Si chiamano Bios (clicca qui per visitare il sito), il gruppo di studenti universitari che dal 17 aprile hanno occupato un locale in via Palestro 26, per poi prendere anche quello accanto, “dato che la porta era aperta”, ci dice una delle ideatrici di questa esperienza, Bruna.
Parlaci di questo locale, qual è la situazione attuale?
E’ un ex laboratorio di elettrodomestici chiuso da anni. Rientra nel patrimonio pubblico ex-Inpdap, che doveva essere poi privatizzato da una grande società oggi fallita. Di fatto ora la proprietà è dell’Inps. Quando siamo entrati abbiamo trovato un degrado indescrivibile, calcinacci, un vecchio motorino Garelli, frigoriferi, persino funghi. All’ingresso abbiamo trovato infiltrazioni e rubinetti che gocciolavano. I due edifici d’altronde sono abbandonati rispettivamente da 17 e 11 anni.
Abbandonato da 17 anni! Un caso isolato?
I locali di proprietà pubblica abbandonati in Italia sono moltissimi anche se si fa fatica ad avere dati precisi. Per capire il fenomeno però basti pensare che – come ci hanno raccontato gli stessi residenti – solo in questo complesso di via Palestro, su 600 appartamenti circa 80 sono vuoti, a cui si aggiungono altri 4 o 5 locali commerciali come questo. Un patrimonio edilizio immenso abbandonato al degrado. Una situazione che si prolunga da anni e che probabilmente continuerà ancora per molto tempo.
Ma il vostro progetto non si limita all’occupazione giusto?
Siamo un gruppo di studenti, che in larga parte viene dall‘esperienza del Reality Shock , che è attivo a Padova già da 4 anni con l’organizzazione di attività culturali e momenti di aggregazione. Vogliamo ora proseguire e aumentare le attività ma facciamo fatica a continuare a pagare un affitto pieno visto che svolgiamo attività sociali e non commerciali.
Le prime due settimane qui sono state dedicate alle pulizie ma abbiamo già avviato un programma di incontri a cui teniamo molto: cineforum, dibattiti con esperti, concerti. Vogliamo aprire uno sportello informativo per li cittadini, per esempio su come un giovane deve comportarsi in vista della firma di un contratto. Crediamo nelle cooperazione, questo è il nostro motore, assieme alla consapevolezza di una realtà che relega i giovani ad un costante precariato di diritti e di lavoro e che va assolutamente cambiata.
Un’esperienza che durerà o temete uno sgombero?
Questa esperienza unisce le necessità di noi studenti e precari a quelle di molti padovani, stanchi di una politica che non dà risposte e spreca le risorse. Nel caso di uno sgombero Bios vivrà comunque, è una tappa fondamentale per la crescita nostra e della città.
Ma ovviamente speriamo di poter rimanere qui. Abbiamo fatto due proposte all’Inps: un comodato d’uso gratuito o una forma di locazione agevolata e in entrambi i casi ci occuperemmo noi dei lavori di ripristino dei locali. In attesa di una risposta dell’Inps, stiamo già chiedendo a professionisti preventivi per i lavori e ci stiamo informando anche sui bandi europei per la riqualificazione di edifici abbandonati contro il consumo di nuovo territorio, che sono già stati vinti da realtà simili alle nostre ad esempio a Genova.
C’è qualcosa che ritieni potevate fare meglio?
E’ sorpredente, ma quello che ci ha colpito di più è stata la reazione di molti residenti del quartiere che ci hanno dimostrato simpatia e interesse per la riapertura di questi spazi. Tutto ciò di quello che vedi, poltrone, sedie, divani, sono lasciti dei vicini di casa.
Forse inizialmente non ci aspettavamo tutto questa accoglienza e (“interagire coi vicini è stata una sfida importante…” il punto è che non ci aspettavamo un’accoglienza così e il primo impatto ha trasformato anche il nostro approccio, la nostra modalità di comunicare con i vicini ) non ci siamo occupati di trasmettere bene il significato della nostra attività ai vicini (riferimento a una lettere di protesta apparsa sul Mattino di Padova, ndr). Ma abbiamo cercato di rispettare sempre tutti, abbiamo ammesso i nostri sbagli se li abbiamo commessi e… siamo qui: invito chi vuole a venire a confrontarsi, a dare una mano per la riappropriazione di questo spazio e, se ci sono problemi, proviamo a risolverli.
intervista raccolta da Luca Brunello e Sandro Ginestri