Le migrazioni sono un fenomeno molto rilevante per la composizione e le trasformazioni del tessuto sociale, economico e culturale; spesso troppo poco conosciuto nelle sue dinamiche o descritto attraverso generalizzazioni e luoghi comuni.
Anche per il Veneto, il Dossier Statistico Immigrazione 2018, elaborato dal Centro Studi e Ricerca Idos (ne abbiamo già parlato qui), traccia una mappatura accurata e puntuale.
I dati raccolti raccontano un impatto importante: la nostra regione è al quarto posto per la presenza di cittadini stranieri, mentre è in sesta posizione per incidenza sul totale dei residenti (9,9 % rispetto alla media nazionale di 8,5%). In questo contesto Padova si colloca seconda in classifica per numero di residenti stranieri, mentre per incidenza sulla popolazione residente è la terza (10,1%).
La presenza di stranieri è stabile, anche se nel 2017, dopo anni di calo progressivo o di stasi, si è riscontrato un leggero aumento di ingressi pari al +0,5%), cui contribuiscono solo in parte i nuovi permessi per domanda di asilo o protezione umanitaria, in crescita del 10,7% in più rispetto al 2016. In realtà la maggior parte dei permessi di soggiorni rilasciati nel 2017 ai (soli) cittadini extracomunitari sono stati richiesti per motivi familiari, verosimilmente per ricongiungimenti. L’aumento dei ricongiungimenti familiari può essere ricondotto a un miglioramento della situazione occupazionale o alla possibilità, percepita dagli immigranti stessi, di poter assicurare meglio il mantenimento economico delle proprie famiglie.
Un elemento di integrazione è rappresentato dal numero delle acquisizioni di cittadinanza, che vede il Veneto al secondo posto in Italia dopo la Lombardia. Interessa prevalentemente comunità nazionali di lunga tradizione migratoria in Veneto (Marocco, Albania e Bangladesh).
Scarsi invece i dati sull’emigrazione dei “nuovi italiani”, fenomeno tutt’altro che marginale.
Gli stranieri residenti in regione sono soprattutto rumeni (25,2%), marocchini (9,3%) seguiti da cinesi, moldavi e albanesi (7%) e da altri gruppi nazionali (ucraini, bangladesi, indiani, serbi e nigeriani). In provincia di Padova abitano rumeni (26%) cinesi (23,9%) e nigeriani (27,6%), tuttavia non “ghettizzati”, ma distribuiti nel territorio. Sono in prevalenza giovani e donne.
Ridotte le ripercussioni dell’emigrazione sulla dinamica demografica generale: il trend negativo del saldo naturale dei soli italiani non può più essere compensato dal saldo naturale positivo della popolazione straniera (+6.717), anch’esso in contrazione, essendosi uniformato alle dinamiche procreative del Paese di residenza. Tanto è vero che chi redige il dossier osserva: “La situazione dei nuovi ingressi, anche per richiesta di protezione, ci mette di fronte a numeri che sarebbero gestibili con una certa agilità, intorno a 20.000 persone in totale rispetto al mezzo milione circa di residenti stranieri e neo-italiani presenti da tempo sul territorio. Attraverso provvedimenti adeguati, potrebbero contribuire a contrastare il processo di degiovanimento e di crisi demografica in atto”. È questo progressivo invecchiamento la vera minaccia al futuro del Veneto, come pure dell’Italia, la nazione più soggetta ad invecchiamento nell’intera Unione Europea.
In un quadro economico in crescita come quello Veneto, gli occupati di cittadinanza straniera sono l’11,3% rispetto al totale. Purtroppo molti sono gli immigrati anche tra chi cerca occupazione (12,0% contro il 5,6% di italiani). In molti casi i lavoratori stranieri risultano sovraistruiti rispetto alle mansioni svolte. Significativo l’apporto al tessuto imprenditoriale locale.
Ultimi dati: nel 2017 i permessi per motivi umanitari in Veneto sono superiori alla media nazionale (50,8% contro 44,3%). In calo le presenze nei centri di prima accoglienza, mentre sono in leggera crescita le accoglienze Sprar.
Silvia Rampazzo – redazione ecopolis
I materiali del Dossier relativi alla situazione del Veneto sono disponibili qui, quelli relativi alle province di Padova e Verona qui.