Cemento, c’è chi dice di no

L’invasione inarrestabile del cemento nella Bassa Padovana: tra poli logistici su terreni agricoli e capannoni abbandonati ora tocca a Tribano

La parola “logìstico” deriva dal latino logistĭcus, “calcolare, che riguarda il calcolo”. E allora facciamo i conti:

  • 150 mila metri quadrati di cemento andranno a ricoprire suolo vergine a Tribano per il nuovo polo logistico di una non nota società.

  • 320 mila metri quadri di cemento li ha già stesi Agrologic a Monselice per il suo polo agro-alimentare.

  • 102 mila metri quadri di cemento verranno riversati per far avere a Maserà il suo polo logistico.

A servire i poli “logistici” – edifici imponenti che si occupano della ricezione, conservazione e della distribuzione di merci – ci sarà il nuovo casello Autostradale Monselice-Pozzonovo, una colata di cemento che affiancherà quella della terza corsi tra Padova e Monselice.

Per la buona pace dei cementieri e di quell’Europa che chiede all’Italia di aumentare il trasporto su rotaia dallattuale 11% al 20% entro il 2023.

Se il polo logistico di Monselice è una triste realtà che si porta dietro non solo il consumo del suolo agricolo vergine su cui è stata costruita Agrologic, ma anche lo sfruttamento del lavoro, la mancanza di piste ciclabili per gli operai delle cooperative e il casello autostrade che verrà costruito con buona parte di soldi pubblici (si parla di 18 milioni di euro), il polo logistico di Tribano potrebbe restare sulla carta. E non volontà degli amministratori locali.

Il Polo Logistico di Tribano A Tribano si trova un’area verde chiamata “le vallette”, a ridosso della zona industriale e poco distante dal centro abitato, che insiste in una superficie geologica fragile, più bassa rispetto al territorio circostante e spesso soggetta ad allagamenti. Si tratta di un’area identificata dal Pati del Conselvano e dal Prg del Comune del 2005 come area destinata alle attività produttive che attraverso un accordo pubblico – privato ha cambiato destinazione da produttiva-industriale a commerciale.

Per realizzare la costruzione poi, il terreno dovrà essere rialzato di circa 1 metro e mezzo. La terra utilizzata dovrà essere “rubata” a un altro territorio e questa operazione, oltre a portare con sé lo scempio delle escavazioni, porterà valanghe di tir che riverseranno il terreno nelle “vallette”.

La Ferro & Cemento Costruzioni, una società di Formigine, nel modenese, si è impegnata in una fideiussione pari al valore del contributo straordinario di 832 mila euro, per poter realizzare un polo logistico commerciale, su 150 mila metri quadrati di terreno.

La vicenda però nasconde dei lati oscuri, dato che non è stato spiegato di che polo logistico si tratti. Si occuperà di merci alimentari, di elettronica, di chimica, di farmaceutica? Inoltre, i consiglieri comunali di opposizione di Tribano stanno indagando sulla costituzione e sui bilanci della società che appaiono poco chiari.

Oltre alle preoccupazioni sulla trasparenza dell’operazione, la paura dei cittadini si riversa sulle criticità idrauliche che potrebbero sorgere dalla cementificazione di un’area fragile, che si porterà dietro un grosso incremento del traffico in un paese che si è definito “Borgo” e che ha ottenuto anche dei finanziamenti per portare avanti questo appellativo, ma che invece sembra mostrare una vocazione prettamente industriale.

L’operazione è stata condotta dall’amministrazione Comunale di Tribano in totale silenzio, senza informare i cittadini e senza un confronto pubblico.

Quest’ultimo infatti avverrà solo dopo la scadenza per presentare le osservazioni sul progetto.

La nuova cementificazione però non è sfuggita al gruppo di minoranza “Rinnoviamo Tribano” che lo scorso 28 settembre ha organizzato un incontro pubblico per presentare il progetto e confrontarsi sulle opportunità per il territorio nella realizzazione del Polo Logistico, sapendo che ogni ettaro di terreno fertile assorbe circa 90 tonnellate di carbonio ed è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua. Il rapporto ISPRA stima che la perdita di servizi ecosistemici, per ogni ettaro di suolo consumato, si traduce, sotto il profilo economico/finanziario, in un costo/danno tra 66.000 e 81.000 euro all’anno per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare, e tra 23.000 e 28.000 euro all’anno per lo stock di risorsa perduta.

Complessivamente, tra 89.000 e 109.000 euro per anno per ciascun ettaro consumato, ovvero una media di 10 euro l’anno per metro quadrato di nuovo suolo consumato, e per tutti gli anni a venire.

Calcoliamo il polo “logistico” di Tribano. In un calcolo sull’intera superficie di 150.000 metri quadrati, con un costo medico di 10 euro al metro quadro, mostra il costo occulto per la collettività di 1 milione e 500 mila euro l’anno, che in dieci anni diventano 15 milioni di euro.

Questo calcolo dovrebbe essere applicato per ogni metro quadrato di cemento che viene colato non solo nella Bassa padovana, ma in tutto il Veneto, la seconda regione per consumo di suolo.

In questi giorni sta nascendo un comitato per dire no alla costruzione del polo logistico di Tribano. Cittadine e cittadini che vogliono un altro modello di sviluppo per il loro territorio, lontano dalla distruzione dell’ambiente, dalla cementificazione e dallo sfruttamento del lavoro a basso costo.

Giada Zandonà, Redazione Ecopolis