Le ondate di maltempo sembrano non fermarsi, anzi peggiorano anno dopo anno. In egual modo le politiche “ambientaliste” che dovrebbero essere adattate ai cambiamenti climatici sono invece dozzinali e irrisorie.
Che l’ecosistema sia in crisi è cosa nota, studi scientifici lo sostengono chiaramente da oltre 50 anni, ma neanche dopo “l’anno di Greta” è stata cambiata con forza e rapidità la rotta delle nostre politiche ambientali, dal comune allo Stato. Anzi, si continua a proseguire lungo un tragitto di consumo di suolo, cementificazione e disastri ambientali collaterali.
Nonostante tutto il costruire o proprio a causa di questo, quest’estate si è abbattuta l’ennesima ondata di eventi meteo estremi, che nel nord-est si sono scaricati con forte intensità.
I cambiamenti climatici provocati dall’uomo, come afferma il V report dell’Ipcc, sono direttamente collegati, se non direttamente la causa dell’aumento di eventi meteorologici estremi che anche in Italia rappresentano ormai una costante. Solo nel 2019 l’osservatorio Cittclima di Legambiente ha registrato 85 casi di allagamenti da piogge intense; 54 i casi di danni da trombe d’aria, in forte aumento rispetto alle 41 del 2018, 5 di frane causate da piogge intense e 16 esondazioni fluviali. In tutto si arriva a 157 gli eventi estremi che si sono succeduti quest’anno in Italia e in cui hanno perso la vita 42 persone.
L’italia ad oggi continua a rimanere l’unico grande paese europeo a non avere un vero Piano nazionale che definisca le priorità e metodologie di azione nelle aree di maggiore rischio. Nel frattempo però come testimoniano gli ultimi dati Ispra, il 2019 è stato il 23° anno consecutivo con anomalia di temperatura per il nostro Paese.
Martina Buffolo – Redazione Ecopolis
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