non hanno offerto una soddisfacente copertura mediatica per questa calamità e anche gli aiuti garantiti dal Governo italiano sono stati finora piuttosto limitati (soltanto 300.000 euro).
Noi tutti, associazioni attive nei Balcani fin dagli anni della guerra o singoli individui che hanno a cuore quelle aree, che rappresentano il nucleo storico e antico dell’Europa, intendiamo rompere questo silenzio e continuare la nostra attività di solidarietà concreta verso le popolazioni colpite. Ripartendo dal tessuto di contatti e dai progetti che abbiamo seguito in questi anni, abbiamo deciso di aprire una raccolta fondi da destinare in modo diretto a tutti i gruppi, le associazioni, e le cooperative, di cui già abbiamo i rapporti, in Bosnia, Serbia e Croazia.
Da subito possiamo rapportarci con due aree della Bosnia Erzegovina, in particolare con l’area di Gračanica, che da anni vede la presenza di numerosi comitati di solidarietà della provincia di Padova (con progetti di attività per le scuole, i giovani, le donne e i contadini dei villaggi), può diventare il punto di riferimento per le zone di Doboj, Maglaj e Tuzla.
Possiamo stringere rapporti anche con l’area di Bratunac, dove vi è la presenza delle Cooperative “Insieme” e “Lamponi di Pace”, nonchè il progetto di Osmače e Brežani “Seminando il ritorno” (per la coltivazione di grano saraceno), può diventare il punto di riferimento per le zone di Srebrenica, Kravica e Zvornik.
Possiamo mobilitarci anche in Serbia, dove le “Donne in Nero” di Belgrado, come già avvenuto negli anni della guerra, si sono immediatamente mobilitate per intervenire nei centri di soccorso approntati per raccogliere coloro che sono dovuti scappare dalle proprie case.
Questo è ciò che possiamo fare nell’immediato. In seguito ci sarà necessità di un importante sostegno economico per la ricostruzione e un non meno necessario sostegno morale per gli sfollati che sono già centinaia di migliaia.
E come abbiamo già fatto al tempo della fine della guerra, ci impegniamo già da ora a non abbandonare chi si trova ancora una volta, oggi, ad aver perso tutto e a piangere disperato la morte dei propri cari.
I contributi di solidarietà andranno versati su questi due conti correnti:
1) c.c. intestato ad ACS
IBAN IT77W 0501812101000000100007
presso Banca Etica – Padova
2) c.c. intestato al Comitato di Sostegno alle Forze ed Iniziative di Pace
IBAN: IT29 G076 0112 1000 0000 2785 515
presso Poste Italiane S.p.A.
Causale dei versamenti: “SOS alluvione in Bosnia, Serbia e Croazia”
Comitato Padova per i Balcani