Vent’anni di indagini hanno portato lo scorso febbraio a cinquanta arresti e al sequestro di beni per dieci milioni di euro, con accuse pesanti come associazione a delinquere di stampo mafioso e voto di scambio, che coinvolgono il mondo dell’edilizia lungo la costa adriatica veneziana.
Si conferma quello che Legambiente denuncia da tempo, a partire dal Dossier del 2013 Camorra e cemento: il Veneto orientale, a cura del nostro osservatorio Ambiente e Legalità, che denunciava una “presenza della criminalità organizzata strutturata nel territorio veneto”, come confermato da Bruno Cherchi, procuratore capo di Venezia.
A farla da padrone nella nostra Regione rimane però l’ecoreato del traffico illecito di rifiuti: un fenomeno che è in aumento su tutto il territorio nazionale e che in Veneto è strettamente legato agli incendi che l’anno scorso hanno causato danni per un valore 154 milioni. Lo smaltimento illegale nel territorio regionale vede le cave abbandonate come principali siti per lo stoccaggio di rifiuti pericolosi contenenti amianto, fanghi tossici e idrocarburi pesanti, che rischiano di penetrare nel terreno sino alle falde idriche.
È contro questi eco-reati che alcune associazioni, tra cui Legambiente, hanno fatto approvare la Legge 68/2015, che inserisce questi delitti contro il territorio nel codice penale, prevedendo il reato di “disastro ambientale” in sostituzione a quello ben poco chiaro di “disastro innominato” e allungando i tempi di prescrizione, al fine di evitare, come nel caso Eternit, processi nati morti perché iniziati decenni dopo il fatto doloso.
Questo salto di civiltà contrasta la concorrenza sleale nel mondo dell’imprenditoria, ma soprattutto contribuisce alla prevenzione per quanto riguarda la tutela del territorio, a partire dalla lotta al consumo di suolo selvaggio. Più precisa è anche la fattispecie contro il traffico illecito di rifiuti, come più forti sono gli strumenti delle forze dell’ordine per contrastarlo e sequestrare i mezzi utilizzati per il reato.
Per combattere il traffico illecito di rifiuti è centrale la diffusione di un’economia circolare con una filiera trasparente: solo così sarà possibile riutilizzare, invece che smaltire, quelle che sono a tutti gli effetti materie prime seconde delle quali non riusciamo più a disfarci, a causa della chiusura del mercato cinese (ne abbiamo parlato qui).
È necessaria dunque la diffusione di tecnologie adeguate, già presenti nel nostro territorio, ma è soprattutto d’obbligo il superamento degli ostacoli non tecnologici, come ad esempio l’approvazione del decreto End of Waste per la semplificazione del riciclo dei rifiuti urbani e speciali.
Per contrastare le ecomafie e la corruzione, ormai conclamate anche in Veneto, serve però anche unire la partecipazione attiva dei cittadini al grande impegno delle forze di polizia e dei magistrati. È necessario mettersi in gioco in prima persona per spazzare via l’illegalità e sconfiggere chiunque attenti al nostro futuro distruggendo il nostro prezioso territorio.
Per questo Legambiente rinnova l’adesione alla Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie (qui il programma) organizzata da Libera, prevista a Padova giovedì 21 marzo e invita tutti a scendere in piazza con noi.
Sandro Ginestri – presidente Legambiente Padova