Con la posa del ponte ciclopedonale sul Brenta – 125 metri di acciaio sorretti da due tralicci alti 24 – è stato completato il tratto padovano della ciclabile Ostiglia Treviso, tra Trebaseleghe e Campodoro.
Terminati i lavori anche nel tratto vicentino e mantovano, il tracciato collegherà Treviso ad Ostiglia, a sud di Mantova: il percorso, pianeggiante, prevalentemente asfaltato e alberato, segue in gran parte l’ex ferrovia militare Treviso Ostiglia, lunga 116 chilometri, costruita nel 1919 e dismessa definitivamente dopo i pesanti bombardamenti avvenuti durante la seconda guerra mondiale.
L’infrastruttura che oggi risulta strategica per favorire un turismo capace di cogliere le ricchezze ambientali, paesaggistiche e culturali offerte dal territorio e in grado incrementare le sue attività economiche, per alcuni amministratori provinciali del passato avrebbe dovuto diventare una camionabile, “per risolvere il problema della viabilità” verso le zone artigianali. Non si trattava di un’idea circolata per qualche ora, ma di un progetto per il quale erano già stati vincolati a bilancio più di 5 milioni di euro.
La realizzazione di una ciclabile tra le più estese d’Europa, che collega importanti vie ciclopedonali (ciclovia del Sile, cammino di S.Antonio, ciclabile Valsugana Brenta, ciclabile della media pianura vicentina per citare solo le principali) è legata alla grande mobilitazione della cittadinanza – con la raccolta di più di 5.000 firme nel giugno 2005 (qui un articolo di Gianni Sandon del giugno 2005) – ed al buon lavoro di squadra degli amministratori locali, capaci di presentare una visione di sviluppo condivisa e credibile e di accedere a fondi pubblici e privati per il suo completamento (con la collaborazione dell’istituto dell’Intesa Programmatica d’Area, dei “tavoli di lavoro e coordinamento” tra amministrazioni, associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali).
Vorremmo che cittadini e amministrazioni pubbliche dimostrassero la stessa determinazione per realizzare e migliorare la “ciclabilità minore” dei comuni, a favore dell’utenza di bambini e anziani, così come dei percorsi ad alta intensità di frequenza (casa-scuola, casa-servizi comunali, casa-lavoro e così via).
Negli ultimi vent’anni sono stati realizzati importanti tratti di piste ciclabili nei comuni dell’alta padovana, ma siamo ancora distanti dal disporre di una rete in sicurezza nei suoi vari tratti. Manca inoltre una visione urbanistica complessiva, che prenda in considerazione pedoni, ciclisti e trasporto pubblico così da disincentivare l’uso dell’auto e che calcoli l’effettiva riduzione dei km percorsi in auto e l’aumento di quelli percorsi in bici.
A questi obiettivi chiediamo siano rivolti i prossimi bandi e finanziamenti regionali, in attesa dell’istituzione di un Fondo per lo Sviluppo del trasporto Pubblico locale e della Mobilità non Motorizzata, uno dei punti qualificanti contenuti nella proposta di legge sulla Mobilità Nuova depositata alla Camera dalla Rete Mobilità Nuova di cui anche Legambiente fa parte.
Circolo Legambiente Limena
n.d.r.: a questo primo articolo sulla Ostiglia tratto padovano, ne seguiranno altri sempre a cura di Legambiente Limena riguradanti le connessione con le “ciclabili minori” (ciclovia degli argini del Brenta, Tavello) presenti nel territorio.
salve, bene se vi occuperete delle varie diramazioni attorno alla Ostiglia. La Padova Bassano, proprio nel tratto vicino al nuovo ponte di cui parlate, è del tutto insufficiente: lasciamo perdere la segnaletica (insufficiente, mancante, forviante …), buona solo in direzione sud verso Piazzola: è l’attraversamento del Brenta dopo Limena ad essere problematico.
Ecco cosa scrivono gli amici di Magico Veneto (descrizione percorso da nord verso sud): “Resta ancora da risolvere adeguatamente il nodo dell’attraversamento del Brenta tra Campo San Martino e Limena. Si può proseguire per Pieve di Curtarolo, quindi percorrere un tratto della Pista Ciclabile Ostiglia, uscire in località Sant’Andrea e proseguire per Santa Maria di Non, Tavo e Limena. Oppure da Pieve di Curtarolo fare l’argine e poi percorrere un tratto di statale per Curtarolo (molto trafficata specie nei giorni feriali!!), attraversare il ponte, percorrere un altro chilometro di statale fino al semaforo di Vaccarino. Altra alternativa, da Piazzola si rimane lontani dal fiume e tra tratti di strade secondarie e alcuni km in pista ciclabile si raggiunge il semaforo di Vaccarino. Da qui si sale sull’argine e si percorre la nuova pista ciclabile (sterrata a ghiaino) fino a Limena”.
Senza dimenticare che chi sceglie la seconda opzione, cioè di percorrere l’argine sx tra Pieve e Curtarolo e poi la statale, per 4-5 km dovrà pedalare su uno stretto sentierino e sarà fortunato se l’erba è stata da poco tagliata.
Buon lavoro, ce n’è ancora molto
Alfonso