Riuscita la manifestazione contro il progetto di ampliamento del magazzino Alì a Granze. Ora tocca al Consiglio Comunale
Cinquecento persone hanno manifestato domenica scorsa contro il progetto di ampliamento del magazzino che i supermercati Alì vorrebbero costruire a Granze di Camin, nel comune di Padova, cancellando un’area agricola di 15 ettari, grande come due volte il Prato della Valle. Dal Comitato dei residenti alle ACLI, sono decine le realtà associative* che hanno dato vita alla protesta, in alcuni casi aderendo anche da comuni limitrofi, come nel caso del circolo di Legambiente Saonara, che confina con l’area oggetto dell’intervento o Comitato Spontaneo Monteortone protagonista negli ultimi mesi della vivace battaglia contro la lottizzazione Ex Cima nel Parco dei Colli Euganei.
La vicenda del polo logistico che Alì vorrebbe costruire a Padova sta assumendo d’altronde sempre più importanza. A livello regionale, è un chiaro esempio del fallimento della Legge veneta per il contenimento del consumo di suolo, che non ha saputo nemmeno conteggiare come consumo di suolo interventi come questo, avviati tramite lo Sportello Unico delle Attività Produttive, che pure di suolo ne cementificano eccome.
L’ultimo rapporto ISPRA evidenzia infatti come il nordest abbia il primato di incremento della superficie consumata in Italia proprio per logistica e grande distribuzione organizzata, che nell’ultimo anno si sono accaparrati circa il 30% della superficie consumata a livello regionale.
In provincia di Padova i poli logistici continuano a sorgere come funghi: da quello già realizzato a Monselice, ai nuovi previsti a Maserà, Tribano, Cittadella. Il progetto Alì a Granze di Camin ha però una particolarità: non è previsto dal Piano degli Interventi approvato dal Comune di Padova solo qualche mese fa, e per autorizzarne la realizzazione il Consiglio Comunale dovrebbe approvare una specifica Variante, contraddicendo gli obiettivi di stop al consumo di suolo e di difesa del verde enunciati sia in campagna elettorale che nel nuovo Piano urbanistico comunale. Basti pensare che le aree di nuova urbanizzazione previste oggi dal Comune ammontano a 5,8 ettari di superficie per tutta la città, mentre il progetto di Alì cancellerebbe da solo più di 10 ettari di terreni agricoli.
Nelle prossime settimane, quando il Comune di Padova deciderà se approvare o meno il progetto, sarà in gioco la credibilità di questa Amministrazione sulle politiche di contenimento del consumo di suolo, che non è un tema di scarso rilievo in una città che registra da anni la più alta percentuale di superficie cementificata di tutto il Veneto sia a livello comunale che a livello provinciale. Ci aspettiamo dunque un voto coerente con gli impegni presi in campagna elettorale e con la pianificazione urbanistica che a più livelli indica le ragioni per respingere il progetto di Alì: dal piano regionale (PTRC) che per le zone agricole come questa prevede il recupero degli elementi del paesaggio e non certo nuovi capannoni, al piano provinciale (PTCP) che classifica parte dell’area in questione tra i corridoi ecologici principali che dovrebbero essere oggetto di particolare tutela.
Lo stesso Piano di Assetto Territoriale (PAT) del Comune di Padova, che pure prevede una possibile trasformabilità dell’area da agricola a produttiva, specifica che le linee di sviluppo insediativo indicate nel PAT “non hanno valore conformativo delle destinazioni urbanistiche dei suoli, la definizione delle quali è demandata al PI, e non possono pertanto rappresentare o comportare in alcun modo acquisizione di diritti edificatori” aggiungendo che le trasformazioni devono avvenire in “aree non interessate né prossime a vincoli, ambiti di tutela, invarianti e fragilità”, mentre i terreni in oggetto ricadono proprio in un corridoio ecologico oggetto di particolare tutela previsto dal PTCP.
Vi è infine e soprattutto il nuovo Piano degli Interventi (PI) del Comune di Padova, di cui il progetto Alì non tiene conto perché è stato scritto addirittura prima della sua adozione e che ha tra i suoi obiettivi la rigenerazione dell’esistente, la necessità di non consumare più suolo e la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali e dell’ambiente. Il progetto Alì risulta quindi in netto contrasto con gli obiettivi e le finalità del Piano.
Qui le osservazioni di Legambiente alla Variante.
Legambiente Padova
*ADL COBAS, Comitato Stanga, Prandina Parco della Città, ISDE medici per l’ambiente, Azienda agricola Arakè, Arcaluna, Osteria Volante APS, Comitato Spontaneo Monteortone, Comitato Palestro 30 e lode, Fridays For Future, Comitato no 4 Linea inceneritore di Padova, Centro Sociale Pedro, Coalizione Civica per Padova, Comitato Lasciateci Respirare Monselice, Legambiente Sarmazza, Legambiente Patriarcati, Legambiente Padova, Legambiente Medio Brenta, Cooperativa agricola El Tamiso, Comitato civico Salboro Ferri Papadopoli, Associazione Parco Agropaesaggistico Metropolitano Padova, Comitato Zero PFAS PD, Comitato Zona Verde Saonara, Rete Arcella Viva, Spazio Catai, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista federazione di PD, Cheariarespiriamo, Verdi Europa PD, Italia Nostra Sezione di PD, Comitato Vivere bene a San Bellino, ACLI PD, Coordinamento Veneto sanità pubblica, Orizzonti il futuro insieme, Associazione Intercomunale Brenta Sicuro, Centro di Eccellenza sulla Giustizia Climatica Università di Padova, Associazione GIS hub, PCI sezione di Padova, Sinistra Italiana di Padova, Comitato acqua bene comune Padova