Durante quest’anno in cui Padova ha celebrato il bimillenario Liviano, abbiamo scritto in più occasioni di eventi, luoghi e uomini che, sfiorando in diversi modi le narrazioni, gli ideali o lo spirito di Tito Livio, hanno contribuito a mantenere culturalmente viva la nostra città, donandole prospettiva per il futuro.
Proseguendo il nostro racconto, oggi ci troviamo in Piazza Capitaniato, di fronte a Palazzo Liviano: architettura metafisica, storica sede dell’Università degli Studi di Padova, dove la contemporaneità convive con importanti opere d’arte del passato.
Varcando l’ingresso dell’edificio, veniamo subito abbagliati e dolcemente avvolti dalla gigantesca decorazione pittorica realizzata sulle pareti dell’atrio: opera affresco eseguita dal pittore Massimo Campigli.
Max Ihlenfeld, vero nome di Massimo Campigli, fu un grande artista italiano: nato a Berlino nel 1895, visse prima a Firenze e poi a Milano, città che lo avvicinò al futurismo. Trasferitosi a Parigi, ebbe modo di studiare i monumenti egizi e conoscere l’arte cubista, apprezzando in particolar modo la pittura di Léger. Successivamente, spostandosi a Roma, scoprì l’arte etrusca che influenzò tutta la sua produzione. Quindi, nei primi anni ’30 a Milano, assieme ad altri artisti firmò il Manifesto della pittura murale, sostenendo la funzione educativa di questo tipo di pittura (maggiori info su Campigli qui).
La sua arte, carica di tutte queste esperienze, approdò a Padova tra 1939-40. Qui, in soli 5 mesi, grazie alle figure dell’architetto/designer Giò Ponti e del rettore universitario Carlo Anti, realizzò una decorazione monumentale (più di 250 mq) all’interno del Liviano. Una Creazione memore dei cicli pittorici rinascimentali che celebra lo storico Tito Livio e raffigurante “la continuità della cultura romana nella moderna attraverso l’esaltazione di simboli di vita e poesia, di virtù eroica, di studio e lavoro”.
L’opera è disposta su più livelli. Nella parete centrale in basso sono rappresentati frammenti architettonici, eroi, armi, vasellame e piatti: resti di antiche civiltà che ricordano a chi osserva la necessità di farsi sorreggere e guidare dal glorioso passato. Sulla sinistra, parte alta, gente comune onora la storia erigendo una colonna antica, mentre in basso dei bambini che giocano e un poeta si immergono con spontaneità nel mondo classico. A destra il passato si fa maestro e vediamo Tito Livio in toga bianca mentre insegna a giovani contemporanei. Infine nella parete minore di destra degli operai si pongono in continuità con la storia costruendo nuovi edifici sui resti antichi.
L’artista a proposito del suo lavoro al Liviano disse: “rappresenta una idealizzazione del sottosuolo d’Italia, materiato di cose antiche, opere d’arte monumenti e anche di combattenti accatastati. Gli archeologi scavano trovano oggetti e libri, nell’affresco del Liviano io rinuncio ad ogni partito preso formale polemico e ciò perché mi rendo conto della funzione sociale della pittura monumentale…”.
Campigli, tramite la sua elegante composizione geometrizzante, i colori luminosi e sobri realizzò dunque un’opera essenziale ed evocativa, carica di valori civili e morali, un’indicazione di come la storia deve diventare bussola per orientare il nostro pensiero verso le giuste scelte di oggi e domani.
Per ammirare l’affresco, avere informazioni e visitare le numerose opere d’arte presenti a Palazzo Liviano vedete qui: http://www.unipd.it/palazzo-liviano-sala-giganti
Andrea Cappellari redazione di Ecopolis