Quando all’ingresso della discarica di Sestri di Giugliano, in un lontano aprile del 1989, i clan camorristici campani, con un atto di rappresaglia nei confronti del proprietario del sito che aveva impedito l’accesso a sua volta ad automezzi diversi dal solito, bloccarono l’impianto di raccolta, impedendo ai camion di scaricare il loro contenuto, venne sancita ufficialmente la nascita del fenomeno conosciuto come ecomafia, neologismo coniato da Legambiente in un rapporto di denuncia dell’epoca.
Fu il camorrista delle periferia di Napoli Nunzio Perrella, divenuto collaboratore di giustizia oggi in libertà nel 1992-3 a svelare i segreti del traffico di rifiuti in Italia. Dalla collaborazione del pentito con il giornalista Paolo Coltro del Corriere della Sera, il libro Oltre Gomorra – I rifiuti d’Italia.
Il libro, che fa davvero riflettere e reca non poco sgomento, è non solo una mappa delle aree in cui negli ultimi due decenni sono stati interrati e conferiti illegalmente i rifiuti speciali, ma racconta anche quanto è accaduto nel passato, in Campania in special modo, in merito allo sversamento “legalizzato” dei rifiuti industriali.
Nunzio Perrella collabora alla stesura del libro attraverso la ricostruzione della propria storia criminale accompagnandola con un lungo elenco di nomi, località e circostanze mentre il giornalista, di origine veneta, descrive l’avvento della gestione camorrista nel settore dello smaltimento rifiuti e dell’intera filiera. Si denuncia pertanto quel patto scellerato intercorso tra industriali e imprenditori senza scrupoli con la malavita organizzata. In una regione, la Campania, scelta quale Pattumiera d’Italia e collettore di tonnellate di scarti industriali altamente pericolosi provenienti dalle regioni nordiche del Paese.
A quanto denunciato dal pentito Nunzio Parrella, sin dal 1992, non fu mai dato conclusivo esito da parte della magistratura: per più di vent’anni non è successo praticamente nulla e la conseguenza devastante è la Terra dei fuochi, testimonianza viva e drammatica dell’immane disastro ambientale perpetrato. Le istituzioni, a tutti i livelli, si dice non abbiano potuto o voluto mai intervenire. La monnezza è Cosa Nostra.
Pagine di accuse pesanti e dettagliate dove ancora una volta si scopre, con dolore, quanto il cittadino conti poco agli occhi di chi ci dovrebbe salvaguardare dalle mafie di ogni genere o da chi specula e s’arricchisce bellamente con la vita e la salute delle persone. Una battaglia impari combattuta con una inconsistente spada di latta, secondo la definizione del magistrato Franco Roberti. Dagli anni novanta O’ sistema non si è mai fermato, ma si è sviluppato ed evoluto in modo quasi scientifico comprendendo nel disastro l’intero nord.
Con questo libro, da poco in libreria, Paolo Coltro fotografa il problema attraverso una visione di tipo grandangolare, tale da abbracciare compiutamente i molti aspetti inquietanti della vicenda, nel suo complesso. Lo stile è bilanciato e fonde l’accurato sfogo confessorio di un colletto bianco della camorra con il preciso racconto giornalistico di un professionista della notizia, da sempre sensibile ai temi inerenti lo sfruttamento rovinoso del territorio.
Ci si chiede allora quanto di tutto ciò potesse essere davvero evitabile. E c’è persino da meravigliarsi su come la criminalità organizzata, il clan dei casalesi in questo caso, abbia per così tanto tempo “snobbato” la reale portata e valenza di un tale genere di affare.
Chi l’avrebbe mai detto, più trent’anni fa, che l’immondizia e gli scarti industriali, causa colpevole e perdurante latenza delle istituzioni, sarebbero diventati una tale irresponsabile fonte di guadagno e di profitto così redditizia?
Flavio Boscatto – redazione ecopolis