Soffitto di cristallo e stereotipi di genere

Gran brutta figura per Padova l’assenza di donne al forum sul  “Piano degli interventi per Padova 2030”.  Una scelta ingiustificata.

 

 

L’assenza di figure femminili chiamate a partecipare al Forum “Piano degli interventi per Padova 2030” ci ha posto inevitabilmente ancora una volta di fronte al problema del “gender gap” ed alla necessità di superare quelle barriere, culturali, psicologiche e sociali che si frappongono tra le donne e la concreta possibilità di essere protagoniste delle attività progettuali del proprio Paese, di partecipare, al pari degli uomini, ai vertici di livello programmatico e professionale.

L’Italia sulla base dell’Eu Gender Equality Index è ancora agli ultimi posti in Europa sul fronte del divario di genere in ambito lavorativo. Il reddito medio delle donne italiane resta di gran lunga inferiore rispetto a quello degli uomini e il gender pay gap è ancora lontano dall’essere colmato.

L’Italia risulta tuttavia essere il Paese che più si è impegnato in questo senso e che ha registrato i maggiori progressi nel periodo 2005-2017.

Dobbiamo quindi essere coraggiose e perseverare nel percorso di emancipazione compiuto e in atto per superare quella barriera invisibile che impedisce ancora alle donne di raggiungere una sostanziale parità nel mondo del lavoro e di coprire le cariche più alte.

Per rendere proficui i nostri sforzi è inevitabile interrogarsi sulle ragioni di tale divario e di tale persistente discriminazione e prendere atto che tali ragioni si trovano in ciò che accade nella vita quotidiana di ognuno.

Le origini della discriminazione di genere nel nostro Paese e nella nostra cultura risiedano infatti nella educazione e nei messaggi che i bambini ricevono sin dai primi anni di vita, nei quali l’educazione maschile induce a stimolare la competitività ed il raggiungimento degli obiettivi mentre l’educazione femminile si concentra sul lato emotivo e sul ruolo della donna a livello familiare in uno stillicidio di condizionamenti stratificati che ci conduce infine a dover prendere atto di quella che è solo la punta di un gigantesco iceberg sommerso le cui dimensioni sono difficilmente identificabili e constatare infine oggi, con sgomento e rabbia, l’esclusione di ogni figura femminile di valore dalla progettazione delle politiche economiche per la Città.

Il soffitto di cristallo rappresenta metaforicamente proprio quell’ostacolo invisibile che impedisce di realizzare gli obiettivi che ogni donna potrebbe raggiungere svolgendo, al pari degli uomini – ed a volte anche con maggior profitto e competenza – un analogo percorso di studi e di formazione professionale.

Si tratta di una barriera difficile da riconoscere e individuare tempestivamente, fatta di pregiudizi personali e sociali. Una barriera rafforzata da ostacoli esterni di natura politica ed economica di cui è disseminato via via il percorso professionale e lavorativo delle donne.

Va chiarito con forza che sfondare il soffitto di cristallo, sgombrare il campo dagli stereotipi di genere non è una battaglia per la “supremazia” delle donne ma una battaglia per arrivare a condividere responsabilità, capacità e merito. Si tratta di un dovere per la società civile in quanto non avvalersi delle competenze professionali e culturali delle donne crea un enorme danno per tutta la collettività.

Occorre quindi non stancarsi di perseguire questo impegno che è innanzi tutto un percorso culturale che parte dal basso, dalla educazione che si riceve in famiglia, nella scuola.

A tal fine la Commissione per le Pari Opportunità, le politiche di genere ed i diritti civili del Comune di Padova, adempiendo al suo scopo istituzionale “propulsivo” ha formulato vari progetti che ha proposto alla Amministrazione.

