Cos’hanno in comune la Catalogna, la provincia di Bolzano e la parrocchia padovana di Santa Rita?
Voluntariat per la Llengua (VxL), un progetto di volontariato linguistico nato per favorire il bilinguismo (catalano-castigliano e italiano-tedesco) che è stato utilizzato a Padova come forma di accoglienza e integrazione tra cittadini e rifugiati.
L’iniziativa prevede la formazione di coppie linguistiche che si incontrano per un’ora alla settimana per dieci settimane, per praticare la lingua in un contesto non scolastico ma vivo e informale: in una parola, per dialogare.
Il progetto di Padova prende il suo nome, “Cleopa“, da uno degli evangelici discepoli di Emmaus: viandanti sfiduciati ma insieme, motivo di forza l’uno per l’altro. L’Assessorato alla cultura italiana della Provincia di Bolzano, ha fornito il suo patrocinio e l’affiancamento alla referente padovana del progetto. L’iniziativa è partita il 28 febbraio dello scorso anno coinvolgendo varie realtà associative che lavorano nell’ambito dell’accoglienza. Nel corso del 2016 sono state formate settantuno coppie che quasi in tutti i casi sono riuscite a portare a termine il ciclo dei dieci incontri previsti. Le attività svolte insieme sono state di vario genere: da un semplice caffè alla spesa, fino alle visite all’orto botanico e al museo diocesano.
L’impegno richiesto ai volontari, un’ora alla settimana per 3-4 mesi, rende l’esperienza facilmente sostenibile e replicabile: per chi fosse interessato può rivolgersi a progettocleopa@gmail.com. Ecco perché l’entusiasmo dei partecipanti e degli organizzatori, a un anno dal primo lancio, non è esaurito.
“Cleopa” si è addirittura ampliato con “Mami Cleopa”(vedi qui), progetto finanziato del Fondo Speciale di Solidarietà della Fondazione Cariparo. Grazie all’esperienza fatta e al sostegno ricevuto è stato possibile, infatti, rendere operativa anche un’attività destinata a giovani madri profughe che, lontane dalle proprie famiglie di origine, rischiano di perdere la preziosa “cultura maternale”.
Una piccola équipe – costituita da una pediatra, una ginecologa, una nutrizionista, un’assistente sanitaria – ha formato e dà sostegno a una mamma africana che, in Italia da un anno e mezzo, si è ormai ricongiunta a suo marito e con quattro figli. Compito di questa Mami è quello di essere una figura di mediazione che, attraverso una relazione di confidenza, trasmetta informazioni preziose alle altre giovani madri del progetto, oltre a rappresentare per loro un bell’esempio di riferimento.
Cercare un modello che funziona e un supporto esperto, condividere un percorso e coinvolgere nel quotidiano, creare occasione di esperienze comuni e relazione: ecco gli ingredienti di un’integrazione che, partendo dal dialogo, funziona.
Annalisa Scarpa – redazione ecopolis