La mostra «Domenico Cerato, architettura a Padova nel Secolo dei Lumi», allestita a Palazzo Zuckermann fino al 26 febbraio 2017, rivela la fisionomia di una città nel XVIII secolo, illustrando gli interventi architettonici che contribuirono a plasmarla.
Questa esposizione è preziosa per quanti desiderano conoscere meglio la storia di Padova perché racconta come realtà preesistenti ed eredità urbanistiche siano state reinterpretate e riadattate nel ‘700, assumendo un aspetto riconoscibile anche oggi nella nostra città.
Nel XVIII secolo due grandi interventi hanno inciso sulla struttura urbana di Padova, a lungo immutata: la sistemazione di Prato della Valle e la costruzione dell’Ospedale Giustinaneo, realizzati entrambi su progetto di Domenico Cerato, un architetto vicentino, molto attivo a Padova. I suoi disegni originali, esposti in mostra, ne documentano l’attività. Altrettanto interessante la mostra “PIETRO CHEVALIER – Vedute di Padova e del Veneto nell’Ottocento”, allestita in contemporanea ai Musei Civici agli Eremitani.
Si deve a Cerato la ristrutturazione dell’antica Torlonga, una struttura dell’antico Castello Carrarese, ormai in disuso: l’architetto, amico dell’astronomo Toaldo, la trasformò in una moderna Specola astronomica. L’osservatorio riscosse molti apprezzamenti in città: difatti, compare già nelle vedute antologiche della pianta di Giovanni Valle e nelle Memorie di Chevalier.
Ma l’impresa del Cerato destinata al maggior successo nell’iconografia identitaria della città fu la sistemazione dell’invaso di Prato della Valle. Nel tentativo di risolvere gli annosi problemi di questa area, legati a cattive condizioni igieniche e sanitarie, Andrea Memmo, provveditore straordinario di Padova tra il 1775 e il 1776, ne affidò a Cerato il progetto per la riqualificazione, incaricandolo di creare una piazza destinata a usi commerciali e ricreativi (allestimento di spettacoli, fruizione nel tempo libero).
Le stampe esposte in mostra raccontano le fasi dei lavori avviati nel 1775: la situazione iniziale è illustrata da una acquaforte di Canaletto, del 1740 circa, (presenza di acque stagnanti, bestiame al pascolo nelle vicinanze della Basilica di Santa Giustina); l’ incisione di Piranesi del 1786, voluta dallo stesso Memmo, mostra l’assetto quasi definitivo del Prato, al termine dei lavori. La città di Padova acquisì così un luogo simbolo per la propria identità urbana.
Un’ altra impresa determinante per il tessuto urbano cittadino fu la costruzione della nuova sede dell’Ospedale Civile – l’ospedale Giustianeo – ultimato nel 1798 grazie all’iniziativa del vescovo di Padova Giustiniani che provvide anche al suo finanziamento, raccogliendo fondi e sfruttando, in parte, il proprio patrimonio personale.
Il nuovo ospedale, costruito dove prima sorgeva l’ex-convento dei Gesuiti, sostituì l’Ospedale di San Francesco, nato per volontà dei coniugi Baldo Bonafari e Sibilia de Cetto nel lontano 1414. Dal XV secolo il vecchio ospedale, sorto in via San Francesco – l’attuale Museo della storia della medicina – offriva cure ai malati e ai bisognosi; tuttavia nel Seicento emerse l’esigenza di una nuova struttura ospedaliera.
La mostra presenta interessantissimi documenti sulla costruzione del nuovo Ospedale, tra cui la rappresentazione dell’assetto definitivo, disegnata nel 1782 da Daniele Danieletti, su direzione di Domenico Cerato. Il Giustinianeo ha raccolto l’eredità di una storia di carità e di assistenza medica, preziosa per Padova, che ha visto come protagonisti il complesso di San Francesco Grande (chiesa, convento e ospedale) e la confraternità nota come Scuola della Carità.
Tiziana Mazzucato, responsabile Salvalarte