Fra questi, per combattere dall’origine gli stereotipi di genere, il progetto “Principi, principesse,  re e regine” realizzato in collaborazione con l’Università di Padova , Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e di Studi Internazionali (Barbara Segatto e A. Dal Ben), dedicato ai bambini della Scuola d’infanzia,  già attuato con successo in modo sperimentale in due scuole  “B. Munari” e “ A. Rossi che  si propone di svolgere in modo continuativo un percorso di sensibilizzazione alle emozioni e al rispetto reciproco.

I piccoli, con le loro insegnanti, hanno partecipato a cinque laboratori ludico-formativi per avvicinarsi al riconoscimento di se stessi e degli altri, alle forme di espressività delle proprie emozioni e alla costruzione di significati nelle relazioni tra pari e adulti di riferimento. Il progetto si è concluso con un incontro rivolto ai genitori e agli insegnanti finalizzato a coinvolgere gli adulti in un percorso di educazione sociale che abbia continuità. La Commissione a tal fine ha proposto di dare continuità al progetto di estenderlo a tutte le scuole d’infanzia della Città e di prevedere  la formazione diretta delle  insegnanti perché si rendano direttamente promotrici di tali modalità educative.

Il secondo progetto in corso di definizione per il 2021 “Scuola e stereotipia di genere”, si rivolge invece ai ragazzi delle scuole primarie per riproporre e sviluppare in una fase delicata e complessa come quella preadolescenziale, riflessioni e consapevolezza sul tema del gender gap e di come via via lo stesso condiziona le loro scelte e il loro futuro. Anche detto progetto viene sviluppato, in collaborazione con l’Università di Padova (Prof.ssa Daniela Lucangeli), e sarà completato da un incontro di formazione per insegnanti e dirigenti scolastici sugli stereotipi di genere.

La Commissione per il 2021 ha inoltre progettato per affrontare nello specifico il tema dell’assenza della rappresentanza femminile nelle governance istituzionali, un Convegno sugli “Stati generali delle pari opportunità nelle libere professioni”. Si prefigge quindi di coinvolgere tutte le libere professioni in una tavola rotonda per raccontare lo stato dell’arte nelle singole categorie, riflettere sul problema della  conciliazione vita/lavoro, stimolare la cultura organizzativa, la costituzione e l’operatività delle CPO, fare rete per rispondere, anche soggettivamente, ad eventuali esigenze della P.A. , preparare un filo conduttore e riflettere sugli adempimenti della Direttiva Ministeriale 23/05/2007, troppo spesso disapplicata o ancora sconosciuta tanto che gli organismi di P.O. non sono sempre costituiti e spesso sostituiti con una delega ad personam, generalmente femminile.

Infine la Commissione ha in programma di incontrare le donne di Padova, coinvolgerle in un dialogo diretto con collegamenti in webinar forniti dal Comune, per creare un dibattito ed un confronto sul tema dei tempi di vita delle donne nell’emergenza, lavoro – famiglia – attività di cura – relazionale. Detti interventi saranno realizzati per raccogliere le varie testimonianze ed elaborare un documento per gli organismi comunali con il suggerimento di azioni positive conseguenti a quanto rilevato.

Il primo incontro è stato programmato per il 22 dicembre alle 18.00 sul tema “Il lockdown attraverso gli occhi delle donne della Città. Esperienze, riflessioni e confronti sui tempi di vita delle donne nell’emergenza durante il periodo Covid”.

Tutto questo è stato pensato e progettato dalla Commissione perché siamo consapevoli che per arrivare a realizzare concretamente le pari opportunità , i diritti civili e superare le discriminazioni di genere occorre portare avanti con costanza e  determinazione un percorso lungo, faticoso e paziente e   far nascere una nuova cultura  che permetta a tutte di raggiungere traguardi, una reale  la parità di diritti, rimuovendo discriminazioni e barriere già esistenti e agendo con consapevolezza per non crearne di ulteriori.

Luciana Sergiacomi, presidentessa della Commissione per le Pari Opportunità del Comune di Padova