Ecosistema urbano, giunto alla XXIII edizione, è la “fotografia ambientale” di tutti i capoluoghi italiani scattata annualmente da Legambiente, in collaborazione con il Sole 24 Ore, analizzati attraverso 17 parametri ambientali.
I dati di Padova riguardano il 2015 e illustrano i risultati delle politiche ambientali dell’Amministrazione comunale: stagnanti e mediocri. Padova risulta 39sima nella “classifica generale” dei capoluoghi, perdendo 4 posizioni dallo scorso anno dove era 35sima (vedi tabella 1). Su diciassette parametri (vedi tabella 2) Padova ne peggiora sei.
Sette invece restano stazionari, uno è stato introdotto per la prima volta quest’anno(quindi non è possibile raffrontarlo col passato), mentre sono solo tre quelli che migliorano. Un quadro decisamente negativo.
Come mai? Secondo noi il problema è da ascrivere ai vari interventi delle diverse Amministrazioni che si sono succedute. Non vi è mai stato un disegno chiaro e coerente sullo sviluppo di Padova, tanto meno con al centro la sostenibilità. Le città europee emergenti sono quelle che sanno affrontare insieme crisi economica, sociale ed ambientale avviando coraggiosi programmi di rigenerazione urbana, incrementando il sistema del verde, potenziando i trasporti pubblici, creando nuove economie connesse all’ecologia e al territorio, valorizzando le reti delle relazioni sociali. Non sembra purtroppo la strada di Padova, dove ogni nuovo intervento è visto solo come operazione immobiliare.
Nel frattempo però la società padovana è in parte cambiata, e con essa comportamenti e stili di vita. Serve quindi che nel dibattito sul futuro di Padova, legato alle elezioni primaverili per il nuovo Sindaco, si metta finalmente al centro un disegno coerente per una città sostenibile, aperto alla partecipazione dei cittadini. Un disegno che concretizzi la rigenerazione urbana, a partire dallo stop al consumo di suolo, che modifichi il modello di mobilità sviluppando le alternative all’auto, che favorisca gli elementi di innovazione ambientale che si stanno facendo strada nel mondo dell’economia e nel sociale: smart e soft city, green economy, economia circolare.
Ma veniamo ai dati di Padova di ecosistema urbano.
SMOG. Malissimo l’inquinamento atmosferico. Per il Pm10 Padova è all’80esimo posto su 98 capoluoghi che hanno fornito i dati: l’anno prima eravamo 75esimi. Non va meglio per Biossido di azoto e per l’Ozono, i cui dati peggiorano entrambi rispetto all’anno precedente (vedi tabella 2).
MOBILITA’. I dati precedenti si spiegano se si analizzano questi: il 59% di chi si sposta in città è costretto ad utilizzare mezzi di trasporto privati (fonte principale dell’inquinamento atmosferico). Solo il 41% usa i mezzi pubblici, la bici, il car o il bike sharing. E questo a causa della ristrettezza delle alternative. L’offerta di trasporto pubblico si va infatti riducendo con conseguente diminuzione dei passeggeri trasportati: 150 viaggi annui per abitante nel 2010, 146 nel 2011, 136 del 2012, 133 nel 2103, 130 nel 2014, 127 nel 2015. D’altra parte i metri equivalenti ogni 100 abitanti di piste ciclabili sono praticamente stazionari, come risultano fermi anche i metri per abitante di isole pedonali.
Il resto dei parametri riguardanti la mobilità non migliorano la situazione: l’incidentalità stradale ci vede al 84esimo posto in classifica e le auto, invece di diminuire come in molte altre città, restano 58 per ogni 100 abitanti, come l’anno prima e come da 6 anni a questa parte.
RIFIUTI. I pochi seppur interessanti miglioramenti si registrano sul questo fronte, dove sembra consolidarsi un cambio di stile di vita dei cittadini. La raccolta differenziata in 5 anni è aumentata, dal 43% del totale dei rifiuti prodotti al 53,6%. Diminuisce anche la produzione globale di rifiuti urbani che negli ultimi 2 anni e passata da 615 chili a 580.
ACQUA. Dopo 5 anni di costante diminuzione peggiorano un po’ i consumi idrici che salgono a133,2 litri procapite.Stazionaria la perdita d’acqua in rete: si perde il 33,4% dell’acqua immessa nell’acquedotto, che rimane un colabrodo. Migliora invece la capacità di depurazione delle acque di scarico che in due anni passa dall’87% al 95%.
RINNOVABILI. Sostanzialmente stazionario questo indicatore ci rivela come i Kilowatt installati su edifici pubblici (pannelli solari termici e fotovoltaici) ogni 1000 abitanti passano da 30 a 30,11, a cui si sommano tantissimi i cittadini che autonomamente hanno installato pannelli solari sulle loro abitazioni. Infine, il nuovo indicatore introdotto quest’anno ci dice che la percentuale di energia elettrica derivante da fonti rinnovabili consumata a livello domestico è dell’87%.
SUOLO. Vanno considerati infine l’abnorme consumo di suolo e l’alluvione edilizia con tutti i problemi a cascata che comporta: aumento della mobilità privata, inquinamento, perdita di qualità territoriale. Da tempo Legambiente chiede una revisione dell’edificazione prevista dai piani comunali, che con 4.692.124 metri cubi è assolutamente sovradimensionata”
Lucio Passi, portavoce Legambiente Padova
Spero che la “svolta” non consista in una scelta del PD che gli altri poi debbano subirsi-giacchè anche metodologicamente non ci sarebbe proprio alcuna svolta.
G.