Le misure prese dai governi europei non danno risultati soddisfacenti. Bisogna ripensare l’intero sistema di produzione agricola
Sono già cinque anni che la siccità è diventata una vera e propria emergenza in Europa. Il continente si trova in una situazione di carenza di acqua che va oltre ciò che si può considerare i limiti di sicurezza. Particolarmente colpita è stata la Penisola Iberica, dove questa situazione non sarebbe stata possibile senza un cambiamento climatico considerevole, ma un’assenza di politiche attente alle questioni climatiche e un uso irresponsabile delle riserve d’acqua si è sommata alle altissime temperature nel portare a questa situazione critica.
Questa situazione, va sottolineato, ha un impatto particolarmente significativo sull’agricoltura.
Questa siccità sta colpendo prima di tutto la produzione agricola di frutta e verdura, e quella di prodotti vegetali per il nutrimento del bestiame. Gli agricoltori stanno subendo pesantemente gli effetti di questa carenza d’acqua, essendo il loro il settore che, in Europa, ne fa l’uso più massiccio. Si parla del 60% dell’uso d’acqua totale di tutto il continente, specialmente nei paesi più a sud dell’Europa, già di per sé con un clima più secco, dove si raggiunge l’85%.
La ricerca nel campo delle tecnologie usate nell’agricoltura ha portato ad un aumento dell’efficienza dei sistemi di irrigazione, ma questo non è stato sufficiente a raggiungere i risultati desiderati. Anzi, la maggiore efficienza ha al contrario portato ad un utilizzo più massiccio dei sistemi di irrigazione per aumentare la produzione, facendo quindi diminuire la riserva d’acqua disponibile. La produzione agricola rischia di trovarsi in una situazione di alto rischio in caso di siccità.
I governi dell’UE hanno di comune accordo adottato la direttiva 60/2000/CE per costruire un sistema di gestione delle acque sostenibile e che potesse prevenire o mitigare inondazioni e siccità. Ciononostante, dopo anni i risultati sono stati minimi, e gli stati membri non hanno usato al massimo delle loro possibilità gli strumenti legali a loro disposizione per gestire il consumo d’acqua. Al contrario, sono state fatte molte esenzioni e non ci sono stati interventi tempestivi nei casi di estrazione d’acqua illegale.
Alcuni piani per una gestione delle risorse d’acqua sono stati fatti in Spagna, Francia e Italia, ma se il Plan d’Eau francese sembra essere promettente, lo stesso non può essere detto di quelli spagnoli e italiani, che sembrano più incentrati al mantenimento dello status quo che a un ripensamento di tutto il sistema di irrigazione e consumo.
Per poter venire a capo di questo problema, è necessario allargare lo sguardo e ripensare l’intero sistema agricolo e fare investimenti nella riparazioni degli ecosistemi danneggiati. L’adozione di misure a breve termine che non modificano in modo radicale il sistema di irrigazione e l’agricoltura portano solo ad un consumo inutile di tempo e denaro. Quello di cui l’Europa ha bisogno è di piani a lungo termine che non vadano solo a rattoppare alcuni strappi.
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Sofia Brendolin, redazione Ecopolis