Tre domande per capire che il nuovo ospedale rischia di non contribuire alla salute dei cittadini e di non rispondere alle necessità di una popolazione in cambiamento.
La prima domanda: qual è il valore aggiunto in termini di salute dell’enorme spesa che sarà fatta per il nuovo ospedale? È noto, forse non a tutti, che esiste differenza tra sanità e salute. Sanità è il sistema con cui i Governi dei vari Paesi cercano di mantenere la salute dei loro cittadini.
Rappresenta quindi una mediazione tra risorse economiche, indirizzi sociali e politici dei differenti governi. Difficilmente si trovano parametri unici di valutazione, perché esistono differenze tra il sistema sanitario americano, inglese o italiano.
La salute (di un popolo) viene valutata invece sulla base di indici universali che valgono dall’Africa all’Europa e facilmente calcolabili, come l’aspettativa di vita e la riduzione delle malattie diffusive e degenerative.
Riguardo la costruzione del nuovo ospedale, si parla spesso del risparmio di spesa sanitaria che si può realizzare con la nuova struttura al posto della vecchia: per quanto detto, però, risparmio in sanità può non volere dire miglioramento della salute dei padovani. Inoltre si dovrebbe considerare l’impatto negativo (preciso e calcolabile) dell’urbanizzazione di aree verdi e dell’inquinamento prodotto dal rimodellamento della vecchia area ospedaliera.
Seconda domanda: anche se l’impatto sulla salute fosse positivo, tra quanto tempo si esprimerà? Se tra qualche decennio, occorre considerare che nel tempo l’epidemiologia delle malattie cambia, e un ospedale per acuti, di cui oggi si parla, può essere in prospettiva inadeguato quando, per l’evoluzione antropologica e demografica in atto, si prevede una popolazione futura di anziani e quindi più soggetta a malattie croniche.
Terza domanda: poiché evidentemente passerà del tempo dalle prime opere di urbanizzazione per il nuovo ospedale all’apertura di un suo ambulatorio o sala operatoria che dispenserà salute, quale garanzia esiste che questo processo non sia interrotto o modificato, in modo da cambiare i parametri delle valutazioni che abbiamo richiesto, considerato che i sostenitori del progetto di oggi possono non essere, anche in un breve futuro, gli amministratori di domani?
Quindi, essendo molto difficile rispondere a queste domande, si dovrebbe discutere sul nuovo ospedale come si discute di qualsiasi grande opera pubblica che ridisegna lo sviluppo urbanistico di una città, come si fa per un ponte o una tangenziale, non impropriamente parlando di impatto sulla salute di Padova. In questo caso la sola immediata conseguenza sulla salute dei padovani si avrebbe se i soldi per il nuovo ospedale venissero recuperati abbassando i livelli essenziali di assistenza o riducendo i posti letto o le degenze ospedaliere.
Ci piacerebbe ottenere queste risposte.
Fabrizio Cardin, Medico Ospedaliero
Bravo dr. Cardin! Condivido al 100 per 100.
R. Vergani
Grazie, speriamo che tanti non siano insensibili a questi argomenti. FC
Per fortuna anche alcuni esponenti del mondo medico stanno entrando nel merito.
Segnalo che stasera, martedì 20, alla Guizza Padova2020 ha organizzato un confronto con Giuseppe Montante – vice segretario nazionale ASSOMED (Associazione Medici Dirigenti), Lorenzo Fellin – già prorettore con delega all’edilizia dell’Università di Padova, Paola Arslan – prof.ssa di Patologia Clinica, Università di Padova e Beatrice Dalla Barba – responsabile del reparto di Assistenza Neonatale del dipartimento di Pediatria.
Finalmente si parlerà di modelli di sanità, salute e priorità (o almeno lo spero).
Io ci vado, in via Guasti 12 alle ore 21.