I disagi per la cittadinanza di Limena durano in modo intermittente da anni.
Riguardano i cattivi odori che sembrano provenire da un impianto di biogas che si trova all’interno dell’area naturalistica del Tavello, nella parte nord del paese, a meno di 1 km da un quartiere densamente popolato e 1,5 km dalla sede del municipio.
Lo scorso 27 gennaio la presenza di acque scure maleodoranti nello scolo campestre lungo via Trieste, sempre in zona Tavello, è stata segnalata al Comune, ma dopo quattro mesi la cittadinanza attende ancora una nota ufficiale che spieghi cosa possa aver generato quell’odore nauseabondo e per il quale sono intervenuti anche due tecnici dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV). Non solo i cittadini non sono ascoltati, ma è di questi giorni la notizia che il Sindaco ha inviato un esposto contro ignoti per procurato allarme.
E dire che in seguito all’episodio del 27 gennaio scorso alcuni cittadini della zona hanno costituito il comitato ad hoc Diritto di respirare, proprio per poter interagire formalmente, alla luce del sole, con le autorità pubbliche. Era questo un modo per contribuire a fare chiarezza su quanto accaduto e possibilmente anche sulla lunga serie di episodi di odori spesso presenti in quel quartiere, che hanno portato anche a una raccolta firme con oltre 1000 sottoscrizioni qualche anno fa.
E, come accade in tanti altri Comuni, i cittadini si aspettavano un atteggiamento di dialogo e collaborazione da parte dell’amministrazione, per favorire la massima trasparenza e comprensione su quanto avvenuto a poca distanza dal centro abitato e in piena area naturalistica, fatto di incontri pubblici per spiegare, comunicati per tenere aggiornata la cittadinanza, pubblicazioni on line sul sito del Comune dei documenti e in particolare dai verbali dei vigili urbani e dei tecnici ARPAV.
Invece dall’amministrazione non è arrivata nessuna comunicazione ufficiale, lasciando la cittadinanza in balìa di voci e indiscrezioni incontrollate. Sull’episodio del 27 gennaio ci si deve accontentare di quanto riportato in un articolo di stampa, che riferisce di “inquinamento dimostratosi inesistente” e sancisce che il liquido stagnante è risultato “non pericoloso”: ma in base a quali dati vengono fatte queste affermazioni?
Non bastasse questo atteggiamento passivo, contrario al principio di trasparenza, apprendiamo con stupore che il sindaco ha presentato un esposto contro ignoti per procurato allarme. Esprimiamo massima fiducia nella magistratura, che a fronte di questo atto saprà valutare nel merito e appurare eventuali responsabilità, ma invitiamo al contempo l’Amministrazione a mutare questo atteggiamento, che appare intimidatorio, e a collaborare fattivamente con la cittadinanza che ha dimostrato di avere a cuore il bene del paese, rendendo accessibile in modo semplice e trasparente tutte le informazioni di cui dispone e instaurando un dialogo franco e libero da pregiudizi con cittadini e Associazioni.
Come Associazione riteniamo utile ricordare che in varie vertenze locali per problematiche ambientali (ad esempio a Trissino, Monselice, Este, Venezia, Piazzola, etc…) il ruolo dei comitati, con la loro costante presenza e conoscenza del territorio, è stato determinante nel supportare le Amministrazioni nella ricerca della verità e per sollecitare una verifica puntuale sul rispetto delle normative vigenti.
Chi va perseguito non sono i cittadini che segnalano, ma chi inquina e procura un danno a tutta la comunità e all’ambiente.
Legambiente Volontariato Limena onlus
L’articolo è comparso originariamente qui