Dopo il successo della Campagna 2021, Legambiente Veneto torna in riva ai fiumi della regione per conoscerne e studiarne lo stato di salute.
Ha preso il via da Vicenza la seconda edizione della campagna itinerante di Legambiente Veneto “Operazione Fiumi – Esplorare per Custodire” realizzata in collaborazione con ARPAV. Grazie ai campioni raccolti dai volontari e le analisi effettuate dai laboratori ARPA Veneto, Legambiente Veneto vuole restituire una fotografia sullo stato di salute dei fiumi. I parametri osservati dalla campagna di Legambiente di quest’anno, oltre al famigerato batterio Escherichia coli – i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque – saranno Ftalati e Glifosate. Il glifosate è un erbicida di sintesi utilizzato da circa 40 anni in maniera massiccia in agricoltura e del quale Ispra ha già rilevato la presenza di concentrazioni importanti nelle acque superficiali del nostro paese. Novità di quest’anno è la ricerca degli Ftalati, una famiglia di sostanze chimiche organiche di sintesi impiegate come agenti plastificanti; sostanze quindi riconducibili alla degradazione delle plastiche. Tutti i dati verranno raccolti in un dossier conclusivo.
Operazione Fiumi 2022 prevede 8 tappe complessive lungo le principali aste fluviali del Veneto che Legambiente ha messo sotto la sua lente di ingrandimento. Dopo il Bacchiglione ed il Retrone, e quindi il Po, Operazione Fiumi interesserà l’Adige, il Piave, il Fratta Gorzone, il Sile, il Livenza e il Brenta. La Campagna 2022 si concluderà il 9 luglio.
«Essenziale per la realizzazione della campagna è stato il coinvolgimento di giovani volontari, ingaggiati nelle attività di monitoraggio grazie al progetto INNESCO finanziato dalla Regione del Veneto con fondi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – dichiara Giulia Bacchiega – Responsabile campagne di Legambiente e portavoce di Operazione Fiumi- oltre 50 giovani da tutto il Veneto hanno messo a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze per contribuire ad una campagna che ha a cuore la salute dei nostri fiumi e delle comunità che li vivono».
Per quanto riguarda il Po, Operazione Fiumi ha evidenziato come la cura della risorsa idrica dalle minacce dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici è dunque indispensabile e fanno ben sperare in questa direzione i progetti di rinaturalizzazione del Po, finanziati dal PNRR, che dovrebbero vedere la luce entro il 2026. Secondo Legambiente la lotta ai cambiamenti climatici ed i processi di mitigazione ed adattamento ad esso connessi devono diventare i punti di coesione delle comunità: è necessario costruire attorno al fiume azioni di tutela e valorizzazione che vadano oltre i confini delle singole regioni rivierasche ma che facciano sentire un’unica comunità tutti coloro che lungo il fiume ci vivono.
Per questo Legambiente ha lanciato un messaggio alle Regioni, ai Sindaci ed ai cittadini delle comunità insediate lungo il corso del Po, per rispondere tutti assieme con più biodiversità, contro la crisi climatica e per quanto riguarda il corso mediano del Po, propone il modello “Parco interregionale” come un esempio da incentivare: un sistema a rete di aree protette connesse in una strategia di conservazione e sviluppo sostenibile che deve prendere spunto dalle risorse disponibili nel Piano nazionale di ripresa e resilienza per realizzare misure di rinaturazione del fiume Po efficaci e non limitarsi a singole azioni idrauliche, come sembra prevalere dalle prime bozze progettuali proposte nel PNRR.
«Per Legambiente – dichiara Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità – è importante ribadire la necessità di incrementare entro il 2030 le aree protette e raggiungere i target previsti del 30% di territorio e di mare protetti, ma è anche importante utilizzare le risorse del PNRR destinate al fiume Po in maniera efficace puntando su azioni di adattamento e di mitigazione al cambiamento climatico per la biodiversità a rischio così come richiesto anche dall’Europa. Vogliamo che la lotta al cambiamento climatico e la tutela dell’intero ecosistema fluviale del Po siano il motore delle politiche future per una vera transizione ecologica del nostro Paese. Realizzare un nuovo Parco interregionale lungo il corso mediano del Po, che assorba la gestione dell’attuale sistema di siti natura già istituiti dalle regioni rivierasche, e si connetta in un sistema a rete con le altre aree protette già istituite lungo l’asta fluviale, rappresenterebbe una risposta efficace alla crisi climatica e alla perdita di biodiversità, e favorire la transizione ecologica delle comunità locali del Fiume Po».
Un messaggio chiaro, che verrà rilanciato anche domenica 10 luglio 2022 in occasione del Big Jump, la campagna europea European Rivers Network (ERN) a cui Legambiente aderisce, un tuffo simbolico nel grande fiume per riportare l’attenzione sul tema.
MM – Redazione Ecopolis