Non sempre bisogna andare lontano per scoprire luoghi straordinari.
Paola Tellaroli, durante i suoi anni padovani ha cercato di comunicare le bellezze nascoste di Padova, sua città d’adozione, attraverso una serie di guide sui generis.
Ne abbiamo parlato con lei in occasione dell’uscita della sua ultima fatica: lo Stradon de Soto – Padua.
Innanzitutto che cos’è lo Stradon de soto? È corretto dire che è un’iniziativa editoriale inedita nella scena padovana?
Direi di sì, e aggiungerei della scena underground padovana! Lo Stradon de Soto è la mappa della metropolitana di Padova che non c’è. Una goliardata nata in collaborazione con Emanuele Lotti e l’illustratrice Giulia Quagli, che è stata pubblicata da Odòs e sta inaspettatamente avendo successo! In pratica ci siamo divertiti ad immaginarci una Padova avveniristica, una metropoli capillarmente collegata da una metropolitana con fermate tradotte in un inglese, nostrano.
Come vi è venuta questa idea? E a chi si rivolge?
Avevamo visto anni fa una cosa simile fatta per un’altra città e ci siamo subito cimentati a padovanizzarla perché ci divertiva molto, ma mai avremmo pensato che si sarebbe pubblicata. Invece, dopo l’ennesima richiesta dagli amici che ne volevano una copia per sé o da regalare, l’abbiamo mostrata a Marco Vertovec, con cui avevo già pubblicato Padova – Una guida, e lui si è subito detto interessato. Nella nostra testa sarebbe stato un bel regalo da fare allo studente che si laurea o alla fine di un Erasmus padovano, ma secondo il mio libraio di fiducia è molto più apprezzato dagli adulti.
Questa fa seguito ad un’altra opera piuttosto “fuori dagli schemi” che hai realizzato a più mani l’anno scorso: Padovanate. Di che si tratta? È reperibile?
Le Padovanate sono una guida scanzonata di Padova a fumetti che ho scritto con Francesco Cigana e che è stata disegnata da Regina Tabaku. L’idea ci era venuta prima della mia partenza per l’America, dopo un pazzissimo tour della città organizzato per farmela salutare degnamente. Nel libro si toccano i principali luoghi turistici della città, brevemente descritti e illustrati, nella speranza di suscitare interesse nei lettori più giovani. Trattandosi di un prodotto di nicchia nella nicchia, è stato particolarmente difficile trovare un editore così incosciente da pubblicarlo (Bookabook, ndr). Questo, dopo una duplice selezione del progetto, ha attivato una campagna di crowfunding che ha portato alla pubblicazione del libro. Quindi ora è reperibile nelle librerie e online.
Hai scritto molti libri su Padova, ma ora la lasci per un po’: che eredità rimane?
Attualmente ho all’attivo tre guide padovane con Newton Compton e una per Odòs – oltre a Padovanate e Lo stradon de soto. L’anno scorso però ho finalmente avuto l’opportunità di scrivere il mio primo libro che non fosse su Padova, di cui sono molto orgogliosa. È un libro cartonero fatto in collaborazione con la mia libreria preferita e parla di Detroit, la bizzarra città dove ho avuto il privilegio di vivere un anno durante il mio dottorato. Si intitola Saluti da Detroit. Non è una guida, ma una limited edition di 80 copie intagliate nel cartone e dipinte da me e dagli stagisti della libreria Pangea, che ovviamente ne ha l’esclusiva.
Una cosa che le piace tanto tanto di Padova e una che proprio non ha mai digerito.
Che domanda terribile! La caratteristica che preferisco di questa città è il suo essere un piccolo, inaspettato e vivace campus studentesco. Mentre la cosa che aborro di più non riguarda la città, ma i suoi cittadini: il loro continuo lagnarsi del fatto che a Padova non c’è niente da fare o il non sentirsi all’altezza del resto d’Italia quando invece io trovo che Padova abbia un’altissima potenzialità. Certo, c’è ancora margine di miglioramento ma non riesco a capire da dove scaturiscano tutte queste lamentele, per altro inutili. Io ho cercato di sconfiggerle a suon di libri.
Cos’altro bolle in pentola?
In questo momento sto scrivendo una guida sulla mia città, Mantova. Ho anche molte altre idee, ma per il momento restano tali!
Intervista a cura di Davide Sabbadin