In questa situazione di crescente crisi, solo ingenti investimenti su servizi universali di base possono salvare l’ambiente e l’economia
L’attuale situazione socio-politica in Unione Europea mostra diversi aspetti preoccupanti. Le proteste degli agricoltori, la crisi ecologica, la guerra in Ucraina, il costo della vita sempre più alto e una crescente disuguaglianza sociale sono motivo d’ansia per troppe persone, e non danno segno di diminuzione.
Gli obiettivi che si è data la UE riguardo le emissioni di gas per il 2030 e 2050 non sembrano raggiungibili, soprattutto senza un periodo di grandi e difficili cambiamenti nello stile di vita e quindi del sistema di produzione e consumo.
Le persone che occupano posizioni di potere hanno la responsabilità di portare avanti la transizione ecologica e di occuparsi del benessere della popolazione senza che le fasce più vulnerabili ne paghino il prezzo. Molti dei leader democratici, però, mettono la crescita economica prima delle condizioni di vita delle persone e della situazione ambientale. Dallo sviluppo di un uso sostenibile delle risorse e dall’ottenere salute, educazione e benessere per la popolazione dipende però la prosperità della nostra società.
Entrambi i fattori sono inclusi nel concetto dei servizi universali fondamentali, necessari per soddisfare i bisogni di ognuno restando entro i limiti imposti dal pianeta. Questi bisogni sono: casa, cibo, educazione, personale che si occupi di chi non è autosufficiente, un sistema sanitario, aria e acqua pulite, energia, trasporti, accesso digitale e un buon lavoro. Solo investimenti adeguati da parte dei governi li possono garantire e nemmeno i più ricchi sarebbero in grado di avere tutto ciò senza l’intervento dello Stato.
Da parecchio tempo la politica è segnata da un culto dell’individualismo, ma recuperare un ideale di collettività è l’unico modo di rendere equilibrata e giusta questa trasformazione: soddisfare le diverse necessità di ognuno, rendere il benessere non un privilegio o una concessione, ma un diritto. Per favorire sia sostenibilità ecologica che condizioni di vita dignitose, è necessario un sistema in cui lo Stato e le realtà ad esso collegate, garantiscano i servizi. La migliore opzione spesso è la proprietà pubblica dei servizi e l’intervento dello Stato al fine di garantirne l’accesso a tutti.
Un approccio simile risponde sia alle necessità sociali che ambientali: un servizio di trasporto pubblico efficiente farebbe la differenza sia sulla questione dell’inquinamento che sul costo della vita, una svolta sociale dell’edilizia renderebbe le case sia più economiche che più sostenibili, scuole e ospedali possono fare un investimento sul cibo che viene servito nelle mense. Per poter combattere la crisi climatica, l’educazione è un altro elemento fondamentale, ma il Green Deal europeo, invece, ha messo come obiettivo l’abbattimento delle emissioni senza tenere in considerazione l’impatto di queste politiche sui gruppi più deboli e i servizi pubblici sono stati messi da parte.
I servizi universali fondamentali sono quindi una questione di vitale importanza per raggiungere gli obiettivi ambientali e sociali dell’Europa. In questo anno di elezioni in Unione Europea, l’abbassamento degli standard nelle condizioni di vita sono un argomento centrale per i votanti e un senso di impotenza dilaga. I governi non sono considerati affidabili e gli obiettivi del Green Deal non danno segno di essere realizzabili. Un fallimento simile non fa che aumentare il consenso ai leader populisti estremisti che fanno leva sulla frustrazione dei cittadini.
Un investimento sui servizi pubblici oltre a soddisfare i bisogni della popolazione, avrebbe tre effetti importanti: un crescente senso di fiducia verso i governi, un sostegno ad uno stile di vita più sostenibile e la nascita di un’economia stabile. Per fare ciò, però, è necessario che i governi si distacchino dal neo-liberalismo in cui sono fermi già da troppo tempo.
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Sofia Brendolin, redazione Ecopolis